lunedì 13 settembre 2010

Un museo unico in Valtiberina


Franco Ruinetti direttore onorario del piccolomuseo di Fighille
Un museo unico in Valtiberina 
(di Franco Ruinetti)

Il PiccoloMuseo racconta qualche secolo di storia, oltre a quella recente, di Fighille. 
I mattoni del soffitto, erosi dal tempo, collocati in sede a taglio per formare crociere ed archi a tutto sesto, sottolineati dalle righe bianche della calce, nutrono una segreta magia, prendono per mano l’immaginazione. Quella costruzione è la caserma della dogana, dove finisce un mondo e ne comincia un altro. 
I gendarmi pontifici perquisiscono, controllano le merci, perché l’Italia, frantumata in tanti stati, è un’espressione geografica, così Fighille dipende dal papa-re, mentre Anghiari e il suo contado appartengono al granducato. 
I viaggi nel tempo, non essendo organizzati dalle agenzie, sono liberi, indipendenti. Quindi possiamo volare intorno agli anni dell’Unità, quando il romanticismo ha acceso negli animi un sentimento forte fino al sacrificio. A Fighille ci sono case, non ville, nel silenzio tra i campi di grano e di fieno. 
Il luogo, ripescato in quell’epoca lontana con la nostalgia di un sogno, è bello lo stesso, anzi appare maggiormente bello perché forse più vivo, con i buoi che tirano il carro nella strada sterrata, con quella gallina che, uscita dal nido declama impettita il coccodè per annunciare al mondo il suo uovo. 
Dall’ultimo scorcio del 1860  in avanti questo edificio non è una caserma a tutela della vivisezione di un popolo, ha finito di svolgere un ufficio pubblico e successivamente è abitato da privati cittadini. Per un certo aspetto risulta degradato, poi, nella girandola delle stagioni, è lasciato andare. La posizione è panoramica, al centro dell’abitato domina la piana del Tevere, è come un gran vecchio, con vari acciacchi, ricco di memoria. Dopo, molto dopo, la ex vegliarda Dogana, ha un sussulto. Col nuovo millennio recupera un’altra giovinezza ed è chiamata a svolgere una funzione che non era immaginabile. L’iniziativa ed il merito sono della Pro Loco. Il restauro valorizza le parti originarie, ora sembra che il presente ceda il passo, s’inchini all’antico. 
Gli ambienti, che suscitano emozioni indefinibili, sono funzionali per assolvere a quest’ultimo compito.
Nelle stanze di confine, dove, giorno e notte, c’erano i gabellieri e squillavano i riflessi delle armi, ora si modula una polifonia di colori, che provengono da ogni latitudine, perché l’arte non ha frontiere.
L’immobile ospita un Museo, Piccolo, ma pur sempre con la lettera maiuscola. I suoi muri raccontano la storia del rinomato concorso di pittura, che ha superato la XXIX^ edizione e ha reso illustre Fighille nel campo dell’arte.
E’ nato da poco, nel 2001 e, per ora, espone solo quadri. La dotazione è in incremento. Già è stata aperta un’altra sala. I dipinti, derivanti, appunto, dagli annali della manifestazione pittorica, sono degli artisti valutati ai vertici delle graduatorie sia nella sezione ‘opere da studio’, sia nell’estemporanea. Si può affermare che qui non si incontrano i rari mostri sacri che ritengono di volare al di sopra delle competizioni. La loro presenza, anche se certamente autorevole, sarebbe fuori tema perché tali autori non hanno avuto alcun rapporto né con la località, né con la rassegna. Si ammirano, comunque, testimonianze di artisti che, mettendo in gioco se stessi, hanno ottenuto le massime soddisfazioni e riconoscimenti e che da questi ambienti del PiccoloMuseo (l’aggettivo potrebbe cadere) contribuiranno a parlare nel futuro dell’arte nel nostro tempo.
Un Museo così è unico nell’Alta Valtiberina. 
Nacque da una felice intuizione proprio a Fighille, dove la gente ha risposto con grande attenzione ed interesse alle proposte dei pittori, alle suggestive provocazioni che provengono dalle tele. Certamente queste, nel volgere degli anni, hanno concorso ad affinare la sensibilità per il bello estetico, così che in molte case, oggi, si incontrano lavori e, spesso, capolavori di bravi o molto bravi interpreti di tutte le tendenze, tra le quali primeggia la chiarezza del genere figurativo.