Ho visto mio nonno
Il sogno è libero, ci porta qua e là nello spazio e nel tempo. La pandemia ci ha quasi costretti agli arresti domiciliari, ma con il sogno si va dove ci porta l'imprevedibile. Gli studiosi hanno scandagliato questo fenomeno e hanno decretato tante verità, forse troppe.
Alcune volte, in passato, mi è comparso mio nonno Annibale, morto prima che io venissi al mondo. L'ho conosciuto in una fotografia che è definita color seppia e nei racconti di una parente, la quale, tra l'altro mi rivelò che lui faceva le pulizie dell'anima, cioè si confessava, puntualmente in occasione del venerdì santo. Si chiudeva in cantina con un frate amico e dopo un bel po' ambedue uscivano leggeri e contenti.
In una apparizione notturna l'ho visto danzare levitando col pancione stretto nel panciotto di fustagno con quel religioso cappuccino gonnellone.
“Nonno, è vero che il sonno è simile alla morte?”
“Ti sembro morto io?”
“Sarai un fantasma.”
“Neanche a carnevale mi vesto con un lenzuolo.”
Io:
“Adesso sono confuso, dimmi se sono sveglio o se dormo.”
“Non cambia niente, è lo stesso.”
“Allora dimmi: cosa è il sogno?”
Lui:
“Il sogno è il sogno, nient'altro e non ti impicciare.”
“Tu rispondi, ma con delle frasi di nebbia. Allora ti riferisco le parole del grande poeta Giovanni Pascoli, il quale ha detto che - il sogno è l'infinita ombra del Vero -.”
“Anche ad un grande poeta capita di pisciare fuori dal vaso.”