martedì 9 luglio 2019

Brancolando... (by Franco Ruinetti)

 



BRANCOLANDO
Saltuariamente indugio a pensare e forse sbaglio perché non concludo niente, spreco il tempo e mi rimane l'amaro in bocca. Mi passano per la mente cose più grandi di me, arrivo ai massimi sistemi, mi misuro anch'io a singolar tenzone con i mulini a vento. Mi pongo certe domande come: che cosa è la vita? chi sono io? da dove vengo? dove vado? cosa sono il tempo e lo spazio? Questi interrogativi, da sempre, agitano i filosofi, specificatamente gli esistenzialisti, ma mi sembra che non ne abbiano mai cavato un ragno da un buco. Menano il can per l'aia, Fanno fare acrobazie ai pensieri. Altro argomento che mi balza a galleggiare sull'attenzione: tutti nasciamo smemorati, non ricordiamo niente del luogo dove eravamo. Eppure non lo dovremmo dimenticare se è vero, come è vero e ne sono convinto, che l'anima è eterna. In verità qualcosa del passato resta: gli istinti. Ecco, siamo fieri della nostra intelligenza e continuamente ci misuriamo in duelli mentali, ma il suo orizzonte breve è invalicabile.

Quando ero adolescente o ancora giovane avevo frequenti apparizioni bionde con sorrisi luminosi e promesse di felicità. Non mi ponevo tanti problemi. Ora non è più così, vorrei sapere cosa c'è accanto a noi, che non lo vediamo e mi sento randagio nella vita. A volte m'illudo di essere tutto, sennò mi riconosco come un fiocco di nuvola nel meriggio estivo destinato a dissolversi nel sole.

Allora, non devo restare a poltrire in poltrona, l'ozio porta confusione nel cervello, invece quando vado alla bocciofila a giocare a tressette non m'accorgo d'essere al mondo.

La filosofia è una materia capace di stregarti e io, da giovane, ne ero posseduto, tanto che ci feci la tesi di laurea, ma poi l'ubriacatura, almeno in parte, mi passò, perché giudicai molti pensatori presuntuosi in quanto pretendono di sapere tutto, troppo, invece certi loro concetti sono buchi nell'acqua. Li avevo considerati come fari nella notte. Poi le loro luci mi si sono annebbiate. Perciò, in un certo senso, mi sento apostata o quasi.

Tuttavia continuo talvolta a filosofeggiare, perché al cervello non si comanda, è lui il direttore d'orchestra. Quegli argomenti, che non hanno soluzione, mi portano lontano a fluttuare nell'indistinguibile dell'infinito. E so che, se esprimessi le mie idee ad un filosofo professionista, ma me ne guardo bene, mi sparerebbe anatemi. Avrebbe ragione, come io ritengo di avere ragione, infatti ho imparato questo speciale sofisma dai politici: la ragione è una prostituta, è di tutti. Col passare del tempo mi sono sempre più avvicinato alla poesia e anche con questa m'accorgo di cavalcare le onde del mare, ma almeno, quando, ad esempio, il Carducci mi dice che la vita “è l'ombra di un sogno fuggente” mi sembra di incontrare parole di velluto, che mi soddisfano, lasciano incantato e mi ritrovo nel mistero senza sapere dove sono.

Continuo a brancolare. Riconosco di essere fuori misura quando mi preoccupo della corsa del mondo nell'universo e temo che esso incontri qualche ostacolo. Invece sono poco interessato agli scontri tra i partiti e al debito pubblico, inoltre ancora ragiono più spesso sull'aldilà piuttosto che sul di qua.

Una sera d'estate passeggiavo con Gigi, un geometra conosciuto di recente, uomo pragmatico.

Dove andremo a finire?”

La domanda gli suonò stonata e mi guardò.

Che intendi dire?”

Gli spiegai grossomodo di essere scantonato nell'escatologia, cioè in un ramo di quella filosofia che voglio ripudiare, ma che è impossibile debellare del tutto.

Rispose risoluto:

Lo so.”

Ah sì, e dove?”

Al cimitero.”

Aveva risposto in modo definitivo ad una domanda che non poteva avere una risposta convincente. Rimasi spiazzato, quindi rinnovai l'inutile proposito di non brancolare tra l'essere e il non essere. L'ideale, pensai, è quello di distendermi fiducioso nella poesia della vita, cioè nella luce che squarcia il buio ed è un regalo, il più grande: ogni giorno un miracolo.




Franco Ruinetti
Illustrazioni di Man