lunedì 13 settembre 2010

Scorci critici di F.Ruinetti su Luciano Filippi


sull'opera di

LUCIANO FILIPPI


Tutte le tematiche svolte in pittura da Luciano Filippi rivelano che l’ispirazione trova i motivi nella realtà, ma poi va oltre, spazia nella dimensione della libertà. L’artista ha acquisito una preparazione tecnica molto evoluta che gli consente di raffigurare ogni modulazione emozionale. Si avvale anche di materie inusitate come sabbie e catrame. I risultati sono noti. Chi segue il mondo dell’arte conosce le sue cattedrali che hanno suscitato largo interesse. Tali monumenti grandeggiano,  superano i confini dei quadri e della mente. In essi il ricordo dell’impressionismo è solo casuale, perché non sono fatti o meglio rifatti di pietra, bensì generati dalla poesia che si edifica con stupori sempre intatti, con  suggestioni, con le luci profonde delle vibrazioni cromatiche.
Filippi cerca nell’esistenza la poesia dalle emozioni forti, incontenibili. Ma qua e là si vedono risonanze di tinte che si percepiscono appena, come provenienti dalle lontananze dello spirito e sono commiste, impossibili da definire. I rami delle piante si articolano anche nello spazio circostante e il verde delle chiome ha echi che si ripetono prima di dissolversi. Certi motivi insistono poi vaniscono nello spazio e nel tempo.
Con le vele dispiegate l’artista solca mari mai percorsi prima. Ora prevale il rosso, altra volta il giallo, sennò il bianco. Esse si distendono nel cielo, non stanno nelle tele. I colori grondano nel mare, si rifrangono, annegano. I loro valori incupiscono, poi si rarefanno fino a fare trasparire le nuvole.
Ed ecco, perdono le sonorità allorché il soggetto è il Cristo della Passione. Tacciono in sottofondo i frantumi del rosso – marrone e di altre cromie, mentre il dramma si svolge nella prevalenza dei grigi e vive con un segno che scolpisce le immagini.
(Franco Ruinetti)