martedì 9 maggio 2023

La finestra (by Franco Ruinetti)

 

       

LA FINESTRA


Il locale più frequentato, vissuto, di casa mia è la cucina. La finestra, grande, che dà sulla strada, è un occhio aperto, un quadro animato con la gente, le macchine, cani, uccelli, aerei, nuvole, stagioni, con la luna che passa in rassegna il firmamento, con la tramontana, che spazza il cielo, col vento del sud carico di nuvole e dolori. Sempre la stessa eppure sempre nuova.

Mi siedo lì accanto con i gomiti sulla tavola. Mi piace. Davanti c'è la televisione che sveglio solo per il giornale delle 20. Sulla sinistra ho quell'infisso, come uno schermo a tre ante, che mi fa partecipare in diretta alla realtà prossima, ma offre anche l'universo fino ai confini della vista. Chiudo il sipario della serranda solo nelle notti più fredde. Sono spettatore in incognito: guardo, penso, m'incanto, mi distraggo, mi riposo dagli impegni e dal vagabomdare.

Nel mio breve scoperto, confinante con la strada, sorge un albero di fico. Ci sale di scatto, come un fulmine, il gatto, adolescente di un anno, il quale è mio per metà perché è anche dell'inquilina di sopra, la sua preferita, che, per accattivarselo, gli compra gli omogeneizzati dei bambini. Il felino, battezzato “Felix” dalla veterinaria, non partecipa alle battaglie d'amore e penso che, se incontrasse un topo, gli darebbe la precedenza. Dorme. Non sa di essere un eunuco e spero sia Felice di nome e di fatto.

Le mie sedute avvengono, il più delle volte, verso mezzogiorno e nei dopo cena, ma non  regolarmente. Le prime durano uno spicchio di tempo, nel quale celebro da solo il rito dell'aperitivo con mezzo bicchiere di vino bianco frizzante, scherzoso, che fa il solletico all'appetito. Le altre, che possono durare fino a una ventina di minuti, insistono nelle notti giovani.

Ho visto più volte camminare, a passi lenti, due ragazzoni che si tengono per mano. Due teste bionde come il grano maturo. In un tempo, non lontano, erano sbagliati. Ora il giudizio è cambiato e il papa ha detto che anche loro sono figli di Dio. Penso a quanto hanno sofferto quando vivevano nell'ombra.

 

Fanno tenerezza. Sono belli, passeggiano sereni, col sole in fronte.

Tempo fa una coppia di passerotti era sul bordo della gronda della casa di fronte: creaturine fragili, poesie che frullano nell'aria, ma soprattutto assatanate, spudorate acrobate del sesso. Lui le saltava addosso, la scuoteva rapido sull'orlo del vuoto, scendeva, risaliva e di nuovo, ancora... Ma insomma! Gli umani si nascondono per fare quelle cose, loro no, le fanno a cielo aperto e coram populo.

Prima di pranzo passa la postina. E' una giovane molto bella, ma la sua bellezza è soffocata dalla divisa che indossa durante il servizio: giubbone impermeabile di colore giallo-chiassoso e casco. La sento quando è ancora lontana, forse   il suo scooter ha la marmitta sfonda. Mi fa ricordare la dea Iris, luninosa come l'arcobaleno, messaggera degli dei, che non era motorizzata, ma aveva in dotazione le ali. Portava sempre notizie infauste. Pressappoco come la postina, che recapita, in buona percentuale, bollette, multe, inposte. Per i saluti e i baci ormai ci sono cellulari e  tablet.

Dopo la cena, anche per il contributo dell'ora legale, nel solstizio d'estate e vicinanze, in fondo alla strada c'è uno scorcio del tramonto;  spesso è un'agonia stupenda e triste, che raccoglie l'ultima vita del giorno e la porta altrove. D'inverno, invece, alla stessa ora è buio pesto e nel cielo sereno ci sono le stelle, che sono tante, ma non si sa se ancora esistono tutte. Gli astronomi dicono che potrebbero essere morte e la loro luce, resta perché, pur velocissima, ci mette tempo, anni o secoli, a superare la distanza cosmica. Quella luce è come il ricordo che corre nel tempo.

Il cielo è sempre uno spettacolo, anche quando non c'è la luna ed è coperto dalle nuvole. Il buio è un gorgo senza fondo dove annegano, spariscono anche i pensieri, ma non è il nulla perché ha il germe dell'attesa, che  nasconde la nuova vita.

M'è capitato di vedere dei balenii lontani che squarciano la notte, ma, normalmente, nelle ore tarde non succede niente.

Il cielo è come una bella donna, mi attira. E, mentre sono in contemplazione, possono saltarmi in mente brandelli di frasi o di poesie, che, dopo tanta incubazione, capisco meglio.

Di notte la strada è il dormitorio delle macchine. Vi transita solo qualche gatto perché è libero. I cani no. Devono essere accompagnati dai padroni che, in nome della civiltà, gentilmente raccolgano i loro depositi.

Durante la seduta serotina, col tempo buono e la finestra aperta, ripetutamente, sento litigare i vicini, marito e moglie ormai stagionati. Lei  bercia forte: 'buono a niente, vattene, mi fai schifo!'. Ma la notte porta consiglio e la mattina dopo mi capita di incontrarli tranquilli  al supermercato.


Franco Ruinetti