AMICI SUPPLENTI
Prima
della pandemia, dopo avere cenato, restavo in casa di rado, passavo le
ultime ore della sera con gli amici. Non si faceva niente in
particolare; era bello oziare alla bocciofila, intorno a qualche
bicchiere o passeggiare nelle chiacchiere lungo le aiuole del giardino.
Col passare del tempo gli amici sono diradati come i capelli in testa,
ma gli incontri continuavano ad essere piacevoli, l'età non pesava, era
leggera. Le preoccupazioni si lasciavano a casa e Checco, che era
arrivato quasi di là, quando tornò disse: “Non mi hanno fatto passare
perché non avevo il certificato col timbro e la firma, la burocrazia non
transige, sul gran portone sta scritto: LA FORMA E' ANCHE SOSTANZA.”
Dai
primi mesi del '20 addio ai veri amici. Il covid ha costretto tutti
pressappoco agli arresti domiciliari. Gli amici supplenti sono il
cellulare, il computer e, per me, in primo luogo, la TV. Hanno il cuore
freddo. Quindi anche io ho cambiato vagone nel tragitto dell'esistenza.Così
sono diventato alunno, quotidianamente per ore, della più grande scuola
che dal piccolo schermo straripa per dilagare in tutte le case.
Situazione
strana; siamo io e lui, cioè il video, dove sono tanti, parlano sempre
loro, io zitto, vedo, sento, sono nascosto spesso nel buio, anonimo
dell'audience.
Seguo con curiosità la madre di tutte le scuole. E
ricordo chiaramente ancora gli ordini del mio maestro che fa le
giravolte nella tomba: “Silenzio, braccia conserte”; Non volava una
mosca. Poi: “In piedi, arriva il signor direttore.”
La nuova pedagogia,
quella libera della docente TV, in sintonia con la corrente civiltà,
potrebbe esprimersi così: “Ragazzi, fate il gesto dell'ombrello.” Sennò;
“In alto, dritto il dito della mano destra.”Lo
so: gli studiosi hanno da sempre detto che la lingua è in continua
evoluzione. Al proposito vale rammentare che nel giro dei secoli il
latino è diventato volgare, poi italiano. Ora, però, gli aggiornamenti
espressivi, vocali e mimici, sono vorticosi e, con loro c'è anche un
miscuglio di inglese.Mi
preme precisare che non faccio il bacchettone. Dico che è facile
compito per quelli che siedono sulle cattedre più alte sparare con
l'indice e ripetere 'O tempora o mores!' Perché
io mi diverto, non giudico. Prendo atto della frattura che c'è tra la
scuola ufficiale, nella quale mi sono inpegnato per decenni, con uno
stipendio malinconico e quella che passa per le antenne. Gli insegnanti,
che a fatica arrivano al tempo indeterminato, sono colti e corretti.
Educano. Certi professionisti del piccolo schermo invece (meno male,
solo alcuni) fanno saltare i ponti del galateo tra risate, battimani e,
in quanto docenti della maleducazione, prendono soldi a palate.
TV,
cellulare, computer: grazie amici supplenti nel lungo periodo della
solitudine pandemica. Ho detto amici, ma la definizione è impropria
Meglio dire rifugi, ammazzatempo.
Ma
c'è un motivo che mi batte in testa e che nel volgere dell'evo
contemporaneo ha guadagnato, comparendo nel piccolo schermo, i favori
dell'attenzione. E' uno scorcio, un particolare che subito diventa
protagonista. Lo chiamano eufemisticamente, come fosse un segmento
geometrico, 'lato b'. Lo si vede in programmi di intrattenimento, nella
pubblicità o quando meno te l'aspetti; genere femminile, allegro, al
naturale, quasi del tutto nudo, con una strisciolina di stoffa al
centro, verticale, è elegante, sembra una cravatta.
Che
dire? E' un orizzonte interessante, un belvedere. E' come il jolly che
porta fortuna, è come il prezzemolo che sta bene in tutte le salse.
Gli
amici supplenti non riempiono il vuoto lasciato da quelli veri, ma
anche loro, qualche volta almeno momentaneamente, fanno scordare un
sottile malessere di vivere.
Franco Ruinetti