Fra gli artisti che fanno parte della storia del museo di Fighille, ci piace ricordare il Maestro Romano Rigucci a qualche anno dalla sua scomparsa. L'artista fu protagonista di una bella mostra di grafica presso il Piccolomuseo di Fighille nel 2003. Viveva appartato nella campagna umbra in un casolare nei pressi di Città di Castello dove andammo a trovarlo sul finire dell'estate presentati dall'amico Luigi Amadei titolare della Galleria delle Arti nel capoluogo tifernate. La breve visita fu l'occasione per conoscere ed apprezzare un artista unico nel campo dell'incisione, maestro assoluto della xilografia, e di visionare un vasto campionario delle sue opere molte delle quali furono poi esposte al museo.
Romano Rigucci fu allievo di Francesco Carnevali e Giuseppe Paolini all'Istituto di Belle Arti di Urbino, di Amerigo Bartoli e Mino Maccari all’Accademia di Belle Arti di Roma, di Ottone Rosai all'Accademia di Belle Arti di Firenze.
Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero dove ha colto numerosi premi e riconoscimenti. Fra le esposizioni piu importanti si possono ricordare quelle di Atene, Venezia e Varsavia. Ha inoltre partecipato a innumerevoli collettive nel mondo: Rio de Janeiro - San Paolo del Brasile - Caracas - Lima - Nancy - Lisbona - Sassari - Managua - S. J. de Costarica - Guatemala - Panama - S. Salvador Messico - Cuba - New York - L'Aja - Dordrecht - Utrecht - Groninga Guanajuato - Monterey Vienna Guadalajara - Chihuahuo - Miyazaki - Kanazawa - Osaka Magoya Sendai - Yamagata.
Ecco alcune foto scattate durante la visita al suo studio, nel 2003:
Cosi' ne parla il critico Franco Simongini:
"....... Chi è Rigucci ? Un personaggio mite e distaccato, dall'aria fine, dolce e gentile, che vive appartato in Umbria al di fuori di ogni possibile intrallazzo mercantile o di clan......C'è in lui un non so che di aristocratico e raffinato, quella raffinatezza che porta nella esecuzione delle sue xilografie, leggere, quasi vellutate, accarezzate, quei legni che stampati diventano morbidi appunto perchè Riguccí fa giungere la suo tecnica al limite della perfezione, adopera addirittura il compensato, il vile e volgare legno compensato di uso artigiano (c'è in lui amore sviscerato per l'umile materia pittorica) che intaglia leggermente e poi, nella inchiostrazione e nella stampa, manìpola con la pressìone del pollice, gioca nelle svariate tonalità del grigio, del bianco e del nero: e questa morbidezza, di mano, di tocco di polpastrello, questo sfaldare il segno xilografico consueto (e cioè rompere la nettezza secca del segno) e riportarlo ad una pastosìtà lumìnosa, Rigucci (dopo aver disegnato paesaggì e personaggi e nature morte della sua Umbrìa) l’applìca adesso a una nuova fase del suo lavoro di estrema suggestione......."
catalogo mostra a Fighille (2003) |