"Non ricordo come venni a conoscenza di un concorso in una piccola frazione di un comune umbro quasi assediato dalla Toscana. Non so se ricevetti l'invito o fu un collega pittore a parlarmene; sta di fatto che il sabato precedente alla prima domenica di Ottobre del 1984 varcai per la prima volta le campagne di un paesino delizioso dal nome inconsueto: Fighille in comune di Citerna. Erano passati sette anni dall'ultima volta che avevo preso parte ad un concorso di pittura. Prima ne avevo fatti ben 180, ma poiché il gravoso lavoro di chimico non mi lasciava il tempo per affrontare adeguatamente tanto i concorsi, quanto le mostre personali, alla fine avevo optato per quest'ultime poiché ritenevo che in una rassegna personale, il pittore avrebbe avuto l'opportunità di farsi conoscere in modo più approfondito. Però, nel cuore, mi era rimasto il desiderio, dettato anche da tanta nostalgia, di ritornare qualche volta almeno, a competere con altri artisti.
Quanti anni di militanza avevo fatto gareggiando con cari amici ed ottimi artisti quali, per citarne solo alcuni, Giorgio Rinaldini e Guerrino Bardeggia! Ma ne potrei nominare qualche decina di altrettanto validi e non soltanto romagnoli. Così quella mattina del sei Ottobre 1984 mi presentai con le mie tele per la timbratura. Ricordo la trasparenza dell'aria che, essendo di prima mattina era frizzante e di una luminosità tra il giallo tenue ed il verde smeraldino. Intorno, la campagna era come incantata in un silenzio ed una fissità senza tempo. Fu il mio primo incontro con Americo Casi. Un uomo eccezionale che ben presto divenne un sincero amico. Era di poche parole, ma di tanta concretezza. Era riservato, ma molto disponibile, profondamente umano ed onesto. Così come la sua sposa, la cara Angela che mi diede ospitalità in seno a tutta la sua famiglia ove i figli Valerio e Silvia erano ancora ragazzini.
Allora, non si era in molti a gareggiare; dai 50 ai 60 in tutto, ma Bardeggia già c'era. Ed era un osso duro, difficile da battere. Le prime edizioni del concorso, prevedevano solo l'esecuzione in estemporanea e poiché io, da sempre, avevo dipinto quasi esclusivamente “en plein air”, mi impegnai al massimo delle mie capacità nel ritrarre, possibilmente interpretandolo, il paesaggio del paese che mi ospitava. Devo dire che mi andò bene, poiché vinsi diverse volte. Ma non è di me che voglio parlare bensì del giovani che alla scomparsa prematura di Americo, presero le redini del concorso portandolo, in tempi più recenti ad una importanza nazionale ed istituendo il cosiddetto “Piccolo Museo” che in realtà è grande non per superficie, ma per contenuto. Con grandissima passione e con tante iniziative collaterali al concorso, condotte con intelligenza ed originalità, coadiuvati da tanti altri volontari e con la perizia del critico d'arte Franco Ruinetti, hanno realizzato in Centro Italia un importante polo artistico e culturale che nel giorno della festa più importante del paese, quella del loro patrono, San Michele Arcangelo, organizzano e danno vita ad una delle rassegne artistiche più belle del nostro paese. "