Antonio De Chiara, è nato a Salerno, vive e lavora a Firenze.
Si è laureato in Architettura a Napoli. La sua attività di pittore è stata apprezzata in varie manifestazioni in Italia e all'estero.
Fra le sue piu' recenti mostre personali: Museo di San Francesco a Greve in Chianti (Si), Galleria PiziArte di Teramo, Galleria Neoartgallery di Roma, Galleria Sekanina Larson di Ferrara. Ha inoltre esposto in collettiva in varie località italiane ed estere fra cui si segnalano: Catania, Salerno, Rimini, Verona, Milano, Reggio Emilia, Londra.
Partecipa ad alcuni dei piu' importanti concorsi di pittura nazionali ottenendo premi e riconoscimenti. Nel 2004 è fra i finalisti ed i 5 vincitori del Premio "Carlo Dalla Zorza".
Nel 2013 è stato selezionato da Vittorio Sgarbi per il Premio Bonatto Minella di Rivarolo Canavese (To).
Nel 2013 è stato selezionato da Vittorio Sgarbi per il Premio Bonatto Minella di Rivarolo Canavese (To).
Nel 2014 vince il Premio Nazionale di Pittura FighilleArte.
Una sua opera è presente nella collezione di Eugenio Borroni a MIlano (www.fabbricaborroni.it). Dal 2014 è presente con una sua opera nella collezione permanente del piccolomuseo di Fighille (Pg)
Cosi’ l'artista introduce alla sua pittura: “Mi sono avvicinato
tardi alla pittura, il quotidiano spesso fa dimenticare te stesso. La pittura è
entrata nella mia vita in modo lento, inesorabile, diventando poi un’esigenza.
Gradatamente sono riaffiorati i miei amori e le mie ossessioni adolescenziali:
il naturalismo seicentesco,la scuola napoletana del XIX° sec., il decadentismo.
In questo universo di materia cromatica, di luce, di ombra e soprattutto
penombra, mi sono inoltrato considerando il dipingere un’attività mentale, di
continua e costante ricerca. Contemporaneamente ho cercato di capire le ragioni
per cui essa era entrata in maniera così radicale nella mia esistenza, e non lo
comprendo Nelle mie tele cerco di rappresentare il reale... spesso il suo “assurdo”;
Le attese, le sospensioni, le pause, la loro magia. Le figure che rappresento
sono dei luoghi di storia e memoria recuperata. Mi interessa una pittura
radicata nel contemporaneo. Ma quali sono i segni che costituiscono il
linguaggio che oggi può meglio rappresentare la contemporaneità in arte? Se per
contemporaneità si intende la distruzione della COMPOSIZIONE, STRUTTURA, FORMA
e l’annullamento dei segni che costituiscono memoria, allora la mia pittura non
è contemporanea. La mia è una contemporaneità che cerca di recuperare una
tettonica di segni appartenenti ad un linguaggio “classico” e per questo
sospeso, con un tentativo di costruzione compositiva della forma che deve
permettere di evocare ad altro, superando la mera oggettività. Solo in questo
modo il mio figurativo trova compimento e giustificazione".
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