lunedì 11 novembre 2019

Lo straordinario mondo di Romano Buratti



Scorrere il catalogo delle opere di Romano Buratti è stata una piacevolissima scoperta. La scoperta di un’arte unica, carica di simpatia e sincerità come la terra in cui è nato e vissuto: la Romagna.

Nessuna sua opera lascia indifferenti e richiama con forza ad un mondo che non c’è piu’ ma che forse tutti vorremmo ritornasse: il mondo semplice delle campagne italiane del dopoguerra, fatte di lavoro, miseria ma anche di sentimenti veri e di rispetto. Con i suoi dipinti Buratti offre tutto questo, un meraviglioso viaggio nel tempo alla ricerca delle nostre origini. 
Lo stesso autore ne parla piu’ volte nel suo libro “Ricordi del tempo andato”.

 

Buratti parte dagli umili per creare un’arte di prima grandezza che coglie nel segno e non lascia indifferenti, rallegrando anima e cuore. Insomma un'autore assolutamente da scoprire per quei pochi appassionati d'arte che non lo hanno ancora incontrato nel proprio cammino.
Buratti nasce nel 1937 a Cesena e vive oggi a Roncofreddo (FC). Dopo gli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Ravenna collabora con svariati giornali e riviste dove si occupa di grafica umoristica. 
 Dagli anni 70 ad oggi ha tenuto mostre personali in prestigiosi spazi pubblici e privati di tutta Italia, nelle principali capitali d'Europa e ha coltivato collaborazioni negli Stati Uniti d'America e in Brasile. Inserito nell’archivio della galleria d’arte moderna di Roma, Romano Buratti da oltre quarant’anni affascina la critica e il pubblico di tutta Europa. 

 

Ci piace questo pensiero che gli ha dedicato Romano Pieri: “Un'artista che ha sempre prediletto i soggetti del lavoro umano, da quello dei contadini ai pescatori della nostra terra e del nostro mare, la Romagna, una tipologia di gente sofferente e contratta in una smorfia di fatica e quasi di sfida. Per soggetti del genere Buratti utilizza un linguaggio congeniale fatto di segni marcati e spigolosi, di fisionomie risentite nel, ritratto realista, di un cromatismo drammatico nei contrasti fra tinte aspre e delicati fondi turchesi. Il segreto di questa pittura resta pur sempre quello della evocazione a cui anche il riguardante dev'essere disposto. Altrimenti il dialogo non avrebbe più ragione di essere. E la caparbietà della ragione rischierebbe di rompere i piccoli giocattoli costruiti coi fili della memoria."