Giorgio
Grossi è nato a Rimini nel 1938, ha avuto fin da bambino la passione per il
colore e il disegno. Nel 1964 ha iniziato a dedicarsi alla pittura e alla
scultura, inizialmente come autodidatta, in seguito poi ha frequentato la
scuola d’Arte “U. Folli” a Rimini seguendo l’insegnamento del Prof. E. Berardi.
Ha conseguito subito ottimi risultati grazie al suo stile poliedrico e alla sua
fantasiosità, passando dalla pittura alla scultura. Ha allestito mostre
personali ed ha partecipato ad esposizioni collettive nelle più importanti
città italiane, ottenendo diversi premi. Ha fondato ed è Presidente
dell’Associazione Culturale “Arte Marecchia”. Attualmente ha adottato una nuova
tecnica: dipinge a spatola con intonachino e sovrapposizione di vari tipi di legno,
stile che è stato molto apprezzato e ha riscosso numerosi consensi di pubblico
e critica. Poiché ama la sua città, ha donato molte delle sue opere a Ospedale,
Case di Cura, Strutture Termali, Ricoveri per anziani, Tribunale,
Confartigianato e alcuni bar e alberghi della città. Le sue opere figurano,
inoltre, in molte collezioni private in Italia e all’estero.
Sull'artista Grossi il prof. Franco Ruinetti ha scritto questo testo critico:
“Il talento dell’artista si coniuga con la fantasia della natura e i risultati sono sorprendenti. Il linguaggio di Giorgio Grossi è nuovo in arte, eppure si deve riconoscere che deriva, in stretta coerenza, dalla tradizione figurativa e il medium costituente l’aspetto primario degli elaborati nient’altro che il legno. La creatività trova una luce originale nei mezzi e nei percorsi antichi. Le opere, nature morte e paesaggi toscani compresi, vengono incontro con quella luce inedita, che racconta il piacere di vivere con un velo di ironia e che ha un accenno di sensualità nel rosso breve delle bocche, in qualche paesaggio cromatico insistente, negli occhi piccoli, penetranti, che guardano chi li guarda.”
Questo un breve pensiero critico di L.Weber sull'opera di Grossi:
“…Si tratta di lavori nati interamente dall’assemblaggio di tasselli di legno, sintesi tra un pannello intarsiato, un bassorilievo e una tecnica mista, sui quali l’autore è poi intervenuto con aggiunte pittoriche, ma più spesso, l’alternanza cromatica deriva dalla pura e semplice giustapposizione di legni differenti…”
Questo un pensiero critico di Milena Massani sull'opera di Grossi:
Giorgio Grossi, è abile maestro che si avvale di una modernità emblematica, giacché mira a creare dei piani architettonici, tra moderno e antico stile, sulla base degli intarsi lignei. Le crepe che dividono i segmentiformi puzzle, creano degli effetti d’incavo, che ci rammemorano le crete senesi e, sottendono risultati interessanti....
La sua mano pare aver conservato una soggettività peculiare che ricorda l’armonioso genere del mosaico anche se nei suoi pannelli rettangolari non è presente quella precisione meticolosa che nel mosaico diviene indispensabile. Il senso estetico viene appagato dai colori plurimi che riportano il pensiero ai pannelli tipici della zona dell’Urbinate dove esistono ancora delle piccole botteghe che resistono nel tempo con le loro arti prolifiche a misurarsi con le mode ed i gusti di epoche passate, che ci lasciano il sapore di un antica paziente tradizione quella dell’intarsio e dell’arte intesa come recupero dei momenti dello spirito, là dove per creare si richieda solitudine e raccoglimento.
Che Giorgio sia anche pittore valente non v’è dubbio alcuno, cosicché la felice scelta delle variabili cromatiche, gli assicura da parte del pubblico, una sincera ed univoca adesione. Suoi legnami preferiti sono quelli derivati dall’ulivo, dalla quercia e dal noce, ma egli non disdegna creazioni con legno povero, che garantiscono anche una sicura resa di primitivismo così che ci vengono in mente anche i legni di recupero, e le antiche opere di restauro dei vecchi pescherecci o delle vecchie imbarcazioni, che grazie alla solerte mano dell’uomo riprendono la via del mare… Esprimono dunque queste opere, un respiro atto a sottolineare le varie modularità ed i passaggi di un lavoro certosino, un operato, che ci riporta agli antichi intarsi delle vetuste sagrestie, alla vita nei monasteri Benedettini o Francescani, a quella vita povera scandita da un tempo illimitato, dove tutto pare sospeso e fisico. Nei gesti consueti che il legno esorta a compiere per levigare e pulire, si possono riscontrare le tessiture sincrone della vita, in un trasporto verso la simbiosi con la natura nel rispetto per l’ambiente ed il soggiacere inerte, ma pacifico da parte dell’uomo, alla costante delle risorse intrise di naturalismo che questi padiglioni d’arte, per una breve alternanza spalancano.