fighillearte
lunedì 5 giugno 2023
sabato 3 giugno 2023
Segnalazione d'arte (265) - Castrezzato
Segnaliamo questo importante evento d'arte che si svolgerà a Castrezzato (Brescia) il prossimo 24 giugno. Un premio importante da non perdere!
lunedì 29 maggio 2023
martedì 23 maggio 2023
Ramov (by Franco Ruinetti)
RAMOV
Non so quale fosse il suo vero nome. Lo chiamavano Ramov, di certo perché aveva partecipato alla campagna di Russia. Era uno dei pochi reduci che, sopravvissuto alla guerra delle arni e dell'inverno era ancora tutto intero. Aveva, però, gravi limitazioni mentali e fisiche. Camminava con cautela perché il gelo gli aveva intormentito i piedi. Per tornare ci aveva messo un paio di mesi. Lo trovarono seduto sull'ultima panchina del giardino, fuori porta, il giorno successivo alle votazioni del '48. Nei primi tempi, qualche volta ragionava bene o quasi, soprattutto a luna calante, altrimenti la sua mente, come il vino, s'intorbidiva.
Io lo conobbi qualche anno dopo. Aveva il viso solcato da profonde rughe. Mi dissero che lo aveva raccolto un parente, ma compresi, non so se a ragione o torto, che per lui la guerra continuava e ora il nenico era la stessa vita quotidiana.
Ramov usciva tutte le sere, col tempo buono o cattivo, verso le nove e si adagiava su quella panchina, che considerava sua. Avrebbe potuto prenderci il domicilio per le prime ore del buio. Se c'era una coppietta a parcheggio lui la spintonava, rivendicava tacitamente il proprio diritto di proprietà.
C'era sempre qualcuno che s'intratteneva con lui per cercare di dialogare, ma la maggior parte dei passanti tirava dritto; forse, vedendolo in malarnese, lo pesava come uno scarto umano.
Ramov non rispondeva a tono, ma con parole sciolte e rumori, che io rimuginavo e mi facevano pensare alle pagine del futurismo, da me appena conosciute, ai quadri nebulosi dell'astrattismo con risonanze e significati in lontananza.
Mi compare ancora il suo sorriso di due o tre denti nel vano della bocca quando gli davano le sigarette. Allora si toglieva il berretto di colore marrone incerto, floscio e accennava un inchino. Mi faceva tristezza e, nello stesso tempo, simpatia. Quello che so di lui lo intuii, anzi lo supposi, ma forse ero fuori strada o me lo riferirono.
Capitava che tra i suoi mugolii formulati a strappi e spesso musicali, componesse delle locuzioni.
“Inverno vincitore, inverno Mussolini”. E poi: “Invisibile diavolo, via.. via (urlava) tutto bianco, non morire, no.. no.. no.”
“Tapum mamma tapum...”
Al suo ritorno lei non c'era più. Quando lo seppe pianse, si disperò, disse che era tornato soltanto per lei. Ma non aveva fatto in tempo ad abbracciarla perché era morta con 'una fucilata d'amore'.
E poi, una specie di ritornello: “Alina doppia... brava, doppia...” Va a capire! C'era chi diceva che Alina era stata la sua compagna, che l'aveva curato e salvato, quindi, quando lui cominciava ad inciampare col corvello, l'aveva spedito, eccetera, eccetera. 'Doppia' poteva valere come apprezzamento, ammirazione che equivalevano a grande e anche bella.
“Vino, chiedeva, no vodka, insisteva, vino.”
“No, no Ramov,” era la risposta secca.
Se beveva un bicchiere s'immalinconiva e piangeva. Le lacrime copiose scendevano nei solchi delle rughe.
Una mattina di dicembre era su quella panchina con la bocca storta, gli occhi aperti, inbiancato dalla prima neve.
Mi capitò per caso, dopo diverso tempo di rincontrarlo al cimitero. Sulla lapide, sotto il nome in stampatello c'era scritto, in corsivo, Ramov. Non l'avrei di certo riconosciuto. Era castano, ricciuto, pelle liscia con la luce dei vent'anni, in giacca e cravatta.
Era un bel giovane.
Franco Ruinetti
lunedì 22 maggio 2023
Gli spilli di maneglia (560)
martedì 16 maggio 2023
Persistenza (by Franco Ruinetti)
PERSISTENZA
Come eri bella!
Quando l'ombra grande
della sera
si adagiava nella valle
sciogliendo lentamente
i colori del giorno
i tuoi capelli
tesi sulla testa
con le onde della coda
si accendevano
come una cometa
bionda.
Non sei dispersa nel tempo
che per incantesimo
talvolta
quando mi fermo
si rompe
e mi appari ancora
nella favola dell'adolescenza.
Ci sei sempre
sola tra tutti.
Ti vedo
luce lontana
poesia senza tramonto.
Come sei bella!
Franco Ruinetti
lunedì 15 maggio 2023
Gli spilli di maneglia (559)
martedì 9 maggio 2023
La finestra (by Franco Ruinetti)
LA FINESTRA
Il locale più frequentato, vissuto, di casa mia è la cucina. La finestra, grande, che dà sulla strada, è un occhio aperto, un quadro animato con la gente, le macchine, cani, uccelli, aerei, nuvole, stagioni, con la luna che passa in rassegna il firmamento, con la tramontana, che spazza il cielo, col vento del sud carico di nuvole e dolori. Sempre la stessa eppure sempre nuova.
Mi siedo lì accanto con i gomiti sulla tavola. Mi piace. Davanti c'è la televisione che sveglio solo per il giornale delle 20. Sulla sinistra ho quell'infisso, come uno schermo a tre ante, che mi fa partecipare in diretta alla realtà prossima, ma offre anche l'universo fino ai confini della vista. Chiudo il sipario della serranda solo nelle notti più fredde. Sono spettatore in incognito: guardo, penso, m'incanto, mi distraggo, mi riposo dagli impegni e dal vagabomdare.
Nel mio breve scoperto, confinante con la strada, sorge un albero di fico. Ci sale di scatto, come un fulmine, il gatto, adolescente di un anno, il quale è mio per metà perché è anche dell'inquilina di sopra, la sua preferita, che, per accattivarselo, gli compra gli omogeneizzati dei bambini. Il felino, battezzato “Felix” dalla veterinaria, non partecipa alle battaglie d'amore e penso che, se incontrasse un topo, gli darebbe la precedenza. Dorme. Non sa di essere un eunuco e spero sia Felice di nome e di fatto.
Le mie sedute avvengono, il più delle volte, verso mezzogiorno e nei dopo cena, ma non regolarmente. Le prime durano uno spicchio di tempo, nel quale celebro da solo il rito dell'aperitivo con mezzo bicchiere di vino bianco frizzante, scherzoso, che fa il solletico all'appetito. Le altre, che possono durare fino a una ventina di minuti, insistono nelle notti giovani.
Ho visto più volte camminare, a passi lenti, due ragazzoni che si tengono per mano. Due teste bionde come il grano maturo. In un tempo, non lontano, erano sbagliati. Ora il giudizio è cambiato e il papa ha detto che anche loro sono figli di Dio. Penso a quanto hanno sofferto quando vivevano nell'ombra.
Fanno tenerezza. Sono belli, passeggiano sereni, col sole in fronte.
Tempo fa una coppia di passerotti era sul bordo della gronda della casa di fronte: creaturine fragili, poesie che frullano nell'aria, ma soprattutto assatanate, spudorate acrobate del sesso. Lui le saltava addosso, la scuoteva rapido sull'orlo del vuoto, scendeva, risaliva e di nuovo, ancora... Ma insomma! Gli umani si nascondono per fare quelle cose, loro no, le fanno a cielo aperto e coram populo.
Prima di pranzo passa la postina. E' una giovane molto bella, ma la sua bellezza è soffocata dalla divisa che indossa durante il servizio: giubbone impermeabile di colore giallo-chiassoso e casco. La sento quando è ancora lontana, forse il suo scooter ha la marmitta sfonda. Mi fa ricordare la dea Iris, luninosa come l'arcobaleno, messaggera degli dei, che non era motorizzata, ma aveva in dotazione le ali. Portava sempre notizie infauste. Pressappoco come la postina, che recapita, in buona percentuale, bollette, multe, inposte. Per i saluti e i baci ormai ci sono cellulari e tablet.
Dopo la cena, anche per il contributo dell'ora legale, nel solstizio d'estate e vicinanze, in fondo alla strada c'è uno scorcio del tramonto; spesso è un'agonia stupenda e triste, che raccoglie l'ultima vita del giorno e la porta altrove. D'inverno, invece, alla stessa ora è buio pesto e nel cielo sereno ci sono le stelle, che sono tante, ma non si sa se ancora esistono tutte. Gli astronomi dicono che potrebbero essere morte e la loro luce, resta perché, pur velocissima, ci mette tempo, anni o secoli, a superare la distanza cosmica. Quella luce è come il ricordo che corre nel tempo.
Il cielo è sempre uno spettacolo, anche quando non c'è la luna ed è coperto dalle nuvole. Il buio è un gorgo senza fondo dove annegano, spariscono anche i pensieri, ma non è il nulla perché ha il germe dell'attesa, che nasconde la nuova vita.
M'è capitato di vedere dei balenii lontani che squarciano la notte, ma, normalmente, nelle ore tarde non succede niente.
Il cielo è come una bella donna, mi attira. E, mentre sono in contemplazione, possono saltarmi in mente brandelli di frasi o di poesie, che, dopo tanta incubazione, capisco meglio.
Di notte la strada è il dormitorio delle macchine. Vi transita solo qualche gatto perché è libero. I cani no. Devono essere accompagnati dai padroni che, in nome della civiltà, gentilmente raccolgano i loro depositi.
Durante la seduta serotina, col tempo buono e la finestra aperta, ripetutamente, sento litigare i vicini, marito e moglie ormai stagionati. Lei bercia forte: 'buono a niente, vattene, mi fai schifo!'. Ma la notte porta consiglio e la mattina dopo mi capita di incontrarli tranquilli al supermercato.
Franco Ruinetti
lunedì 8 maggio 2023
lunedì 1 maggio 2023
lunedì 24 aprile 2023
lunedì 17 aprile 2023
Gli spilli di maneglia (555)
lunedì 10 aprile 2023
martedì 4 aprile 2023
Chiacchierata (by Franco Ruinetti)
CHIACCHIERATA
Dopo cena mi insacco in poltrona davanti alla televisione e, se non pesco un programma che mi interessa, cosa frequente, dormo a strappi. Acceco lo schermo, navigo tra le onde del cuore ascoltando il silenzio e penso in marcia ridotta. Penso che quel barattolo racconta la vita, la inventa, la ruba. Una volta lontana, almeno per me, al suo posto c'erano i compagni di scuola, di giovinezza. Ieri sera, invece, sono andato al bar, cosa abbastanza rara. Mi sono seduto ad un tavolo dove, su una sedia, parcheggiava Romeo, pressappoco mio coetaneo, quasi amico, conosciuto di recente. Abbiamo giocato a briscola e scopa la bevuta: mezzo bicchiere di vino rallegrato dalla gassosa.
“Perché ti chiamano Romeo se, come tu stesso mi dicesti, all'anagrafe sei Salvatore?”
“La storia di questo secondo nome, che non è un soprannome, te la racconterò quando ne avrò voglia. Adesso, se vuoi ti racconto un'altra storia, la riesumo spesso, anzi viene da sé senza che io la chiami, all'improvviso; è quella dell'Alba, che tu non hai conosciuto anche perché è di sessant'anni fa.”
“Non la conoscevo di certo. Chi era o chi è, se è ancora viva?”
“Era, per me, l'alba dell'amore, compagna di quarta liceo... un sentimento nuovo... una vampata.”
Parlava lento, ispirato, come recitasse a teatro.
“A quell'età succede, la prima botta ti stordisce... Parla pure, ma continua a giocare.”
Nell'ampia sala c'erano altri giocatori piantati seduti intorno ai tavoli. Ogni tanto usciva dal bancone una bella giovane dalla chioma rossa, luminosa e con uno spacco generoso sul lato sinistro della gonna, più bello di quelli dell'artista Lucio Fontana.
Un cliente, schierato in una postazione al tavolo del tressette, la chiamò:
“Rossodisera, porta mezzo litro.”
“Chi è? , chiesi a Romeo.”
“E' l'aiutante in campo, penso sia l'attuale compagna del proprietario, che cambia spesso... Ma non mi interrompere...”
“Scusa, parlavi della tua alba dell'amore. Guarda come giochi”
“Sì... qualche volta l'accompagnavo a casa, Una mattina le dissi: 'Ti firmo io la giustificazione, così stiamo un po' insieme. Non se ne accorgerà nessuno'... Eravamo nel viale dei tigli che porta alla scuola... verso la metà d'aprile, il sole rideva tra le foglie giovani.”
“Vai avanti, non fare la poesia.”
“Andammo al giardino, ci sedemmo su una panchina di quelle con le stecche di legno... c'è ancora... al riparo dietro una siepe alta. Le dissi che non mi faceva dormire, proprio così... Con la destra le carezzavo i capelli...”
“Ci stava!”
“Aspetta... la mano sinistra, come automaticamente, andò a frugare sotto la gonna.. fu il finimondo...”
Lo guardai interrogativo.
“Cominciò a tremare tutta, ad urlare aiuto, aiuto...era invasata... Mi alzai, misi le mani nelle tasche, come fossero manette, guardai intorno, meno male che non c'era nessuno... Finalmente si calmò e ci lasciammo... lei da una parte e io dall'altra. .. Non l'ho mai più rivista.”
“Gioca, pensa alla partita che va per le lunghe. Come non l'hai rivista se eravate nella stessa classe!?”
“Quella stessa sera io ebbi un incidente. Con la Lambretta non presi bene una curva della strada imbrecciata e andai a rovinarmi contro un carro agricolo. Stetti ingessato dal collo al grillo per tre mesi che ero un monumento ambulante... Gli amici, scherzando davano la colpa alle vacche che correvano in presa diretta... Il segnalibro, del testo di filosofia, è ancora nelle pagine di Kant.. “
“Tu sei più bravo a chiacchierare che a giocare. Hai perso.”
“Lo so... contro vento ci si va, contro culo no.”
“Non è solo questione di fortuna.”
Quindi mi rivolsi alla cameriera e le feci cenno che portasse altri due bicchieri di vino annacquato.
“Questo lo pago io.”
La barista arrivò col cabaret. Indossava una giacchetta bianca con ombre di caffè e pompava la sigaretta tra le labbra.
Romeo che, di certo, ci aveva confidenza, le disse:
“Le galline non fumano.”
Botta e risposta:
“Le galline non bevono vino.”
La guardavo. Si volse verso di me, sollevando interrogativamente le sopracciglia:
“Buonasera!”
Le dissi:
“Non l'avevo mai vista, è nuova?”
“No, Sono un usato sicuro.”
Quando uscimmo Romeo mi prese sottobraccio e, sempre con fare ispirato, incise nella mia attenzione le seguenti parole:
“Prima di andare a letto, se è sereno, mi fermo per qualche minuto a guardare il cielo perché noi veniamo dall'universo e ci torneremo. Quella è la nostra vera casa... Quando è tutto nascosto dalle nuvole è come se mi sbattessero la porta in faccia.”
Risposi:
“Adesso la porta è tutta spalancata, ma io non ho fretta di andare in quella villa lassù... Buonanotte.”
Franco Ruinetti
lunedì 3 aprile 2023
martedì 28 marzo 2023
Le prime uscite (by Franco Ruinetti)
LE PRIME USCITE
Da Pasquale
Finita la guerra regnava il silenzio. Non più cannonate, né allarmi, né aerei. Dopo tante percosse il mondo era stordito. Ricordo un agosto col sole alla massima potenza quando un pomeriggio, a me e a mio cugino Romano, ragazzini di seconda e terza elementare, le madri, dopo le raccomandazioni del caso, affidarono l'incarico di andare a comprare le uova da Pasquale, contadino che abitava in una casa nel bel mezzo della pianura, lontana dal paese tre chilometri più o meno. Eravamo leggeri, liberi come le rondini. Quell'uomo, dal cappello a larga tesa, sbertucciato e rincalcato fin quasi alle sopracciglia, che qualche volta era venuto a portare il pollo o le patate, svegliava la nostra curiosità. Di lui avevamo talvolta sentito parlare. Lo definivano santone o stregone. Il mio cugino ne sapeva più di me. Mi disse, mentre si camminava, che era stato lui a salvare una vacca, non il dottore.
“E come fece?.”
“Col prezzemolo. Glielo mise nella natura:”
“Come sarebbe a dire?”
“Nel culo.”
“Ah!”
Rimasi perplesso, sospettai che curasse così anche le persone.
Dopo una delle tante curve, che annodavano la strada, ci fermammo, Non avevamo resistito all'invito di un gelso dalle more nere mature, che ci macchiarono dita e labbra, come fossero fatte con l'inchiostro di china e dall'ombra rinfrescante. Quando fummo a destinazione si restò in piedi nell'aia con le galline un bel po' ad aspettare il nostro uomo, che, pur avendoci visto, continuava a zappare nell'orto. Prima che ripartissimo Pasquale strappò delle foglie da un pioppo prossimo al pagliaio e ce le spalmò dentro i cappelli. Disse:
“Così non prendete colpi di sole.”
L'umiliazione
Una domenica andai al campo sportivo per vedere la partita. Non avevo una lira e non potevo entrare, Poi notai due ragazzi girare l'angolo, Li raggiunsi e imitai arrampicandomi a fatica sulla recinzione. La squadra del mio paese vinse e io scrissi 3 a 1, col dito, sulla polvere della corriera degli avversari, quando m'arrivò un calcio nel sedere. Guardai quell'uomo e presi a correre, come a scappare dall'umiliazione e non dal dolore che non avevo sentito. Poco tempo dopo lo rividi, era proprio lui in fotografia che sorrideva da un annunzio funebre del giornale. Mi guardava mentre mi parve di sentire una carezza scivolare sui capelli.
I tuffi
La libertà mi ubriacò. Un paio di volte, invece che alla dottrina, andai a vedere alcuni calciatori che si gettavano dall'alto di un ponte nel sottostante gorgo. Volavano. Ogni tuffo uno scroscio di applausi. Mia madre, quando seppe che ero andato al Tevere e non in chiesa, mi disse che m'avrebbe mandato in seminario, che, per me era il carcere dei ragazzi. L'eco della minaccia m'inseguì per qualche giorno. Pensavo alla gonnella nera come castigo a vista.
La liberta'
Frequentavo ormai la quinta elementare e, dopo pranzo, avevo il consenso per uscire. Spesso andavo al parco a giocare, sennò salivo sulla collina. Mi pareva di scoprire il mondo e di respirare la libertà. Una volta mi fermai nei pressi di una casa colonica. Mi attrasse la presenza di un cane che mi guardava a testa bassa, non mi abbaiava e mi salutava con la coda. Era al pagliaio dove gli avevano scavato la cuccia. Il suo mondo corrispondeva a quello di una breve catena fermata ad un caviglio piantato in terra. Fu subito amico e presi a carezzarlo. Gli parlavo e lui mi riaspondeva con mugolii. Aveva le costole a vista. Guardava il sole con gli occhi torbidi. M'accorsi che era cieco. Dopo qualche giorno tornai a trovarlo, ma non c'era più, la cuccia era un buco vuoto.Poi lo rividi e fu lui a venire da me una mattina tra il sonno e la veglia. Aveva gli occhi limpidi e, mugolando, mi disse che dove ora si trovava non esistono le catene e che quel posto, dove non possono comandare gli umani, è la patria della libertà.
lunedì 27 marzo 2023
martedì 21 marzo 2023
A richiesta rispondo su Man e sull'umorismo (by Franco Ruinetti)
M'arriva la richiesta da uno studente, per una tesi, di qualche 'ragguaglio' su MAN e sull'umorismo. Rispondo al giovane che può trovare informazioni al riguardo su varie enciclopedie, ma non svicolo e mi fermo a rispondergli anche se liberamente e veloce.
Enzo Maneglia, come fanno molti artisti, ha sfrondato nome e cognome ribattezzandosi MAN, che è sbrigativo e suona bene. E' nato in Turchia, sulle sponde del Mar Nero, da padre piemontese e madre greca, DNA internazionale, non conosce una parola di turco, la sua prima lingua, quella della matita, è universale; si è sposato una sola volta, amore, non pigrizia. Sua moglie Lidia testimonia che è un bell'uomo, però io non lo possso avallare dato che non ho competenza nel genere maschile. Il ritrattista Giuma gli ha fatto le sopracciglia come siepi. Tali specialisti sono bravi a celebrare i particolari. Cominciò a disegnare da ragazzo. Realizzava talvolta fanciulle in fiore nei cieli dell'immaginazione e le ragalava ai compagni di classe, che gliele chiedevano, per incontri al chiaro di luna. Si è affermato collaborando con settimanali illustrati, quotidiani, riviste umoristiche, storiche, degli anni '60/'70, partecipando a mostre e concorsi nazionali e internazionali della vignetta e illustrazione. E' primo redattore del blog Fighille Arte.
L'umorismo è una brezza lieve, carezza del sorriso, appena un accenno a fior di labbra, nel cui campo si accendono visioni spesso sorprendenti, godibili, serene. Si può collocare tra la satira, che arriva ad essere aggressiva, campo minato, irriguardosa e la comicità ridanciana. Spazia nella zona franca dell'equilibrio: in medio stat virtus. E', lo dice il papa Francesco, una medicina che fa bene.
Periodicamente inventa nuove generazioni di pupazzetti. Quelli recenti hanno nasi grossi, pantaloni con le gambe enormi a sacco, piedi così piccoli da doverli cercare per trovarli. Parlano tramite le nuvolette d'ordinanza, ma quando le parole non compaiono, il mutismo è ugualmente e forse ancor più espressivo.
Quello che l'artista realizza nelle ribalte delle vignette è un mondo parallelo. Talvolta le sue figurine, specie di marmocchi, interpretano gli stati d'animo, l'interiorità. Sono colpi d'ala, di leggerezza. Al proposito s'incontra una bambina-bambolotto vispa e scapigliatella che ti guarda con occhi luminosi. Ha calzato scarpe con i tacchi a spillo della madre, due barchette squillanti di vernice rossa. La scena accende simpatia e dolcezza.
I personaggi di MAN, le ambientazioni possono apparire prossimi alla realtà, sennò sembrano provenire dai cartoni animati o uscire dai sogni, dalla fantasia, dalle lande del surreale. Perché la vita, che è movimento continuo, corre come il tempo, non si ferma neanche di notte ad occhi chiusi.
lunedì 20 marzo 2023
Gli spilli di maneglia (551)
Le barzellette non invecchiano mai e periodicamente ritornano a circolare ma quella sul Ponte di Messina non fa ridere....fa solo piangere !
martedì 14 marzo 2023
Sul fare del giorno (by Franco Ruinetti)