Torniamo ad occuparci dell'artista Romano Buratti
per proporre questa interessante lettura della sua opera inviataci dal prof. Franco Ruinetti, direttore onorario del Piccolomuseo di Fighille:
"Ogni quadro è un ricordo descritto
con i colori altisonanti della nostalgia, con gli occhi grandi degli stupori.
Passano gli anni, ma, davanti alla tela, l'artista ritrova il tempo di quando
era ragazzo e della povertà che accomunava e non era triste, anzi, di certo più
piacevole della ricchezza lontana, sconosciuta.
Buratti è il cantore, mi viene da
dire dell'anima grande della sua terra. Gli uomini e le donne che racconta sono
i contadini non ancora meccanizzati, che hanno le mani forti, che indossano
indumenti semplici firmati dall'usura.
Ogni quadro ci porta altrove, nelle
aie e nei villaggi, ai primi anni che seguono la guerra, quando era fatica
mettere d'accordo il pranzo con la cena, però la paura era passata e nelle rare
feste veleggiava la speranza con i fazzoletti e le bandiere rosse.
Buratti è un incantatore, i suoi
personaggi ci vengono incontro anche con la libertà della fantasia. La dura
realtà si addolcisce col sorriso dell'umorismo. Quel mondo perduto è piacevole,
certi bozzetti, recuperi memoriali gustosi, purezze dell'infanzia parlano di
amicizia e i soggetti emergenti da sfondi campestri con geometrie di
caseggiati, che si vedono o intravvedono in lontananza come usciti dai sogni,
hanno intonazioni di favole. Le storie dipinte raccontano di amori, scappatelle
in bicicletta, con l'amata seduta precaria sulla canna (le automobili c'erano,
ma in un altro mondo), di serate al focolare (la TV era di là da venire, che
poi stregherà le genti), di partite a briscola per passatempo perché il
bicchiere di sangiovese c'era anche per chi perdeva, che possono ricordare
Cezanne, ma lui era alto e serio, mentre il cesenate offre momenti di dolcezza.
Che bello! Le donne non hanno a
tracolla le borsette griffate, si vedono con i panieri di vimine, non indossano
cappelli di varie fogge, ma fazzoletti grandi di varie tinte.
Mi sono chiesto: ma questo artista è
un naif? La risposta sicura è no, perché non è certamente un ingenuo, ma rivela
esercitato talento, è spontaneo per conquista e non si apparenta ad alcuna
corrente.
Buratti è Buratti e basta.
Con lui si torna volentieri a rivivere in quel tempo, in quella 'Romagna solatia dolce paese', a ballare nel capanno. E su quei volti solcati dalla fatica, ma sempre pieni di fanciullezza, si vedono sbocciare teneri baci. Di fronte a questi dipinti ho pensato che la vita senza i soldi sarebbe più bella."
Buratti è Buratti e basta.
Con lui si torna volentieri a rivivere in quel tempo, in quella 'Romagna solatia dolce paese', a ballare nel capanno. E su quei volti solcati dalla fatica, ma sempre pieni di fanciullezza, si vedono sbocciare teneri baci. Di fronte a questi dipinti ho pensato che la vita senza i soldi sarebbe più bella."