Pubblichiamo alcuni brani contenuti nel volume "Piccolomuseo 2001-2001 / Storia di una collezione" che ripercorre i primi dieci anni della pinacoteca di Fighille.
Viaggio a Rimini
Nuove opere per la collezione
Dopo la donazione di Bardeggia e il lancio ufficiale dell’iniziativa fu modificato il regolamento del concorso di pittura per far in modo che nel museo confluissero le opere degli artisti classificati ai primi tre posti della graduatoria generale. Ciò permise al museo di crescere e prendere forma. Si rendeva tuttavia necessario accelerare ancora il processo di crescita della collezione in modo da aumentare la credibilità dell’iniziativa. Per questo i passi successivi furono mossi ancora in terra romagnola, grazie soprattutto all’aiuto dell’amico Franco Ruinetti che all’epoca curava la redazione della rivista PRAXIS e conosceva gran parte degli artisti di Rimini e dintorni. Pensò che bisognava dare subito una bella accelerata alla collezione: “Parlerò con qualche artista riminese esponendogli la vostra idea e vediamo se ne esce qualcosa….”
Circa un anno prima avevamo conosciuto due bravissimi artisti di Rimini: Giorgio Rinaldini e Luciano Filippi. Erano giunti a Fighille per partecipare, per la prima volta dopo tanti anni, al concorso di ottobre. Arrivarono in coppia. Portavano con sé la simpatia e la cordialità tipica delle genti di Romagna e fu facile raggiungere subito grande confidenza. Rinaldini aveva in testa il suo tipico berretto e in bocca un mezzo sigaro spento. Parlava poco e a voce bassa. Filippi invece era più aperto e attaccò facilmente discorso. Parlammo del concorso, che non conoscevano, e del paese che gli sembrava così piccolo da non poter essere in grado di organizzare un premio di pittura del livello di cui gli avevano parlato. Nel tempo riconosceranno di essersi sbagliati.
Verso novembre squillò il telefono. Era Franco: “Di’ quand’è che potete venire a Rimini? Rinaldini e Filippi vogliono donare un’opera per il museo.”
Quattro giorni dopo eravamo in viaggio verso il mare. Era una calda domenica mattina di inizio inverno, tanto che sembrava quasi primavera.
Giungemmo verso le nove da Giorgio Rinaldini. Il suo studio era al secondo piano di un bel palazzo storico proprio in centro a Rimini. Composto da pochi locali, aveva una sola finestra aperta verso il cortile interno. Faceva filtrare una luce fioca che creava nell’ambiente una atmosfera rarefatta, quasi d’altri tempi. Rinaldini lavorava proprio vicino alla finestra con una luce radente sulla tela e una infinità di pennelli di ogni dimensione.
Ci accolse con grande cordialità e dopo un oretta passata a parlare e a guardare le sue opere sparse un po’ ovunque, si allontanò un attimo. Torno quasi subito con in mano una grande tela ricoperta da un foglio di carta. Era il suo quadro per il museo. Bellissimo come sempre.
“Ecco qua. Ve lo dono con piacere perché ci tengo ad essere fra i fondatori della collezione. In più sono convinto che ne farete buon uso.”
Lo ringraziammo di cuore e, scendendo la maestosa scalinata in pietra del palazzo, ci dammo appuntamento all’ottobre successivo per il concorso.
Caricammo il quadro in macchina e ci spostammo prima di pranzo a casa di Luciano Filippi.
Era una bella villa immersa nel verde dei viali di Rimini, non molto distante né dal centro né dal mare. Una casa moderna, ampia e luminosa grazie alle grandi vetrate che facevano entrare luce in gran quantità.
Filippi, da buon padrone di casa, ci fece visitare l’edificio e la sua collezione d’arte. Ci illustrò il suo lavoro e i pezzi su cui stava lavorando in quel momento. Ci raccontò anche un po’ della sua vita e di come per anni avesse affiancato la gestione di un’agenzia viaggi alla pittura, la sua passione più grande.
Sulle pareti quadri con vele e cattedrali, i suoi temi preferiti anche se qua e là faceva capolino qualche paesaggio.
Poi ci disse: “Franco mi ha parlato della vostra idea di creare una raccolta di opere a Fighille. La cosa mi è piaciuta molto seppur alquanto complicata da realizzare. Ma proprio per questo gli ho detto subito di si’ quando mi ha proposto di farne parte. Avrei pensato di donarvi un’opera che rappresenti al meglio il mio lavoro e uno dei miei temi preferiti, le vele. E’ quella lì sulla parete, che dite?”
C’era poco da dire. La tela era magnifica e rappresentava due vele gialle, proprio come avevamo sperato durante il viaggio. Ovviamente fummo entusiasti.
Filippi allora staccò il quadro dalla parete e con un pennarello fece una dedica sul retro: “Al piccolomuseo di Fighille con l’augurio che possa diventare grande!”.
Mentre ce lo consegnava ci disse che nei mesi successivi, se avessimo pubblicizzato la cosa, molti altri artisti avrebbero senz’altro aderito al nostro progetto. Fu in effetti un buon profeta.
Salutandoci, ci consigliò un buon ristorante in centro a Rimini.
Il resto della giornata fu dedicata al sole e al mare.
La collezione del museo era salita a sette opere. Un buon inizio.