sull'opera di
FERNANDO FUSCO
E’ un linguaggio concreto e veritiero quello pittorico di Fernando Fusco, con improvvise ed acute aperture agli approfondimenti o, se vogliamo, alla libertà della fantasia. Questo autore ha conquistato larga fama per avere preso parte alla realizzazione di personaggi che tutti i ragazzi conoscono, ragazzi fino a novant’anni, perché non invecchia chi ama le avventure senza confini.
Le immagini dipinte dall’artista, ad esempio, una coralità di figure umane oppure dei simboli, sennò il paesaggio, od altro ancora, eseguite con la chiarezza del genere figurativo, derivano dal mondo fenomenico, dalla realtà, ma soprattutto parlano di altro, di qualcosa che sta nell’interiorità, nel profondo, nei silenzi che si accendono nelle latitudini dell’anima, di sospensioni e forse smarrimenti nell’attesa di solitudini e si avverte il tentativo di guardare oltre il possibile. E c’è la bellezza, che è ritmo, stile.
Il disegno, che regge ogni realizzazione pittorica, è scorrevole, fluido. Sembra facile, naturale, non si sofferma neanche tanto nelle descrizioni. Eppure senza sillabare i particolari nulla trascura, dice tutto.
Ecco la stazione della Via Crucis. Chi guarda il quadro facilmente entra nella scena, partecipa. Nell’atmosfera sosta l’angoscia muta e stordita, l’amore ha il volto del dolore. I colori di una tavolozza ricca sono sapientemente graduati, pare di vederli con gli occhi del ricordo. Lo spazio si sviluppa nel rispetto delle regole prospettiche, ma principalmente con l’attutirsi, quasi con lo sfumare delle sagome in lontananza. Il cielo ha una luce incerta perché il sole si sta nascondendo per non vedere.
(Franco Ruinetti)