martedì 21 agosto 2018

Un caso di empatia... (by Franco Ruinetti)



Davanti a casa ho un pizzico di giardino e, dalla primavera, esco per un quarto d'ora per sostare seduto all'ombra dell'albero del fico a godermi quai quattro spiccioli di pensione vituperati ed erosi. Stamattina, sbucata dal folto del fogliame, è venuta a trovarmi una bestiola per la quale non nutro simpatia, anzi mi ha sempre suscitato una certa disapprovazione. Ma spesso i sentimenti sono come il tempo, cambiano. E' una lucertola. Me la sono vista davanti, a portata di mano. Sarà lunga una dozzina di centimetri, coda compresa. E' arrivata improvvisa, come una sorpresa, si è fermata di scatto ergendosi sugli arti anteriori, mostrando il petto e levando alta la testa, così da sembrare un esiguo monumento del rettile rampante. Io l'ho guardata e lei mi ha guardato con maggiore insistenza per colpirmi negli occhi con i dardi delle sue pupille. Ci siamo immedesimati l'uno nell'altra, come a frugarci dentro. Non ho mosso neanche un dito temendo che se ne andasse. Così si è stabilito tra di noi un rapporto piacevole, che se si chiama amore è del genere assolutamente puro, disinteressato, infatti non ha tenuto in nessuna considerazione le briciole di pane e di salsiccia che le ho portato. Mi è passata per la mente, ma è trapassata subito, la domanda se fosse maschio o femmina. Ho quindi realizzato che il sesso non era importante. Certi particolari mi parevano insignificanti in quella spirituale unione empatica.


Mi appariva ora proprio bella quella lucertola che indossava una divisa armoniosa con piccoli tocchi di verde smeraldo, di giallo e di azzurro, che si caricano di sole.
Ricordo e glielo ho detto (col bisbiglio per non rompere l'incantesimo) che l'ha cantata Neruda in una ode e che ha ispirato anche Garcia Lorca, il poeta dalla fantasia senza le briglie, il quale l'ha definita 'goccia di coccodrillo'. E poi le ho detto, ancora con un filo di voce (per non farmi sentire da mia moglie) che prenderò la penna e parlerò di lei non perché voglia competere con certi mostri sacri, ma perché è una mia necessità: di tanto in tanto devo scrivere per vuotare la testa.
D'improvviso uno scossone mi ha destato al presente. La lucertola è scomparsa tra il fogliame rapida come il baleno. M'era saltato addosso il mio gatto certosino pesante sette chili e ha miagolato la sua gelosia mentre puntava fisso nel disordine del giardino. Poi ha guardato me in modo che mi è sembrato sospetto. Allora l'ho spinto in terra non accettando che le mie facoltà mentali fossero indagate da un semplice felino, anche se nobile.


Franco Ruinetti