martedì 21 maggio 2019

Il concorso di pittura (by Franco Ruinetti)

 


IL CONCORSO DI PITTURA

Fighille, tutto l'anno addormentata nel seno della valle, si sveglia d'improvviso in occasione della festa patronale quando si svolge anche il concorso di pittura da me frequentato non certo come autore, che mi piacerebbe esserlo, però non ne ho la stoffa, ma perché membro della commissione giudicatrice. In quei due giorni all'inizio di ottobre arriva gente da tutte le latitudini. Questo villaggio, che non è neanche un puntino nelle carte geografiche, da qualche decennio è diventato una capitale dell'arte militante. La rassegna, che si svolge nelle sale dell'edificio scolastico e all'esterno di esso, attira una folla formicolante, che certamente fa piacere perché è la misura del gradimento, ma ostacola le operazioni degli organizzatori e della giuria, che si svolgono frenetiche soprattutto la domenica mattina quando tutto deve essere sistemato e definito.

“Franco, dov'è Franco? È tanto che lo cerco.”

“E' al gabinetto, deve pensare.”

“Non è vero, sono qui.”

“Ah, eccolo, non l'avevo visto perché mi mancano gli occhi di dietro.”

Sandro o Alessandro, l'ingegnere che si trasforma in uomo ragno, è visibile da lontano perché in alto, traballante sulla scala a libretto per appendere i quadri ai chiodi vicini al soffitto.

Sabia passa facendosi largo a fatica con un gran quadro della sezione estemporanea.

“Attenzione, la vernice è fresca.”

Ha ragione a vociare l'allarme perché io, anni or sono, non prestai attenzione così feci col lembo della giacca una bandiera bianca rossa gialla e causai altri pastrocchi.

Michele è in fondo all'ampio corridoio. Intrattiene quelle persone che vogliono vedere i quadri di dimensioni contenute. “Nelle botti piccole c'è il vino buono”. Ne ha delle cataste e le sfoglia come fossero libri. “I gioielli non sono patate”. Lui pure è un pittore, che ha fatto mostre e vinto concorsi. Però dice che non dipinge più, ma non ci credo.

“Gino, o Gino!”

“Scusa, ci vediamo dopo, sennò mi scappa un'idea.”

“Se ne va, sembra che scivoli, sarà mica incontinente?”


Non si ferma, frulla come una girandola, è il motore del concorso, ce l'ha tutto nella testa, non ha neanche fatto colazione.

Marcello è seduto all'ingresso per registrare nel computer i concorrenti. Davanti a lui staziona una fila di persone come alla cassa del supermercato nell'ora di punta. Ogni tanto anche lui scompare e l'organizzazione sembra che scricchioli, invece, tutto fila liscio.

Anche io passo da una stanza all'altra, mi fermo un po' davanti a quei quadri che pare mi chiamino, salgo al piano di sopra, scrivo qualche appunto par non dimenticare le impressioni. E c'è chi mi parla, mi rompe il pensiero.

“Chi vince quest'anno?”

“Quello che arriva primo.”

Anche gli altri componenti della giuria fanno come me, prendono visione delle opere per fare una loro personale graduatoria. Quando ci incontriamo ci scambiamo occhiate, pareri, ma più a cenni che a parole per non farci capire dai visitatori, soprattutto dai concorrenti.

Un pittore mi ferma:

“Io sono anni che vengo e non vinco mai.”

“L'importante è partecipare.”

“Bravo! Sarebbe come dire che l'importante è di avere appetito, non di mangiare!”

Non so cosa rispondere, faccio finta di avere fretta.

Ad un tratto Gino mi chiama, vuol sapere sottovoce, in segreto, cosa penso io e mi riferisce le opinioni degli altri che compongono la giuria. La graduatoria definitiva dovrà essere concordata, però c'è già convergenza sulla rosa degli aspiranti al podio. Nel frattempo spetta a me cercare argomenti per poi stilare le motivazioni e, per ordinare gli appunti in solitudine, in una piccola oasi di tranquillità, mi ritiro in camera di consiglio, al gabinetto. Il lavoro lo definirò quando la gente sfollerà l'edificio, verso le sei del pomeriggio. A quell'ora scenderà nel piazzale per la premiazione, sotto un sole garbato che ha fatto un patto con gli organizzatori perché l'atto finale dell'evento si è sempre svolto assistito dal bel tempo. E io mi siederò ad un tavolo sicuro finalmente che nessuno mi farà gli sgambetti ai pensieri.

Il concorso è ricco di premi acquisto, ma anche di altri premi gustosi, mai visti in altre rassegne culturali. Si tratta di confezioni di vino e di prosciutti. Che sono graditi e se ne spacciano molti.

Il concorso di Fighille, forse il più longevo, è la festa nazionale dell'arte. Il giorno successivo questo villaggio riposa di nuovo nel silenzio antico, che sembra di essere lontano dal mondo.

Franco Ruinetti
Illustrazioni di Man