Il Premio Fighille, di volta in volta, riesce sempre
a superare se stesso fino a conseguire un autentico successo nazionale. Il
successo, firmato dalla Pro Loco, viene dalla gente e dagli artisti.
Se non ci fosse la gente, che festa dell'arte
sarebbe? E' lei che fa la festa. Ogni anno, il primo sabato e la prima domenica
di ottobre, cioè nel fine settimana, che si chiama week end perché fa fino da
quando la lingua italiana s'è imparentata con l'inglese, ce n'è tanta, a
ondate, una moltitudine. Passeggia, si ferma, a gruppi, alla spicciolata,
s'accalca nell'androne della scuola, nelle sale, le cui pareti sono tappezzate
con i quadri e gli spazi, come quello del grande gazebo all'esterno sotto i
pini, sono organizzati in percorsi scanditi da transenne, cavalletti a formare
labirinti di colori, dove pare sia passato l'arcobaleno per sbriciolarsi sulle
tele.
La rassegna di Fighille è tra le più longeve,
frequentate e importanti dell'intero territorio nazionale.
I fighillesi e gli altri numerosi visitatori hanno corroborato la competenza artistica, sono diventati critici sulle orme di Sgarbi, senza essere sgarbati. Ci sono anche i ragazzi, i giovani che parlano con i quadri. E questo è importante, bello perché l'arte educa, resta dentro, tiene buona compagnia. Le persone vengono perché questa è un'occasione unica per conoscere gratuitamente i dipinti di autorevoli autori contemporanei.
I fighillesi e gli altri numerosi visitatori hanno corroborato la competenza artistica, sono diventati critici sulle orme di Sgarbi, senza essere sgarbati. Ci sono anche i ragazzi, i giovani che parlano con i quadri. E questo è importante, bello perché l'arte educa, resta dentro, tiene buona compagnia. Le persone vengono perché questa è un'occasione unica per conoscere gratuitamente i dipinti di autorevoli autori contemporanei.
Ora poi, proprio davanti alla grande mostra dei
quadri, basta attraversare la via, nei versanti dell'architettura e della
scultura, c'è un altro polo d'interesse. Infatti, dove insistevano delle
vecchie e fatiscenti costruzioni edilizie, si distende una piazza dove
scivolano e saltano i raggi del sole, nel cui centro sorge “La Temperanza”, monumento
che interpreta la storia e raffigura l'anima di Fighille, realizzato
dell'artista anghiarese Gianfranco Giorni. E' un'opera che viene dall'età
classica e va oltre il tempo presente.
Però: senza gli artisti e senza i quadri la festa
dell'arte non ci sarebbe. Senza di loro la festa sarebbe vuota, non potrebbe
esistere. Invece ad ogni appuntamento vengono da tutte le latitudini, di anno
in anno sempre di più, espongono le opere da studio, partecipano
all'estemporanea, piazzano in mezzo ai prati, sui greppi i loro cavalletti,
dispongono l'attrezzatura del mestiere, lavorano en plein air, riproducono e
interpretano scorci di vita locali, un pollaio, un sorbo, un panorama dove i
monti si dissolvono nella lontananza incerta tra l'azzurro ed il celeste. Ce ne
sono alcuni sempre presenti, non hanno disertato un'edizione di questo “Premio”
inventato da Americo Casi, che era un personaggio di rilievo e tale non
appariva perché si nascondeva nella semplicità.
E' interessante dialogare con gli artisti, che sono
strani e acuti, per bene e originali, rispettosi, ma fuori dai ranghi. Le
conversazioni hanno colori luminosi, vivaci, raramente con sfumature di grigio.
Essi amano la gente, con chiunque si fermano volentieri, di più con quelli che
dimostrano di apprezzare le loro opere.
La gente, gli artisti, le centinaia di dipinti
mescolati insieme fanno grande la festa, che è una ricorrenza importante,
attesa, che mostra dove va l'arte. Ecco: dopo aver tentato strade nuove nel
secolo passato, l'arte, lo conferma questa rassegna, ha smesso di “rompere” col
passato.
Ora è più libera, cioè affonda le radici nella
tradizione mentre volge in avanti. Ciascuno arricchisce il dato oggettivo con
gli apporti del proprio talento. L'arte rispetta la verità, ma la elabora e modifica.
Gli artisti convengono numerosi a Fighille da ogni
latitudine per incontrarsi, segretamente confrontarsi e perché trovano
un'ospitalità spontanea, antica. In quei due giorni siamo subito amici, quasi
componenti di una famiglia, senza confini.
Franco Ruinetti