A FRUSTO A FRUSTO”
1) Le bugie hanno le gambe corte: fanno lo sgambetto.
1) Le bugie hanno le gambe corte: fanno lo sgambetto.
2)
L'arte ferma il movimento, che è vita.
L'arte
uccide la realtà per farla rinascere con l'anima nuova, quella dell'artista.
L'arte
ferma il tempo, tende all'eterno.
3)
Quando andrò in paradiso chiederò ai comandanti di non abbandonarmi nell'eterno
riposo, ma di consentirmi di lavorare. Perché io ho sempre disprezzato la
poltrona: fa venire la ruggine alle giunture e poi l'ozio favorisce i malanni.
A me piace sudare, essere utile. Potrò impegnarmi nei campi (Elisi), nei
boschi, all'aperto, non vorrò fare l'impiegato a sedere, neanche nelle stanze
dalle grandi vetrate che danno sulle montagne innevate o sugli oceani. E se non
ci saranno poderi o orti da coltivare, potrò dedicarmi ai giardini, alle
aiuole, alla cura dei fiori colorati, profumati, che crescono in quel luogo per
farlo bello, desiderabile. In paradiso!? Certamente. Infatti sono convinto che
di là non ci sia altro, perché l'inferno è di qua con a capo i presidenti, gli onorevoli,
le eccellenze.
4)
Volevo mettere dentro al libro tutta la mia anima, ma non riesco a prenderla,
mi fa marameo.
5)
Quando la Gigina presentò alla madre il suo primo fidanzato quella storse la
bocca, ma disse: “Piacere.” Poi, quando furono sole, pronunciò il giudizio:
“Potevi trovarne uno migliore, quello è proprio un catorcio.” La figlia rimase
male, ci pensò su, rispose: “E' bello dentro.” La madre la guardò, scrollò la
testa, concluse: “Ti sei innamorata della radiografia.”
6) Sul
tuo viso spunta il sole. Col sorriso.
7)
Ottanta anni: il tempo non si vede e non si ferma, ma sempre più profonda
incide la sua firma.
8) Fui
invitato ad una cena e, allo stesso tavolo, di fronte a me, c'erano due
cacciatori, che più bevevano e più ne avevano ammazzati. A parer mio
soprattutto sparavano bugie. Però le raccontavano bene perché mi sembrava di
veder piovere germani e allodole, stramazzare cinghiali, lepri, caprioli.
“Tu sei cacciatore?”
“Sere fa, di notte, sopra Brancialino, mi capitò un
fagiano in mezzo alla strada, stava fermo stordito e confuso, abbagliato dai
fari. Frenai per non prenderlo sotto. Era una festa di colori, grosso e bello.”
“Ti posso dire una cosa? Ma non avertene a male.”
“Parla pure.”
“Più era bello e più sei scemo!”
9) La
natura mi ha dato gli occhi per non vedere. Spero di vedere quando non avrò più
gli occhi.
10) Ho
molti quadri sulle pareti di casa, ma il più bello è la finestra che dà sulla
campagna. La luce e i colori cambiano continuamente. In quella cornice vivono e
trascorrono tutte le stagioni. Mi piacciono i tramonti e, quando posso, li
guardo. In nessuna pinacoteca sono appese sui muri opere così suggestive,
talvolta st0ruggenti. Il tramonto è sempre la morte. Che può essere bella,
altisonante di rosso e di nero. Però io vorrei andarmene una sera d'autunno
quando il cielo è coperto da una coltre di nuvole, nelle brume della
solitudine.
Anche
le finestre aperte sulla strada del paese sono quadri. Pieni di vita,
raccontano i rumori, la fretta della gente. Nelle notti quiete il silenzio è
surreale, mentre, se passa il vento, urlano le imposte, le lampade fanno
l'altalena.
11)
Molti che si dedicano all'arte si sentono geni incompresi perché vedono i loro
lavori con la lente d'ingrandimento.
12) Una
signora, uscendo dallo studio del fotografo, dal quale anch'io ero stato, mi
mostrò la sua fototessera:
“Dicono che sia bravo, ma guardi come m'ha fatto venire
male!”
Guardai,
tirai fuori dal taschino le mie fotografie:
“Cosa dovrei dire io che m'ha fatto senza capelli?”
13)
Stamattina, mentre ero al mercato con mia moglie, da un crocchio di persone è
spuntata, a braccia levate, una signora che poteva avere la mia età. M'ha
abbracciato festosa:
“Chi si rivede! Sei ancora giovanotto! Ne è passato di
tempo! Ti ricordi?”
“Certo, ti trovo in forma, che piacere, ecc. ecc.”
Ho
ricambiato le affettuosità.
Dopo
che ci siamo salutati mia moglie m'ha guardato severa.
“Chi è?”
“Non lo so, non la conosco, penso che si sia
sbagliata.”
Poi mi
sono sforzato di ricordare, ma niente. Ad una certa età cala la nebbia nel
cervello, si vede poco da vicino e, certe volte, niente in lontananza.
Che
figuraccia! Soprattutto con me stesso. E che muso! Quello di mia moglie.
14)
Sono andato a vedere una chiesa di campagna dove è conservata una tela con un
dipinto di autore ignoto, che risale al '500. L'ho trovata chiusa. Ho chiesto a
due donne quando poterla visitare.
“Viene un prete la domenica mattina alle 10 per dire la
Messa.”
“Perché, il parroco è morto?”
“No, è molto vivo.”
“Come sarebbe a dire?”
“E' scappato con la Mafalda, che era tutta casa e
chiesa.”
L'altra
donna è stata più precisa:
“Era tutta casa e prete.”
1. Una signora, mia
vicina di casa, vive da sola con un gatto. Un giorno era molto triste.
“Che le è capitato?”
“M'è venuto incontro con un topo in bocca. Lo tenevo
come la rosa al naso. Non lo voglio più vedere!”
“Signora, sbaglia, non deve rifiutare il regalo dal
gatto. Lui esercita la professione nella quale si è specializzato ancora prima
di nascere.”
M'ha
guardato incredula.
Il
giorno dopo ce l'aveva in collo.
16) “A
frusto a frusto”, Par. VI, 141. Capita che mi saltino in mente parole o
brandelli de La Divina Commedia. E questo vuol dire che Dante non è lontano,
non è sepolto nella cultura, anzi è un amico che offre ospitalità nel suo tempo
e regala a tutti le citazioni.
17)
Stanotte il silenzio disteso risplende sulla valle sotto la luna piena. E io
non so se sono di qua o di là.
18)
Mentre stendeva i panni sul balcone ho visto che il primo sole le ha fatto una
carezza sul volto e sulle braccia.
19)
Considerando le aggressioni all'italiano da parte delle altre lingue, con
riferimento al giardino d'Europa, oggi Dante potrebbe dire “...là dove l'okay
stona'.
20) Mia
madre,che aveva fatto la seconda elementare in zona rurale (all'epoca per una
femmina non era poco), fu inconsapevolmente la mia prima insegnante di latino
perché, tutte le sere, mi faceva ripetere le preghiere che allora si dicevano
in quella lingua. Avevano qualche strappo e mancavano di qualche desinenza. Le
rattoppai e aggiustai frequentando la scuola media.
21) Ho
scritto ad un'amica gli auguri per tutti i giorni che ancora sfoglierà e anche
per dopo. Non mi ha risposto. Forse non vuole pensare che necessariamente,
prima o poi, i fogli finiranno.
22) Il
figlio sente l'urgenza di dire grazie alla mamma quando lei, fisicamente, non
può più sentirlo.
23)
Dicono che, quando si passa di là, si veda una gran luce. Ho sempre pensato che
accadrà come a certe lampadine di una volta che, fulminandosi, facevano un
bagliore.
24) Il
giovane Alex va in palestra dove ci sono gli attrezzi per sudare a pagamento.
Secondo me farebbe meglio a vangare l'orto con suo padre. Suderebbe lo stesso
senza spendere. Ma forse io penso così perché non me ne intendo e sono rimasto
un pollo ruspante
25) Avevo
10 anni e, con i miei, a ferragosto, andai a piedi a Montecasale dove erano
salite molte altre persone per la Messa e il pranzo al sacco sotto l'ombra
delle querce. Alla sorgente incontrai una fanciulla più o meno mia coetanea. Fu
un'apparizione, era fatta di luce.
“Tu chi sei?”
“Lucilla.”
Sua
madre la chiamò.
Facemmo
pochi metri di corsa tenendoci per mano.
“Ti rivedrò a ferragosto quest'altro anno?”
“Sì.”
Fu il
mio primo appuntamento. Che si perse nel tempo.
26) Mi
sembra d'essere sul calesse e io ho le redini, ma è il cavallo che sa la
strada.
1. L'umiltà è difficile
virtù: se perde le battaglie vince la guerra.
1. Ero fanciullo quando
il sole s'è fermato nel cielo di quella mattina e ancora, nella via Aggiunti
del Borgo, scivola l'infinita processione corazzata degli alleati fatta di
autoblindo carri armati camion carichi di cannoni e grandi soldati. Rivedo la
ininterrotta sfilata tra due ali di folla, ma i rumori sono cessati. Il ricordo
vive nel silenzio dei morti.
29)
Dopo averlo visitato, il dottore gli chiese:
“Hai avuto qualcosa alle spalle?”
Menco
ci pensò e rispose:
“Sì: fasci di fieno e sacchi di grano:”
1. Ognuno di noi pensa di
essere al centro nella giostra del mondo. Forse è così.
1. Frequentavo la terza
media e la scuola mi pareva il carcere degli innocenti. Quella mattina fingevo
di ascoltare la lezione del prete biondo senza la chierica, quando sul quaderno
si posò una mosca. Allora detti una manata sul banco solo per farle paura
perché anche lei era un miracolo di vita. Ne seguì una nota che era come uno
strappo nel vestito della domenica. “Mi perdoni, ho sbagliato.” “Io, sentenziò
il professore, in questa sede sono un educatore, devo essere giusto.” Così
odiai ancora di più la scuola, ma ora, dopo tanti anni non maledico il prete
biondo perché conosco l'umana debolezza e penso che il Padreterno lo abbia
mandato dal barbiere a fargli la chierica, grande come un'aureola.
32) Da
ragazzo ero ubriaco di vita, sbandavo. Mi tesero le mani l'ostinato amore
materno e la soddisfatta cattiveria del prossimo.
33) Il
tuo sorriso m'ha fatto sempre compagnia. Se l'avessi baciato si sarebbe spento.
34) Il
fiume si perde nel mare, come la vita si perde nell'infinito.
35)
Quando tornerò là da dove sono venuto forse non ricorderò niente di dove sono
stato.
36)
Chissà? La strada verso la meta è a senso unico. La fiumana della gente arriva
alla porta sempre aperta. La supera e scompare in un abisso simile a quello di
un buco nero.
37) Mi
sento passeggero nella carrozza del mondo.
38)
Viviamo della morte. La mangiamo.
1. Io. Non sono quello
che dicono gli altri. Non sono quello che la mia storia racconta. So chi non
sono e non so chi sono. Io.
1. Telegramma agli
abitanti del futuro. “L'intelligenza è una droga. Sempre di più. Attenzione:
quando la campana rintocca zoppa, a martello, il mondo presenta i conti.”
1. Oggi, finalmente, sono
tornate le rondini. Bianche e nere, sfrecciano nell'azzurro. Le aspettavo. E'
festa. Portano una nuova primavera nell'anima.
1. Facevo il mio lavoro
nello scoperto davanti a casa. Si fermò un uomo e mi chiese:
“Ma lei è specializzato, ha la licenza?”
“No, ma lo so fare.”
“Non importa, non può farlo.”
“Allora le racconto un apologo. Un cane da pagliaio
vide una lepre e la inseguì. Questa, col fiatone e col cuore in gola, gli
disse: non puoi corrermi dietro, non hai la specializzazione. Tu sei da
guardia, non da caccia.”
“Che fa, mi prende in giro?”
“No, non ci penso neanche.”
Continuai a lavorare e, per un po', quello rimase lì,
tutt'occhi, senza parole.
43) Una sera d'inverno aspettavo, alla stazione di
Rimini, che il treno mi portasse un parente. Tutti camminavano veloci e non
guardavano un uomo che era seduto in terra appoggiato al muro, barba capelli
radi e lunghi, vestito di miseria. Sembrava lontano nell'abbandono della
solitudine. Ad un certo momento, venuto non so da quale parte, si materializzò
don Oreste Benzi. Si diresse verso di lui, gli mise le mani sotto le ascelle,
lo aiutò ad alzarsi e la manovra sbocciò in un abbraccio, che mi parve il
monumento dell'amore tra l'indifferenza e la fretta. Quell'abbraccio non si è
sciolto. Lo porto con me.
Franco Ruinetti
illustrazioni di Man