mercoledì 23 novembre 2016

Scorci critici di F.Ruinetti sull'opera di Sergio Massetti


sull'opera di

SERGIO MASSETTI

Tutto diviene, tutto si trasforma quando demiurgo è l'artista in cui urge l'humus incontenibile della creatività. Sergio Massetti è alla continua ricerca di realtà nuove, di assemblaggi e coniugazioni apparentemente impossibili, che acquistano ancora un'altra vita, sorprendente identità, piacevole illusione. Incontri cercati o casuali accendono il lampo dell'ispirazione. Il verbo della creatività può avere origine da cose semplici, ad esempio la posateria di casa o, come succede il più delle volte, da oggetti morti, ormai inutili, che riposano dimenticati nei cimiteri a cielo aperto delle discariche.
Vedere certe realizzazioni è come viaggiare in un'altra dimensione, in un sogno dove un piccolo insetto innocuo diventa gigante e si veste di nichel lucente o altri materiali; può avere le elitre realizzate con palette di plastica, ferme sull'atto di vibrare, e le zampe, da feroce guerriero, fatte con schiaccianoci aperti che mostrano i denti.
Con oggetti, trovati nei campi della fantasia a briglia sciolta con le scintille delle intuizioni, tra loro parenti, più frequentemente eterocliti, prendono forma pesci, cavalli, motivi vegetali e altro, tanto altro. I singoli componenti, variamente uniti, perdono se stessi e compongono organismi del tutto lontani dalla loro natura, che vivono nella luce dell'invenzione.


L'esistenza, per questo autore, è ricca di incontri, di stimoli. Un reperto, gettato via, ridotto a niente, ormai insignificante, gli appare latore di altri significati. In definitiva è la cosa reietta che dialoga con chi la sa ascoltare. L'artista va oltre. L'opera nasce da un disegno, talvolta solo mentale, che è l'impronta dell'idea, si svolge con saldature, avvitamenti, incollature, incastri. Quindi i risultati avvengono per aggiunzioni di oggetti o porzioni di essi trovati dallo scandaglio dell'intelligenza. Che è la guida e si confronta con i molteplici e multiformi residuati del consumismo.
Certe composizioni hanno qualcosa di calamitante perché incuriosiscono, chiamano anche tramite i loro movimenti cromatici. Ecco, si può assistere ai continui rimbalzi di voci argentine nella chiarezza sfacciata dell'acciaio che subito si perde in elementi ferrosi grigio chiaro, poi scuro, mentre assorbe la luce il rosso vecchio, stanco del corpo di un gallo felicemente individuato nel serbatoio di un motociclo.
Sono sculture piccole o meno piccole di una produzione fertile. Derivano da un talento e una capacità tecnica evoluti. Allorché si guardano si capisce anche che chi le crea, mentre le assembla, prova piacere. Esse hanno e trasmettono la brezza di una componente ludica. Possono risvegliare il Palazzeschi della poesia “...lasciatemi divertire”. Hanno lo scatto dell'arte e il sorriso del gioco.
(Franco Ruinetti)