martedì 3 novembre 2020

Ado, all'anagrafe Adone (by Franco Ruinetti)

 

 

ADO, ALL'ANAGRAFE ADONE

L'ho incontrato per caso. La casualità, a volte, riserva piacevoli sorprese. Quasi ci eravamo scontrati nella strada del mercato gonfia di folla. Ci siamo abbracciati con enfasi, platealmente.

"Ciao Ado, quanto tempo è passato!"

"Il tempo passa, ma non gli affetti."

Eravamo stati colleghi di lavoro, non di orientamento sessuale. Avevamo insegnato per diversi anni nello stesso istituto. Siamo scivolati in pensione nello stesso giorno. Assieme a lui ho viaggiato per mezza Europa, con gli studenti, in visita a strutture alberghiere, musei, cattedrali, castelli. Ovunque fossimo Ado era come a casa sua, parlava con scioltezza tutte le lingue. Con lui mi sentivo in una botte di ferro.

L'ho preso sottobraccio e ci siamo seduti ad un tavolo del bar.

"Due frizzantini."

"Come ai vecchi tempi...Hai buona memoria!"

"Sì, mi ricordo quanto fosti bravo a farti regalare per la nostra scuola una confezione di spumante in quella straordinaria cantina sotterranea dello Champagne."

"E io, sottoscritto Ado, abbreviativo di Adone, nome che non mi è mai piaciuto, ti professo la mia stima, la mia amicizia che superano il vuoto del tempo, la lontananza..."

Lui era sempre uguale, senza freni, eccessivo.

Era (e di certo è) un omosessuale, oggi si dice gay. Non lo nascondeva, anzi si dichiarava tale apertamente. Alcuni colleghi, maschi e femmine, lo evitavano, io no e, tra una lezione e l'altra, mi intrattenevo con lui. Mi faceva piacere, lo stimavo. Eccolo: "Per me, più che un amico sei un fratello, non hai mai finto di non vedermi."

"Ci mancherebbe..."

"Non hai mai fatto il sorrisetto sotto i baffi. Io sono come sono, non nascondo la mia natura. Anzi, la dico a tutti, è normale, tu sai che la mia casa è una bandiera, esternamente colore rosa, l'ho fatta tinteggiare di nuovo da poco..."

E parlava, parlava con voce misurata per non farsi sentire dai vicini.

"Che piacere incontrarti, con te mi sento libero, mi sfogo, mi scarico, scusa se salto da palo in frasca, ho poco tempo...

"Il piacere è mio...

"Vedi: ancora l'omofobia è prevalente. Eppure è triste condannare la natura che è varia, ricca, bella. Non si possono condannare le chiocciole ermafrodite, gli angeli e le anime che non hanno sesso..."

"Mi stai confondendo le idee, fatico a seguirti..."

 

 

"Papa Francesco è un grande, ha detto che siamo tutti creature di Dio, è lo stupor mundi del nostro tempo, speriamo che non lo facciano fuori, penso che corra questo rischio..."

Ado aveva iniziato a parlare con foga, a macchinetta e ad alzare la voce. Allora sono intervenuto per dirottare il discorso.

"Come mai non ti ho più visto, non abiti più nella casa rosa?"

"Sì, ma solo qualche mese all'anno, per il resto vivo alle Canarie dove è sempre primavera e l'assegno della pensione è più alto. Il mio compagno, persona cara, mi segue. Giorni or sono abbiamo, non dico festeggiato, piuttosto celebrato il 25°."

Guardava spesso verso la strada allungava il collo, pareva a mezz'aria.

Ad un certo momento si è alzato spostando la sedia::

"Vedi? E' lui!"

Volgendo lo sguardo verso la strada l'ho visto, anzi rivisto perché me l'aveva presentato tanti anni fa. Non mi apparve diverso dal ricordo, il tempo lo aveva rispettato. L'ho salutato a distanza e lui ha agitato la mano ricambiando il saluto.

Io e Ado ci siamo abbracciati senza dirci altro. Ho pensato: "Addio Ado, chissà se ti rivedrò mai più... buon viaggio nei pascoli del tempo."

L'ho seguito mentre si allontanava a passetti corti, svelti, come se indossasse una gonna lunga e stretta. Mi è parso leggero e mi ha fatto sosta nella mente, in prestito, una bella immagine: vola dal voler portato.


Franco Ruinetti