venerdì 27 dicembre 2019

Buratti visto da Ruinetti





Torniamo ad occuparci dell'artista Romano Buratti per proporre questa interessante lettura della sua opera inviataci dal prof. Franco Ruinetti, direttore onorario del Piccolomuseo di Fighille:

"Ogni quadro è un ricordo descritto con i colori altisonanti della nostalgia, con gli occhi grandi degli stupori. Passano gli anni, ma, davanti alla tela, l'artista ritrova il tempo di quando era ragazzo e della povertà che accomunava e non era triste, anzi, di certo più piacevole della ricchezza lontana, sconosciuta.

Buratti è il cantore, mi viene da dire dell'anima grande della sua terra. Gli uomini e le donne che racconta sono i contadini non ancora meccanizzati, che hanno le mani forti, che indossano indumenti semplici firmati dall'usura.

Ogni quadro ci porta altrove, nelle aie e nei villaggi, ai primi anni che seguono la guerra, quando era fatica mettere d'accordo il pranzo con la cena, però la paura era passata e nelle rare feste veleggiava la speranza con i fazzoletti e le bandiere rosse.

 

Buratti è un incantatore, i suoi personaggi ci vengono incontro anche con la libertà della fantasia. La dura realtà si addolcisce col sorriso dell'umorismo. Quel mondo perduto è piacevole, certi bozzetti, recuperi memoriali gustosi, purezze dell'infanzia parlano di amicizia e i soggetti emergenti da sfondi campestri con geometrie di caseggiati, che si vedono o intravvedono in lontananza come usciti dai sogni, hanno intonazioni di favole. Le storie dipinte raccontano di amori, scappatelle in bicicletta, con l'amata seduta precaria sulla canna (le automobili c'erano, ma in un altro mondo), di serate al focolare (la TV era di là da venire, che poi stregherà le genti), di partite a briscola per passatempo perché il bicchiere di sangiovese c'era anche per chi perdeva, che possono ricordare Cezanne, ma lui era alto e serio, mentre il cesenate offre momenti di dolcezza.

Che bello! Le donne non hanno a tracolla le borsette griffate, si vedono con i panieri di vimine, non indossano cappelli di varie fogge, ma fazzoletti grandi di varie tinte.

Mi sono chiesto: ma questo artista è un naif? La risposta sicura è no, perché non è certamente un ingenuo, ma rivela esercitato talento, è spontaneo per conquista e non si apparenta ad alcuna corrente.  
Buratti è Buratti e basta.  
Con lui si torna volentieri a rivivere in quel tempo, in quella 'Romagna solatia dolce paese', a ballare nel capanno. E su quei volti solcati dalla fatica, ma sempre pieni di fanciullezza, si vedono sbocciare teneri baci. Di fronte a questi dipinti ho pensato che la vita senza i soldi sarebbe più bella."