martedì 26 maggio 2020

Nel letto (by Franco Ruinetti)





NEL LETTO



Normalmente sono a letto dalle 23 alle 7. Non chiudo la serranda così ho l'universo nella cornice della finestra, proprio come un gran quadro col vetro. Quando è spalancato il sereno e quando c'è, vedo prepotente, sempre protagonista, la luna, talvolta a tutta circonferenza, sennò in forma di falce. A questo astro, soprattutto i poeti, hanno dato, a rimorchio, un cospicuo numero di aggettivi giusti e suggestivi. Io, astronomo e poeta da guanciale, dico la mia: bugiarda, contagiosa, bella.

Mi spiego: vuole fare credere di camminare per "i sempiterni calli" come una lumaca, di essere prudente, ma non è vero, in realtà fugge a scavezzacollo. Al proposito, mi viene la rima baciata 'passeggera menzognera'. E auguriamoci che trovi sempre la strada libera perché nel caso di un incidente succederebbe l'apocalisse.

Inoltre: la gran lampada della notte non ha luce propria come vorrebbe far credere. E' solo uno specchio che raffredda e fa rimbalzare i raggi del sole.

Mi chiama, ha una forza segreta. E' priva d'aria, d'acqua, di vita e il suo cielo è nero. Ma che ci sta a fare col suo moto perpetuo a costo zero? Ormai sappiamo alcune cose. E' la calamita che provoca le maree, ma ha influenze, non così tanto appariscenti, anche negli umani. Illanguidisce gli innamorati. Talvolta la sua luminosità ipnotica evoca in me il licantropo, ma non posso ululare sennò faccio schizzare dal sonno mia moglie.

Però non c'è che dire: è soprattutto bella e consolatrice. Chiede, pretende attenzione per distrarre dalle cure che appesantiscono le giornate e che ci portiamo dietro. Non dice niente, ma nel suo silenzio s'accende l'infinito dell'incantamento.
 
Con la luna nuova, che non si vede padroneggiare sul trono del cielo, è tutta un'altra cosa. Faccio passeggiate intersiderali tra luci a forma di margherite nell'immenso prato blu con pupille vive che compaiono tra battiti di palpebre. Corro da una parte all'altra del firmamento come niente fosse e vorrei conoscere, sapere, ma anche se fossi farcito di studi quanto certi scienziati e astronomi, so che conoscerei solo qualche pagina di un gran libro.

Alle 6, per buona parte dell'anno, quando apro gli occhi, la luce ha già spento le stelle e il primo mattino, salutato da qualche passerotto cittadino, ha l'aria trasparente, nuova. Voglio pensare che sia come quella di quando il mondo era giovane, immacolato.

Il giorno sbadiglia nella finestra che guarda verso l'oriente, ma non mi alzo. Ho ancora un'ora di rodaggio, nella quale vado-vengo nella dimensione del dormiveglia. Spesso non capisco se viaggio nel sogno o nella verità. E di quello che succede nella mia testa non ricordo tutto, mi restano dei lampi. Mi sono rivisto bambino nel miracolo sempre nuovo dell'alba, mentre giocavo con le scatole delle scarpe, che le figuravo come autotreni. Per questa e altre apparizioni mi sono convinto che nulla va perduto nella corsa degli anni, ma tutto si conserva nelle lontananze del cielo. Poi una volta, dopo il tramonto delle stelle, ho rivisto l'amico Lodovico, che, a diciotto anni, con la motocicletta, precipitò in una scarpata e finì direttamente lassù, nel cielo del mattino. M'ha fatto piacere rincontrarlo dopo tanto tempo e non m'importa se può essere stato soltanto un fantasma del sonno.

Alle 7 suona la sveglia, questo moderno gallo a batteria che, se non le do una botta in testa, non smette di strepitare. Allora scendo dall'aurora e torno sulla terra dove sono contento di sedermi a colazione in compagnia di moglie, figlio, gatto.

Il resto è prosa.
Franco Ruinetti