mercoledì 6 febbraio 2019

Pensieri sparsi attorno al pozzo di Fighille....(by Franco Ruinetti)


 

FIGHILLE NELL'ARTE 

Americo Casi 

Sono molti i pittori che hanno dipinto scorci e vedute di Fighille. “Sempre un villaggio, sempre una campagna mi ride al cuore...” Al proposito affiorano spontanei il sentimento e tali parole del Pascoli, decadente e stragrande. In quest'angolo estremo della verde Umbria sbocciò, circa quarant'anni fa, per iniziativa di Americo Casi, il concorso nazionale di pittura. Si deve a lui anche la sezione estemporanea che impegna gli artisti a cantare, per mezzo dei colori, la sua terra, sua seconda madre.

Mario Massolo e qualche altro

 
Ora faccio alcuni nomi di autori, pochi perché la memoria mi fa salti in lungo e per parlare libero, senza dispiacere ad alcuno. Ecco: ho davanti agli occhi della mente una tela di Mario Massolo: un piccolo quadro, una grande opera. É un lavoro di 40 o 50 anni fa e non so dove si trovi ora. Rappresenta la bocca di un forno in un recesso, forse un sottoscala. Parla di vita, di quando il pane si faceva in casa, è storia, quasi ovunque ridotta in macerie. Il talento ha fatto rivivere il cuore del passato, altri tempi, con i colori forti della nostalgia. Quindi scorro alcuni cataloghi così rivedo numerosi quadri che parlano delle colture, della valle, delle case sparse. Ripetono la realtà con le voci sincere del classicismo, con buona tecnica. Celebrano questo luogo come un'enclave di quiete, dove il passato non è soffocato dal progresso, ma convive in perfetta armonia col presente. Meritano il plauso, tra gli altri, gli artisti Jan Manet, Secondo Vannini, Raffaele Tarpani, Roberto Vettoretti e, non ultimo, Riccardo Antonelli. Non condivido quelle opere, pur notevoli per disegno e senso cromatico, che propongono nudi muliebri. Certe presenze mi sembrano incongrue in contesti soprattutto agresti. 
Invece ho da sempre mentalmente ambientato in un campo di Fighille 'L'Angelus' di Francois Millet. E' un'associazione arbitraria, ma mi piace. In questo quadro c'è il silenzio, il raccoglimento, il lavoro. Potrebbe essere lo stemma della borgata. 

Enzo Maneglia ovverosia Man 

Fighille non è solo campi, case, panorami, ci sono anche i fighillesi. A diversi di essi Maneglia ha fatto la caricatura, che è a metà strada del ritratto. Ognuna di tali immagini, avara di segno, non è né l'una, né l'altra cosa, anzi lo è tutte e due insieme e molto di più perché con pochi tratti, spesso sottili, dà luce anche all'indole. Le esecuzioni sono rapide, sempre benevole. Potrebbero sostituire le foto nelle carte d'identità perché di esse più espressive e rappresentative. Enzo accentua certi caratteri quanto basta. Anche il critico Marangoni diceva: “ Non c'è arte senza la deformazione”, la quale ultima, nel campo dell'umorismo, ha i riflessi dello scherzo. Ogni caricatura-ritratto è un'opera d'arte. Soltanto una signora bionda come una fanciulla in fiore, che era stata moderatamente con garbo sgangherata, fece una smorfia e gli disse: “Da lei non me l'aspettavo.” Eppure mi appariva più bella nel disegno che dal vero.

Il monumento di Gianfranco Giorni


Più lo guardi e più ti parla. “La Temperanza”, monumento marmoreo realizzato da Gianfranco Giorni, al centro della circolare Piazzetta degli Artisti, incuriosisce, convince, ti accompagna nella memoria. Rappresenta una figura femminile, dal volto non perfettamente definito perché è la femminilità, feconda generatrice di vita. E' Cerere prodiga di doni, dea delle messi e dei frutti, bella e serena. Ha due anfore, nate dalla generosa terra di Fighille per mescere e temperare il vino con l'acqua, alludendo alla moderazione, alla frugalità, all'operoso fluire delle stagioni. E' un monumento che deriva dall'intuizione, dalla cultura e accenna ai miti antichi, alla religiosità, alla credulità nei tarocchi. Si inserisce perfettamente nell'ambiente, sembra che raccolga a sé, nelle sinuosità e modulazioni, il passato, mentre, con la sola possanza, segna l'ora del presente. Che continua ad andarsene. 

Il monumento nel pensiero
Ricordo come fosse ora. Ero da Guerrino Bardeggia verso le 11 della notte. Lavorava ad un dipinto, parlava con me, di tanto in tanto mi faceva cenno di avere pazienza, accendeva il registratore per incidere qualche verso di una poesia che gli passava per la testa, poi riprendevamo a discorrere. 
“Quei ragazzi mi sono simpatici e vengo sempre volentieri a Fighille.”
“Mi fa piacere.”
“Ho deciso che farò un monumento e non vorrò soldi. Loro pagheranno solo il materiale. Dobbiamo scegliere dove collocarlo.”
“Tu hai realizzato diversi monumenti per luoghi pubblici e di culto. Di che materia e come sarà?”
“Nel pensiero ce l'ho fatto, finito fin nei particolari, ma il soggetto non te lo dico. Sarà polimaterico. Le parti in ceramica rifletteranno la luce del sole e della luna, mostreranno l'anima antica della località”


La promessa non l'ha mantenuta portandola con sé quando è andato via. Peccato!

Ora mi capita di guardare certe nuvole, le più alte. Mi piacerebbe che Guerrino le modellasse per farmi capire cosa avesse in mente per Fighille.

Franco Ruinetti