sull'opera di
NICOLA DE BENEDICTIS
Certi paesaggi di Nicola De Benedictis risultano intonati con colori altisonanti, che sembra trabocchino da emozioni incontenibili.
Talvolta si tratta di spargimenti cromatici diffusi, impossibili eppure, all’impatto, sono così suggestivi e veri. Il riferimento può essere, tanto per restare con i piedi per terra, al rosso vermiglio cosparso vicino ad una barca tirata a secco sulla riva del mare.
E’, vien da dire, un grido di luce, al quale corrispondono, con la stessa intensità, altre voci cromatiche, come il verde delle piante, l’azzurro rumoroso del mare, il bagliore giallo della sabbia, che si spegne in una risonanza lacera del bianco.
E’, vien da dire, un grido di luce, al quale corrispondono, con la stessa intensità, altre voci cromatiche, come il verde delle piante, l’azzurro rumoroso del mare, il bagliore giallo della sabbia, che si spegne in una risonanza lacera del bianco.
Belle queste vedute, colpiscono per la loro forza, per lo sfarzo della giovinezza. In esse affiora la solarità del meridione ormai lontano, ma non certo dimenticato, della Puglia dove l’autore è nato.
Ma De Benedictis non ritrae soltanto i grandi contrasti diffusi della luce estiva, è artista che considera i significati di tutte le stagioni e di ogni latitudine. Quando si sofferma sulle campagne lombarde il suo linguaggio racconta gli argomenti con toni accesi, ma non assoluti. Al vigore perentorio dei colori si unisce o in qualche misura subentrano le modulazioni della dolcezza.
Guardando tali dipinti può venire in mente l’impressionismo. Lo ricordano le ombre a colori o con tracce di essi, la preferenza accordata al paesaggio, l’affronto diretto della realtà. Ma in ogni quadro del Nostro c’è sempre qualcosa di più. Ad esempio, sul proscenio di alcune tele i colori convergono per dare luogo a sintesi suggestive che riassumono il tutto. E la poesia spazia a piene note fino al lontano orizzonte.
(Franco Ruinetti)