sull'opera di
TONINO PULETTI
Le immagini pittoriche di Tonino Puletti si affermano in una luce aurorale tersa, dolcissima, talvolta contrastata. Sullo sfondo nero e diffuso della ragione balza, in una viva irradiazione radente il corpo, nell’abbandono della morte, di un Cristo che, pur inanimato, è sorgente di luce. C’è un panneggio nel quale i rimbalzi del bianco risaltano sul rosso denso trascorso dalle pieghe delle ombre. Il colore del sangue, del fuoco, dell’energia vitale, nell’estensione delle diverse tonalità, è molto usato da questo autore, è il suo timbro vocale nell’ambito della pittura.
Spesso protagonista nelle tele è la figura umana. E’ intesa nei termini di un figurativo a chiare lettere.
Il disegno, diceva Annigoni, è alla base della pittura. E’ la struttura portante quasi sempre sottesa alle variazioni cromatiche, quindi invisibile come l’anima. Il segno di Puletti non si distrae nei particolari, è essenziale quanto esauriente, diventa tutt’uno con i colori, modella efficacemente le espressioni. Si sviluppa, in genere, con ritmi sinuosi in accordo con i respiri chiaroscurali in modo che certi soggetti danno l’idea di sostare lì di fronte in un momento particolarmente significativo nella luce velata di rosso.
Ci si ferma volentieri davanti a queste opere. Esse hanno la voce onesta della tradizione. I soggetti rappresentati sono interessanti anche a livello psicologico, così come dal punto di vista esecutivo o meglio della visività. Consideriamo al proposito il dipinto che parla di un profilo muliebre. Lo scorcio del volto ed il copioso fluire dei capelli occupano tutto lo spazio, non stanno dentro il quadro, dilagano incontenibili nell’attenzione del lettore. Il ritratto è realistico e gli stessi colori, opportunamente graduati, servono sia per le luci che per le ombre.
(Franco Ruinetti)