Ci fermiamo, io e mia moglie, come
qualche altra volta, ad un ristorante sull'Appennino toscano.
"Che fortuna professore
rivederla! Ma ha ordinato?"
Il proprietario-cameriere era stato
mio alunno alla scuola superiore.
"No, siamo qui per caso, non era
nostra intenzione..."
"Mi dispiace, non ho un tavolo
libero, però potrei sistemarvi in quel tavolo laggiù, vicino alla finestra, con
altre due persone."
"Va benissimo, staremo in
compagnia."
Ci presentiamo: "Franco, Franca,
Laila, Roberto. Piacere, piacere". Ci sediamo.
Lei è bella fuori misura, una
giovinezza che abbaglia, lui scuro, è la sua ombra.
Laila risponde al telefonino e parla
mentre mangia, parla mentre beve; io mi sento a disagio, guardo mia moglie che
mi guarda, guardo Roberto che guarda lei e dondola la testa in segno di
continua approvazione, d'altronde non può fare altro perché le ombre si muovono
solamente, non hanno le parole.
Laila è tutta impostata come in una
continua recitazione e, per me, tanta avvenenza perde qualche colpo. Ma come
parla! Tra tutti quegli 'o cappa, o cappa, okay', la sento pronunziare 'non mi
tange' e poi tira fuori 'il mio ego'. La consecutio temporum e la logica fanno
sobbalzi paurosi. Comunque devo riconoscere che la bellezza resta, è un valore.
Cerco di non ascoltare. Mangio, ma, pure non volendo, non posso fare a meno di
tendere l'orecchio.
"Sono felice, troppo, troppo, tro
oppo felice."
Tanta gioia mi trasporta in una festa
paesana dove scoppiano i palloncini colorati come una gragnola di botti a capo
d'anno. Ho anche pensato che, se si spostassero i secoli, una giovane donna
così dovrebbe sposare Giacomo Leopardi. Però, dopo che è trascorsa l'idea di
fare il paraninfo, mi si è presentato il ricordo di una poesia, non fortunata
quanto meriterebbe, di Guido Gozzano.
Verso la fine del pranzo si presenta
il mio ex alunno in giacchetta bianca:
"Cosa vi porto: dolce, frutta,
caffè?"
"Niente, passiamo dalla cassa,
abbiamo fretta... grazie della compagnia."
Prodigio: l'ombra parla: "A rivederci."
Tornando in macchina verso casa, mia
moglie dice che le sembro lontano, chiuso nel silenzio.
"E' vero, le rispondo, cerco di
recuperare L'isola non trovata, che mi è albeggiata
davanti quando la Laila si è dichiarata troppo contenta, troppo..."
"Beata lei! E' giovane, bella, ha
la salute, l'appetito, ha un compagno che pende dalle sue labbra!"
Mezzo secolo fa avevo letto e
periodicamente riletto quella poesia discorsiva. Ora, verso dopo verso,
richiamata dalla circostanza, mi si ripresenta, non intatta perché nella fatica
di superare la lunga via del tempo ha perso (o meglio: ho perso) le rime. Parla
dell'isola della felicità, 'troppa' per la commensale, impossibile per il
poeta, il quale attesta che il re del Portogallo la regalò al cugino re di Spagna.
Quindi i sovrani cercarono di raggiungerla, ma questa, sospinta dal vento,
veleggiava scivolando sul mare, così che ora sembrava vicina, poi appariva
lontana, in fondo all'orizzonte. I due parenti monarchi non si arresero e non
hanno mai smesso di inseguirla.
Essi sono i protagonisti di un
racconto fresco come una fiaba, nello stesso tempo reale e surreale.
A Gozzano si sono ispirati, hanno
fatto eco, altri successivi cantori come Bennato e Guccini. Per loro tale
sentimento, sorriso della vita, è illusione, mentre, mi rammento che, per la
Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti, è un diritto di tutti.
Ho ancora presente la giovane
dirimpettaia a pranzo, la porto nello schermo della mente. Forse non è una
sciocca; sarà probabilmente più seria di certi personaggi famosi? E' una
persona che sogna ad occhi aperti, è poetessa oppure svolazza sulla
superficialità?
Io credo che la felicità esiste, è una
amica che ogni tanto incontriamo.
Tutti siamo navigatori col desiderio
di approdare nell'isola, fosse anche solo uno scoglio, sospinta dal vento e la
raggiungiamo per riprendere il fiato, poi di nuovo ci ritroviamo
sbalzati tra le onde a lottare con affanno, certi di poter vivere ancora
qualche altro dono azzurro, sereno.
E' un'isola preziosa, non è vero che
non c'è. C'è. E' cercata con indomito istinto dalla speranza, che la trova. Ma
la bonaccia dura poco.
Franco Ruinetti