martedì 9 aprile 2019

La ballata intorno alle corna (by Franco Ruinetti)

 


Una volta tanto mi ero dedicato a me stesso. Infatti, da quando sono in pensione, di solito, non saprei dire cosa faccio, però è raro che mi avanzi qualche spigolo libero del giorno. Così ero immerso nell'ozio in una mattina serena di maggio. Stavo seduto all'ombra su una panchina del giardino fuori porta. Il sole e un leggero alitare di brezza giocavano con le foglie dei tigli. Io tagliavo la troppa luce strizzando forte le palpebre. Quando un uomo fracassone, precipitando a sedere al mio fianco, mi scosse con una manata sulla spalla. Le stecche della panchina cigolarono piagnucolose.

“Guarda chi c'è, ma dove sei stato fino ad ora?”

“Nel tuo stesso mondo, risposi, mentre lo guardavo sorpreso e interrogativo.

Non era una faccia nuova, però non lo inquadravo, non lo riconoscevo. Era grasso, rubicondo, col girovita come quello di una botte.

“Sono Silvano, anche se intanto la terra ha fatto 20 e più giri di rivoluzione, sono sempre Silvano di Castiglione... Svegliati vecchio rintontito!”

“E' vero, sei te, ma non sei più lo stesso perché ti sei moltiplicato! Come va?

“ Se vuoi e hai pazienza ti racconto.

“Certo, stamattina sono libero.”

“Il sole è bello quando sei all'ombra.”

“E' vero, ma che ci azzecca? Sei fuori strada.

“Quei palazzoni là, cresciuti come funghi nel dopoguerra, hanno accecato l'orizzonte. Prima si vedevano i monti. Digerisco male, il dottore ha detto che sono pieno di ansia”.

“Tu meni il can per l'aia.”

“Sì, a te devo dire tutta la mia teoria, ma mi mette pensiero, so che non sarai d'accordo.”

“Allora parliamo d'altro, della vita in generale... non ho voglia di discutere.”

“La vita dura un lampo, la verità è la morte perché è eterna.”

“Sei un filosofo!

“No: sono cornuto.”

“Ma che dici? Quella parola è una sassata!”

Silvano appariva sereno, mi guardava con un sospetto di sorriso, come quello della Gioconda.

“E' così e ci ho sofferto quando ero stupido. Mi sono anche raccomandato a San Martino, patrono della categoria e se avessi saputo come fare avrei fondato un sindacato o un partito, ma tu che manovri la penna e talvolta ti ho letto, non scrivere queste cose.”

“Va bene.”

“Poi mi sono fatto una ragione, perché sono andato oltre il mio caso, ho considerato la specie, il genere umano.”

“Ah sì! E che hai concluso?”

“Ho concluso che, uomini e donne, siamo tutti con le corna e cornificatori reali o potenziali. 


Alcuni non rientrano in questa regola o per pigrizia o perché hanno le mani legate dalla religione, dall'educazione, eccetera.”

“Ma ti rendi conto? Adesso hai scatenato una gragnola di sassate. Non sarai un po' depresso?”

Poi prese a parlare in maniera concitata e gesticolando. Non era facile inserirmi nel discorso. Ogni tanto inciampava in una specie di singhiozzo, dirottava, ma anche tra vari sobbalzi, riusciva a dare luce al suo pensiero. Che consisteva nel riconoscere agli uomini e alle donne una incontenibile carica sessuale, che la fedeltà, se esiste, è solo temporanea perché innaturale. Per lui chi non rispetta il desiderio violenta se stesso, è bugiardo.

In definitiva sillogizzava che gli onesti sono quelli che vivono secondo natura, che danno sfogo ai loro istinti, ma che l'ipocrisia imperante condanna.

“Io in questa civiltà così falsa ci sto male, non ero adatto a fare l'adulto, dove ti scagliano frecce e cavilli da tutte le parti, dove si pagano anche le pisciate. Non dovevo crescere, sono stato bene e contento solo col paravento della mia famiglia, cioè col babbo e la mamma.”

“Vai di palo in frasca, certi discorsi sono acrobatici. Ma tu hai mai tradito tua moglie?”

“Adesso no, perché se salto addosso ad una donna ci faccio una focaccia, ma prima sì, perché sono sincero, non ho rinnegato la natura, gli istinti.”

“Allora non devi lamentarti se hai le corna!”

“No. Perché le corna sono la norma. Vanno e vengono. Solo che io le ho dichiarate. Sono stato coerente. Se nascevo bisonte, elefante o, che so io, cane in libertà, non sarebbe successo niente.”

“Lo so, ma la differenza è che noi abbiamo l'intelligenza...”

“Che si è deteriorata nei secoli. E' guasta. Io, come tanti altri, per avere rispettato la natura, sono rimasto fregato. Sono stato buttato fuori da casa mia, ereditata dai miei genitori, sono randagio e devo mantenere la mia ex moglie...(pausa). Che ha spergiurato di avere il cuore bianco, mentre m'ha fatto crescere in testa un trofeo come quello di un daino... E, siccome il mio cervello è una girandola, ho cambiato idea. Riferisci pure tutta la verità, cioè quello che ti ho detto. Allora scrivi belle grandi, in grassetto, anche le mie generalità. Ora devo andare. Ci rivedremo qui domattina. Ti racconterò altre cose. Preparati a sorprenderti. Mi piace parlare con te. Ti mostrerò il mio progetto del distintivo da mettere all'occhiello.”

“Ciao.”
Non l'ho più visto.

Franco Ruinetti