martedì 3 marzo 2020

Dal ristorante alla felicità (by Franco Ruinetti)

 




Ci fermiamo, io e mia moglie, come qualche altra volta, ad un ristorante sull'Appennino toscano.

"Che fortuna professore rivederla! Ma ha ordinato?"

Il proprietario-cameriere era stato mio alunno alla scuola superiore.

"No, siamo qui per caso, non era nostra intenzione..."

"Mi dispiace, non ho un tavolo libero, però potrei sistemarvi in quel tavolo laggiù, vicino alla finestra, con altre due persone."

"Va benissimo, staremo in compagnia."

Ci presentiamo: "Franco, Franca, Laila, Roberto. Piacere, piacere". Ci sediamo.

Lei è bella fuori misura, una giovinezza che abbaglia, lui scuro, è la sua ombra.

Laila risponde al telefonino e parla mentre mangia, parla mentre beve; io mi sento a disagio, guardo mia moglie che mi guarda, guardo Roberto che guarda lei e dondola la testa in segno di continua approvazione, d'altronde non può fare altro perché le ombre si muovono solamente, non hanno le parole.

Laila è tutta impostata come in una continua recitazione e, per me, tanta avvenenza perde qualche colpo. Ma come parla! Tra tutti quegli 'o cappa, o cappa, okay', la sento pronunziare 'non mi tange' e poi tira fuori 'il mio ego'. La consecutio temporum e la logica fanno sobbalzi paurosi. Comunque devo riconoscere che la bellezza resta, è un valore. Cerco di non ascoltare. Mangio, ma, pure non volendo, non posso fare a meno di tendere l'orecchio.

"Sono felice, troppo, troppo, tro oppo felice."


Tanta gioia mi trasporta in una festa paesana dove scoppiano i palloncini colorati come una gragnola di botti a capo d'anno. Ho anche pensato che, se si spostassero i secoli, una giovane donna così dovrebbe sposare Giacomo Leopardi. Però, dopo che è trascorsa l'idea di fare il paraninfo, mi si è presentato il ricordo di una poesia, non fortunata quanto meriterebbe, di Guido Gozzano.

Verso la fine del pranzo si presenta il mio ex alunno in giacchetta bianca:

"Cosa vi porto: dolce, frutta, caffè?"

"Niente, passiamo dalla cassa, abbiamo fretta... grazie della compagnia."

Prodigio: l'ombra parla: "A rivederci."

Tornando in macchina verso casa, mia moglie dice che le sembro lontano, chiuso nel silenzio.

"E' vero, le rispondo, cerco di recuperare L'isola non trovata, che mi è albeggiata davanti quando la Laila si è dichiarata troppo contenta, troppo..."

"Beata lei! E' giovane, bella, ha la salute, l'appetito, ha un compagno che pende dalle sue labbra!"

Mezzo secolo fa avevo letto e periodicamente riletto quella poesia discorsiva. Ora, verso dopo verso, richiamata dalla circostanza, mi si ripresenta, non intatta perché nella fatica di superare la lunga via del tempo ha perso (o meglio: ho perso) le rime. Parla dell'isola della felicità, 'troppa' per la commensale, impossibile per il poeta, il quale attesta che il re del Portogallo la regalò al cugino re di Spagna. Quindi i sovrani cercarono di raggiungerla, ma questa, sospinta dal vento, veleggiava scivolando sul mare, così che ora sembrava vicina, poi appariva lontana, in fondo all'orizzonte. I due parenti monarchi non si arresero e non hanno mai smesso di inseguirla.

Essi sono i protagonisti di un racconto fresco come una fiaba, nello stesso tempo reale e surreale.

A Gozzano si sono ispirati, hanno fatto eco, altri successivi cantori come Bennato e Guccini. Per loro tale sentimento, sorriso della vita, è illusione, mentre, mi rammento che, per la Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti, è un diritto di tutti.

Ho ancora presente la giovane dirimpettaia a pranzo, la porto nello schermo della mente. Forse non è una sciocca; sarà probabilmente più seria di certi personaggi famosi? E' una persona che sogna ad occhi aperti, è poetessa oppure svolazza sulla superficialità?

Io credo che la felicità esiste, è una amica che ogni tanto incontriamo.

Tutti siamo navigatori col desiderio di approdare nell'isola, fosse anche solo uno scoglio, sospinta dal vento e la raggiungiamo per riprendere il fiato, poi di nuovo ci ritroviamo sbalzati tra le onde a lottare con affanno, certi di poter vivere ancora qualche altro dono azzurro, sereno.

E' un'isola preziosa, non è vero che non c'è. C'è. E' cercata con indomito istinto dalla speranza, che la trova. Ma la bonaccia dura poco.


Franco Ruinetti