TUTTI LA
VOGLIONO
Nel piazzale
della stazione c'era, sul cavalletto, la moto Guzzi 500 del dottore e il sole
giocava con le pozzanghere, che fumigavano in una mezza mattina dell'estate.
Io, che passavo di lì, mi fermai attratto dalle cromature lucenti di quella
macchina. L'ampio slargo, a quel tempo, era tutto vuoto, mentre, al giorno di
oggi, le automobili si contendono i riquadri.
“Ciao
Franco.”
“Ma che fai
lì appoggiato alla bicicletta?”
“Ascolto, mi
piace ascoltare.”
Le parole di
una canzone avevano le ali, volavano nell'aria e mi portarono con loro. Il
testo era breve e a me noto perché lo cantava mia nonna che conosceva solo
quello. Parlava dell'Abissinia, di morette da baciare e avvertiva Menelike che
“le palle son di piombo e non pasticche.”
La voce in
sordina, contrastata dal cinguettio delle rondini, che trascorrevano in
pattuglia, richiedeva attenzione. Anche io mi misi ad ascoltare, piaceva anche
a me.
“Chi è che
canta?”
Non mi
rispose. Era in trance, fuori dal mondo. La cantante, finita la canzone, che
forse era breve oppure non ne sapeva più, la ripeteva e la ripeteva ancora.
Guardavo
Luca, così si chiamava. Mi dispiaceva distrarlo, aspettavo che tornasse da
quell'assenza.
“Luca!”
Niente,
ancora era fuori di sé, mi fece cenno di fare silenzio con l'indice sulle
labbra, dritto come un cipresso senza vento.
“Menelicche...
Menelicche...”
La canzone
mi ricordò quegli anni che avevo vissuto solo nelle pagine del libro di storia:
l'Amba Alagi, Makallé, Toselli.
“Luca,
svegliati!”
“Sì, dimmi.”
Luca era un
amico. Non lo frequentavo spesso perché lavorava e non aveva tempo di
bighellonare come me, che ero quasi studente. Ci si conosceva dalla scuola
elementare, in quarta eravamo stati, per l'intero anno scolastico, vicini di
banco. Era bravo nella soluzione dei problemi, mentre faticava nelle
composizioni come temi, diari, riassunti. Una volta il maestro giudicò certe
sue frasi asmatiche, una volta lui scrisse che le poesie erano aria fritta.
“Ma chi è
questa che canta?”
“E' la
Menca, non la conosci?”
“Sembra che
tu ci abbia una cotta!”
“Sì, mi
piace, anzi, a te lo posso confidare: mi piace proprio.”
“Ti sei
innamorato della voce?”
“Di tutta,
mi sono innamorato di tutta.”
Menca è
l'abbreviazione di Domenica, ma lei, almeno a mio parere, non era una festa.
“De gustibus
non disputandum.”
“Mi piace
proprio, ma lei sta con un altro.”
“Fossi al
tuo posto cambierei cotta.”
Parlammo a
lungo sempre in piedi nel bel mezzo del piazzale anche dopo che la melodia
canora si era spenta. Ogni tanto salutavo l'amico, ma lui mi tratteneva
tirandomi un braccio, aveva bisogno di sfogarsi, forse di essere consolato.
Pensai fosse disperso nella depressione, investito da un'idea fissa e, per me,
sbagliata. Cercavo di dirgli, non in modo diretto, ma con giri di parole per
non fargli male, che la Menca non era decisamente brutta, ma neanche bella.
D'altronde ce l'avevo presente nello specchio della mente con il naso come un
rostro e con quegli strani capelli rossi sparati a raggiera.
“Non dirmi
che è brutta, molti la corteggiano, tutti la vogliono.”
“Tu ci hai
provato?”
“No, ma lo
sa.”
Era vero.
Aveva numerosi pretendenti, ma perché s'era sparsa la voce che lei non sapesse
dire di no (poi in giro c'era tanta fame) e quando la preda è facile i
cacciatori sono bravi.
Qualche
tempo dopo li vidi in lontananza che camminavano nella via maestra l'uno a
fianco dell'altra. Mi venne l'impulso di evitarli, ma poi decisi di
incontrarli.
“Ciao Luca.”
“Ti presento
la Domenica.”
“Canta
ancora Menelicche? Com'è che conosce quella canzone?”
“Mi piace,
rispose, la cantava mia nonna.”
In seguito,
molto in seguito, seppi che si sposarono e stettero insieme una trentina di
anni senza generare figli. Quando, prematuramente, lui morì le lasciò un
cospicuo capitale. Poi l'ho rincontrata con quei capelli sempre rossi, a
raggiera, meno ispidi di quando era giovane, un po' domati dal tempo. Abbiamo
fatto finta di non vederci. Teneva per mano un vecchiotto, anche lui dotato di
un bel becco. Mi sono immaginato come fiorissero i baci all'ombra grande di
quei nasi. E ho ripensato spesso a lei, vissuta d'amore. Il quale è dei belli,
dei brutti, dei giovani, dei vecchi. E' di tutti: cieco e democratico.
Franco Ruinetti
Illustrazioni di Man