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mercoledì 18 marzo 2015

Ricordando Giorgio Rinaldini (7/7)

Breve riassunto biografico 

Giorgio Rinaldini nasce a Rimini dove svolge la sua attività artistica. 
Partito da un elegante figurativismo, è approdato in seguito ad una forma espressiva nuova e personale. Ha svolto per decenni una intensa attività artistica che lo ha portato a rivestire un ruolo importante  nella pittura contemporanea anche grazie alla partecipazione ai piu’ importanti concorsi di pittura italiani ove ha riscosso ripetuti successi. 
Fra i piu’ importanti ricordiamo il Premio Agazzi a Mapello, la Biennale di Soliera, la Biennale di Osio di Sotto, il Premio G.B.Cromer di Agna, la Biennale di Civitella della Chiana e nel 2003 il Premio Nazionale FighilleArte. 
Al concorso di Fighille è piu' volte premiato anche negli anni seguenti e molte sue opere sono oggi custodite nelle collezioni private di numerose famiglie locali.

Rinaldini premiato a Fighille nel 2001
Ha esposto nelle maggiori città italiane ed estere. Fra le tappe più importanti del suo ricco itinerario espositivo si possono citare la mostra di Parigi del 1963, la mostra a Milano nel 1972 e le mostre di Rimini sua città natale.
La Pro Loco di Fighille gli ha dedicato nel 2004 una mostra personale presso la Dogana Pontificia con un importante successo di pubblico e critica.

Un momento dall'inaugurazione della mostra presso il Piccolomuseo di Fighille (2004)
Molte sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e musei. Fra questi anche il piccolomuseo di Fighille che lo vide fra i protagonisti della sua fondazione con la donazione di una sua opera. Il museo ospita oggi due opere dell’artista.

Rinaldini durante una manifestazione d'arte a Fighille
La sua attività è recensita in varie riviste e volumi d’arte. Fra le varie pubblicazioni che illustrano la sua intensa attività artistica vogliamo citare il bel volume intitolato "Riflessi di poesia" realizzato nel 2008 da M.Cesarini, M.Masini e F.Ruinetti ed edito da Panozzo Editore. Muore a Rimini nel marzo 2013 all'età di 80 anni.
 
Rinaldini visto dagli amici Giuma e Maneglia



martedì 17 marzo 2015

Ricordando Giorgio Rinaldini (6/7)

In prossimità del secondo anniversario della scomparsa vogliamo rendere omaggio alla figura dell'artista Giorgio Rinaldini, per anni protagonista della scena artistica nazionale e amico della nostra associazione, riproponendo alcune sue celebri opere e alcuni testi critici a lui dedicati.

Ecco un brano tratto dal volume "Piccolomuseo 2001-2011 / Storia di una collezione" che ripercorreva i primi dieci anni della pinacoteca di Fighille di cui Rinaldini fu fra i padri fondatori.

Dopo la donazione di Bardeggia e il lancio ufficiale dell’iniziativa fu modificato il regolamento del concorso di pittura per far in modo che nel museo confluissero le opere degli artisti classificati ai primi tre posti della graduatoria generale. 
Ciò permise al piccolomuseo di Fighille di crescere e prendere forma. Si rendeva tuttavia necessario accelerare ancora il processo di crescita della collezione in modo da aumentare la credibilità dell’iniziativa. 
Per questo i passi successivi furono mossi ancora in terra romagnola, grazie soprattutto all’aiuto dell’amico Franco Ruinetti che all’epoca curava la redazione della rivista PRAXIS e conosceva gran parte degli artisti di Rimini e dintorni. Pensò che bisognava dare subito una bella accelerata alla collezione: “Parlerò con qualche artista riminese esponendogli la vostra idea e vediamo se ne esce qualcosa….”
Circa un anno prima avevamo conosciuto due bravissimi artisti di Rimini: Giorgio Rinaldini e Luciano Filippi. 

Lo studio di Rinaldini (by FighilleArte)
Erano giunti a Fighille per partecipare, per la prima volta dopo tanti anni, al concorso di ottobre. 
Arrivarono in coppia. Portavano con sé la simpatia e la cordialità tipica delle genti di Romagna e fu facile raggiungere subito grande confidenza. 
Rinaldini aveva in testa il suo tipico berretto e in bocca un mezzo sigaro spento. 
Parlava poco e a voce bassa. Filippi invece era più aperto e attaccò facilmente discorso. Parlammo del concorso, che non conoscevano, e del paese che gli sembrava così piccolo da non poter essere in grado di organizzare un premio di pittura del livello di cui gli avevano parlato. Nel tempo riconosceranno di essersi sbagliati.
Verso novembre squillò il telefono. 
Era Franco Ruinetti: “Di’ quand’è che potete venire a Rimini? Rinaldini e Filippi vogliono donare un’opera per il museo.”
Quattro giorni dopo eravamo in viaggio verso il mare. Era una calda domenica mattina di inizio inverno, tanto che sembrava quasi primavera.
Giungemmo verso le nove da Giorgio Rinaldini. 

Giorgio Rinaldini (by FighilleArte)
Il suo studio era al secondo piano di un bel palazzo storico proprio in centro a Rimini. Composto da pochi locali, aveva una sola finestra aperta verso il cortile interno. 
Faceva filtrare una luce fioca che creava nell’ambiente una atmosfera rarefatta, quasi d’altri tempi. 
Rinaldini lavorava proprio vicino alla finestra con una luce radente sulla tela e una infinità di pennelli di ogni dimensione. 

Giorgio Rinaldini (by FighilleArte)
Ci accolse con grande cordialità e dopo un oretta passata a parlare e a guardare le sue opere sparse un po’ ovunque, si allontanò un attimo. Torno quasi subito con in mano una grande tela ricoperta da un foglio di carta. Era il suo quadro per il museo. Bellissimo come sempre.
“Ecco qua. Ve lo dono con piacere perché ci tengo ad essere fra i fondatori della collezione. In più sono convinto che ne farete buon uso.”

Giorgio Rinaldini con il figlio Massimo e Franco Ruinetti (by FighilleArte)
Lo ringraziammo di cuore e, scendendo la maestosa scalinata in pietra del palazzo, ci dammo appuntamento all’ottobre successivo per il concorso.
 



sabato 14 marzo 2015

Ricordando Giorgio Rinaldini (5/7)

In prossimità del secondo anniversario della scomparsa vogliamo rendere omaggio alla figura dell'artista Giorgio Rinaldini, per anni protagonista della scena artistica nazionale e amico della nostra associazione, riproponendo alcune sue celebri opere e alcuni testi critici a lui dedicati.

Cosi' il critico riminese Manlio Masini, tratteggiava il talento di Giorgio Rinaldini:

Chi lo considerava il numero uno e chi invece lo snobbava, rinfacciandogli addirittura l'eccessiva spregiudicatezza nell'affrontare tematiche giocate troppo insistentemente su un manierismo di facile effetto.
Quello che è certo, al di là dell'inevitabile chiacchiericcio, è che Giorgio Rinaldini era un talento, un "grande" artista, che nella "piccola" Rimini resterà sicuramente tra i protagonisti più vivaci e interessanti di questo inizio di Millennio. 
I suoi moduli creativi, tanto amati e disprezzati, hanno fatto e continuano a far scuola, o meglio, a essere platealmente "copiati" dalle nuove generazioni che a volte, senza nemmeno chiedere permesso, partono laddove Rinaldini è arrivato. E naturalmente senza aver assimilato e compreso tutta la sua lunga esplorazione introspettiva che lo ha portato, di volta in volta, a cogliere e a trasfigurare l'essenza stessa della pittura contemporanea.

Rinaldini al lavoro visto da Man
Artista apprezzato in campo nazionale, Giorgio Rinaldini ha collezionato alle mostre e ai concorsi una miriade di premi. 
Nato a Rimini nel 1933 ha iniziato a dipingere intorno alla metà degli anni Cinquanta. Con Norberto Pazzini, suo primo riferimento, ha assaporato i profumi della sua terra e gustato gli umori sanguigni della sua gente. Con Vittorio D'Augusta, "incontrato" negli anni Sessanta, gli si sono aperti nuovi e più ariosi scenari.
Attento come pochi agli umori delle correnti artistiche più rappresentative, Rinaldini è uscito dalla concretezza della figurazione e con l'acquisizione di tecniche operative sempre più sofisticate, è approdato ad una originale forma di espressionismo informale. 
Il suo lavoro di scavo lo ha portato a sfibrare la materia, a frammentarla, a renderla impalpabile, attraverso un groviglio di calibrati filamenti che trovano l'amalgama nell'equilibrio dei rapporti tonali e nelle raffinatezze dei colori, soprattutto dei rosa, degli azzurri, dei bianchi maiolicati. 
All'interno di questo reticolato di cromatismi gli oggetti paiono sospesi in una morbida atmosfera da sogno, mentre la luce, che si insinua tra gli interstizi, compone tenui frammenti di una realtà surreale.

 


Nonostante queste uscite nell'informale, addirittura negli ineffabili meandri dell'astrattismo, Rinaldini è sempre "leggibile", perché nella sua pittura, fatta di luci e di sensazioni immediate, ritroviamo una sorta di candore dell'infanzia. 
E' stato detto che nelle sue tele c'è "l'anima fanciulla dell'artista sognatore". 
Verissimo. 
Nei suoi dipinti si colgono brani di antiche favole, stati d'animo che suscitano nostalgia, mestizia e a volte persino inquietudine. 
Mi riferisco alle sue diafane e fragili bambine dallo sguardo dolce, delicato, carezzevole, ma nel contempo anche sfuggente, impenetrabile, enigmatico; creature evanescenti che per quel senso di non svelato, che si portano appresso, oscillano incerte fra innocenza e turbamento.


Ma nell'opera di Rinaldini non possiamo tralasciare i nudi, tanto passionali e intensi, eppure così lontani da qualsiasi spettacolare volgarità; i paesaggi, con quei simpatici alberi stralunati e contorti che si accostano a quelle "case sbilenche", capricciose quanto suggestive; e poi le nature morte e gli interni, tutti immersi nelle loro magiche trasparenze: atmosfere indefinite, che sfumano la materia fino a renderla spirito, nate da un'indagine tutta intimista, che non muove dall'osservazione esterna, ma dal profondo della memoria."  
Manlio Masini

venerdì 13 marzo 2015

Ricordando Giorgio Rinaldini (4/7)

In prossimità del secondo anniversario della scomparsa vogliamo rendere omaggio alla figura dell'artista Giorgio Rinaldini, per anni protagonista della scena artistica nazionale e amico della nostra associazione, riproponendo alcune sue celebri opere e alcuni testi critici a lui dedicati.

Cosi' ne ricordava la figura Oreste De Luca in occasione della scomparsa nel 2013:

Una vita tutta spesa per la pittura. Un amico e un prezioso maestro per tanti riminesi.
Nelle nostre chiacchierate, Giorgio mi ricordava spesso che io ero stato il suo primo acquirente, nella prima mostra personale da lui fatta a Rimini, l'anno 1965. E mi prendeva in giro, raccontando: "Quando ti ho visto entrare in galleria, ho subito pensato - adesso questo ragazzotto ci casca!".
In realtà, il mio acquisto era frutto di una scelta molto ponderata. Avevo chiesto consiglio al pittore Felice Bertozzi (allora eravamo colleghi di lavoro); e lui, che non era certo un soggetto tenero nei giudizi, mi aveva sorpreso con una affermazione categorica. La ricordo ancora: "Rinaldini è un Pazzini maggiorato".
In seguito io e Giorgio siamo diventati amici. Ho cominciato a dipingere anch'io e - in compagnia di Aurora Pandolfini ed Eugenio Giulianelli - ho trascorso lunghi anni nello studio Rinaldini. Dipingevamo, ragionavamo, facevamo uscite assieme. E noi tre allievi ammiravamo la pennellata spontanea, bella di Giorgio; cercavamo di imitarla.


Lo studio di Rinaldini visto da Man
I suoi paesaggi, le nature morte, incontravano il favore del pubblico e noi pensavamo che Giorgio avrebbe insistito in quel filone felice. Invece ha scelto strade meno facili, per seguire la ricchezza che aveva dentro. Una ricchezza d'animo, una sensibilità che emergevano sempre, qualunque fosse il soggetto rappresentato: un angelo riecheggiante i putti malatestiani di Agostino, o una costruzione prettamente informale.
Col tempo la passione mi ha spinto verso la ricerca storica e ho allentato di molto l'uso dei pennelli; ma non ho perso i contatti con Giorgio. La finestra del suo studio dava nel cortiletto di palazzo Ferrari dove ha sede la Libreria Luisè ed io, frequentando quotidianamente la Libreria, lo vedevo al cavalletto. Un saluto, una battuta.


Rinaldini al lavoro (by Man)
Quando aveva qualche quadro su cui ragionare, mi chiamava: "Vieni su!". Sapeva che i miei giudizi erano franchi, non adulatorii.
Poi il male ha cominciato il suo inesorabile cammino. Quella finestra sempre chiusa era una tristezza per noi frequentatori del cortiletto. Quando la famiglia ha disdetto l'affitto dello studio e i facchini sono venuti a ritirare il cavalletto, il torchio e le altre cose, è stato un colpo al cuore per tutti, il segno di un percorso senza ritorno.
Non lo vedremo più con quel mezzo sigaro spento fra i denti; non sentiremo più la sua voce. Per fortuna - se questo può allentare la nostra mestizia - i suoi quadri, appesi nelle nostre case, riusciranno ancora a raccontarci qualcosa di lui.

giovedì 12 marzo 2015

Ricordando Giorgio Rinaldini (3/7)

In prossimità del secondo anniversario della scomparsa vogliamo rendere omaggio alla figura dell'artista Giorgio Rinaldini, per anni protagonista della scena artistica nazionale e amico della nostra associazione, riproponendo alcune sue celebri opere e alcuni testi critici a lui dedicati.

Con questo testo il prof. Franco Ruinetti introduceva il catalogo della sua mostra personale presso il Piccolomuseo di Fighille nell'aprile 2004:

Questo pittore usa le ali del pennello per volare nei colori della poesia. I quali sono eterei eppure tenaci, soffusi e tuttavia profondi. I colori sono vibrazioni di campane, diceva Emil Nolde, d’argento e di bronzo, sono veicoli di sentimenti. Questi di Rinaldini si espandono come soffi impalpabili, che s’addensano e dileguano.

Ora si afferma, più o meno insistente, qualche parvenza figurale, che ha luce propria, bella e sospesa, quasi una visione o un miraggio, indefinita, che sembra sul punto di scomparire. Ogni quadro è una nuova avventura, direbbe Braque, dall’atmosfera giovane e trasparente, in cui il sorriso della dolcezza stempera la malinconia.

opera premiata nel concorso FighilleArte del 2008
Si può considerare pittore figurativo, ma è meglio non catalogare. Talvolta si vedono approdi nelle musiche dell’astratto, con i colori portati dal vento. Non sono subiti leggibili, ma l’attenzione che insiste conquista le immagini, comprende, entra dentro. Aveva ragione Paul Valery sostenendo che il merito più sicuro per giudicare una pittura è di non riconoscervi, da principio, nulla. Ecco, compaiono, tra i fiori della memoria, che non sono Liberty, piuttosto assumono  significato di simboli, voci pudicamente segrete e accorate, una finestra, un muro, una teoria di casa ormai lontane nel tempo. È un paese, spesso presente che, ricordando Pavese, vuol dire non essere soli.

I suoi dipinti sono echi del reale, che passa perché il tempo consuma tutto, mentre la verità si ferma nella mente e rinasce col linguaggio dell’arte, con le luci delle emozioni. Pittura, quindi, derivante dal mondo aperto dell’esperienza, dalla vita, che cerca le luci nell’infinito mistico del silenzio. La tematica è ampia. Certi argomenti ritornano, quasi un’idea fissa, mai uguali a se stessi. La vastità del discorso figurativo si evince anche da qualche titolo. “Pensieri nel Blu”, “Sogno liberatorio”, “Il Castello dove nessuno spera”, “Paese-luna con Chagall”, “Interni nell’interno”. Questi lavori sono eseguiti dal vero, che è soprattutto quello interiore. Sono il risultato di una filtrazione, che conferisce le proprietà levitanti della lirica ed è il motivo fondamentale della continuità stilistica.

l'opera con cui vinse la Biennale di Soliera (Mo) nel 1977
Talvolta gli esiti sembrano più prossimi alla tradizione figurativa. Si può ricordare una marina con le cabine, gli ombrelloni, il giallo della sabbia confinante con l’azzurro del mare. È esplicitamente comprensibile, ma del “solito” c’è ben poco, perché la vista spazia sospinta dalla brezza e tutto è sereno, luminoso, dolce in un mattino della giovinezza. Pare un sorriso che viene dalla distanza degli anni, mai spento, recuperato con i colori della nostalgia.

Giorgio Rinaldini, professionista serio, ha lavorato da sempre, ogni giorno, al cavalletto. Preferisce il linguaggio dell’olio, ma è esperto in ogni versante delle tecniche. Alcuni volti realizzati con gli acquarelli oppure al tratto, seppur veloci, lampi d’occhiate, non vanno considerati solo studi o appunti. Sono opere che recano compiutamente l’impronta dell’autore.

Rinaldini al lavoro nel suo studio ritratto da Enzo Maneglia

La pittura trae forza dal disegno, anche quando questo non si vede. Il segno corre fluido, dà respiro ad immagini a tutto tondo, terrene quanto immateriali.

Le cromie dei quadri sono invitanti. È con piacere che ci si ferma di fronte. Sono le luci della memoria. Dapprima comunicano soltanto note di vari colori, bene accordati; portano via il pensiero, che si trova all’improvviso altrove, con stupore, in una cucina, tanto per fare un riferimento, nell’immediato dopoguerra. Lo dice il piatto di metallo smaltato, portalampada, sospeso al centro della stanza, lo rivelano  le sedie, la credenza. Siamo tornati indietro, in un’altra dimensione della vita. Le vibrazioni atmosferiche prendono forme di suppellettili e mobili, in alto, nel ricordo della fanciullezza.

E con una certa frequenza, come un’apparizione e con la veste candida, ritorna un’adolescente. Un fantasma della mente, espressione di grazia e di delicatezza, di bellezza tenera. Forse è il primo amore, soltanto fatto di luce e fiori. Visione diafana, nella serenità del celeste. È un’illusione, figura non vera, ma vorremmo lo fosse.

 
Franco Ruinetti

mercoledì 11 marzo 2015

Ricordando Giorgio Rinaldini (2/7)

In prossimità del secondo anniversario della scomparsa vogliamo rendere omaggio alla figura dell'artista Giorgio Rinaldini, per anni protagonista della scena artistica nazionale e amico della nostra associazione, riproponendo alcune sue celebri opere e alcuni testi critici a lui dedicati.

Cosi' ne tratteggia l'opera Mario Portalupi :

"Il pittore Giorgio Rinaldini  sé imposto all'attenzione e alla stima per una pittura ideativa e di costruzione ch'egli conduce da qualche tempo in un campo del tutto suo. 
E' un tonalista, pittore di dolcezze, con mezze tinte, con esilità quasi da ragnature nel dipanarsi del filo tanto pittorico che disegnativo che tesse le immagini ora più attinenti alle cose sensibili, interpretate secondo lo svolgimento di un linguaggio tenuto su cadenze molto delicate. La conduzione pittorica arriva "facilmente", così, al traslato poetico, di cui ogni dipinto Rinaldiniano è contraddistinto in chiave di soffusioni inimitabili. 

Una "insolita" Venezia raccontata da Rinaldini per la rassegna del miniquadro di Soliera (Mo)
L'artista, non solo si è creato un pubblico di estimatori - per altro sottili - per le sue mostre e per i rapporti umani che conduce in Romagna, ma attraverso concorsi e pubblicazioni egli merita l'anello della notorietà che si va allargando in funzione diretta del valore di questo pittore - poeta". 

Un "sogno" di Rinaldini

martedì 10 marzo 2015

Ricordando Giorgio Rinaldini (1/7)

In prossimità dell'anniversario della scomparsa, avvenuta nel marzo del 2013, vogliamo rendere omaggio alla figura dell'artista Giorgio Rinaldini, per anni protagonista della scena artistica nazionale e amico della nostra associazione, riproponendo alcune sue celebri opere e alcuni testi critici a lui dedicati.

Cosi' ne tratteggio' la figura artistica ed umana il prof. Franco Ruinetti:

Un po' lyberti, un po' espressionista, sempre di una originalità coinvolgente, nel solco della tradizione, ...ma nello stesso tempo al di fuori di tutti gli schemi, Rinaldini è il poeta della pittura. Confinano col sogno le sue adolescenti che hanno per copricapo delle ghirlandette fatte con fiori minuti. Sono reali, ma anche visioni che appaiono su prati dai colori liberi, vien da dire disciolti nell'astrazione. Hanno trovato fortuna queste giovinette vincendo concorsi nazionali e incontrando la simpatia di chi frequenta l'arte. I colori sono spesso evanescenti, ogni pennellata è lieve come una carezza. Eppure non si percepisce affatto l'incertezza, bensì ci viene incontro un sotteso vigore di luci, perché certe opere parlano dentro.

opera premiata a FighilleArte
Sono molte le tematiche svolte nella lunga ed operosa carriera dell'artista, che aveva lo studio in centro, nella sua Rimini, proprio in Piazza Tre Martiri, dove accoglieva tutti con amicizia e con la consueta sottile ironia. D'inverno lo si poteva vedere con in testa una cuffia di lana fatta all'uncinetto e sulle spalle lo scialle che fermava sul davanti con una spilla da balia. Negli ultimi anni apprezzava particolarmente la compagnia di un grande amico. Era Padre Pio.
Bella la cucina di quando era ragazzo. Ogni tanto la ricorda e dipinge. È una necessità, dolce, piena della sua fanciullezza e anche di lieve malinconia. Si vede una grande tavola, ci sono le seggiole impagliate, il piatto di metallo smaltato con la lampadina, un timido mazzetto di fiori di campo nel vaso. Il tutto filtrato da colori che quasi si muovono, come trascorsi dalla commozione.
Altro argomento è il nudo femminile, che potrebbe apparire come un azzardo considerando l'intera produzione. Invero, tra la realizzazione del nudo e tutti i vari altri soggetti non c'è soluzione di continuità stilistica. L'immagine trascorre verso la levitazione. Il corpo è fatto di aria, come fosse scolpito in una nuvola. S'intona in modulazioni grigie che declinano per perdersi nel bianco. Le forme sono accennate, quasi provvisorie, evocano la cenere, la nebbia, attraggono e non svegliano gli istinti.

opera di Rinaldini realizzata a Fighille durante il concorso
Ecco le sue spiagge marine. Diverse da tutte le altre, mai dette prima. In una di esse corre un bimbo, di sera, tra le cabine. Stringe in mano una cordicella alla cui estremità è legato un quarto di luna.
E poi ci sono i castelli, a metà campati in aria, fanno venire in mente Chagall, sconfinano nell'inconscio, aprono le vele al vento della fantasia.
Le emozioni, talvolta, non si traducono in figure completamente leggibili, ma in modulazioni di colori. Nell'astrazione, diceva Mondrian, i sentimenti si purificano. In certi quadri c'è l'impalpabilità della luce, l'aspirazione a liberarsi dal peso della materia. I colori parlano di una sensibilità che comunica intatti gli stupori dell'adolescenza.
 
Franco Ruinetti

mercoledì 4 marzo 2015

Omaggio a Rinaldini

In prossimità del secondo anniversario della scomparsa vogliamo rendere omaggio alla figura dell'artista Giorgio Rinaldini, per anni protagonista della scena artistica nazionale e amico della nostra associazione. Per questo, a partire dal prossimo 10 marzo pubblicheremo sul nostro sito un viaggio in sette puntate nella sua straordinaria arte riproponendo alcune sue celebri opere e alcuni testi critici a lui dedicati.