sabato 6 marzo 2021

Paolo Del Vaglio e il Piccolomuseo di Fighille

 

Il Piccolomuseo di Fighille è nato e si è sviluppato soprattutto come pinacoteca ma nel tempo ha avuto l'occasione di accogliere anche testimonianze importanti e originali in grado di raccontare aspetti particolari di alcuni artisti. Fra questi ci piace ricordare la donazione, ricevuta nel 2015 da Enzo Maneglia di una raccolta di grafiche del celebre umorista napoletano Paolo Del Vaglio, scomparso nel 2014.  
Queste grafiche raccontano un quarto di secolo di auguri che ogni anno, a Natale, Del Vaglio inviava all'amico Maneglia. Un piccolo tesoro che fu esposto al Piccolomuseo in occasione delle festività natalizie 2015. 
 
Le cartoline Del Vaglio in mostra al Piccolomuseo di Fighille
Le cartoline Del Vaglio in mostra al Piccolomuseo di Fighille
Le cartoline Del Vaglio in mostra al Piccolomuseo di Fighille

Nella cartolina che accompagnava la donazione, Maneglia scrisse: "...dono un quartodisecolo di auguri ricevuti dal collega e caro amico Paolo Del Vaglio al piccolomuseo di Fighille perchè non ci si dimentichi di un grande dell'umorismo italiano."


Chi è Paolo Del Vaglio:


Paolo Del Vaglio nacque a Napoli nel 1928. Insegnante di italiano e storia alle superiori, si è reso conto, ricorrendo spesso al linguaggio delle immagini, di quanto l'umorismo sia un ottimo mezzo comunicativo e ne ha fatto una seconda professione. Inventando l'angioletto Pigy, ha vinto, nel 1974, il premio a Bordighera. La sua attività si è poi accentuata meritandogli anche il premio "Thomas More" in Inghilterra e il premio Consiglio d'Europa a Strasburgo. E' stato per decenni uno storico collaboratore del quotidiano "AVVENIRE" e del settimanale cattolico "FAMIGLIA CRISTIANA". 
 Ha inoltre pubblicato numerosi libri di vignette per lo piu' con personaggi evangelici visti come interpreti della realtà umana in una sorridente ottica religiosa. 
 
cartolina in collezione al Piccolomuseo di Fighille

Pigy
Cosi’ racconta la nascita del suo piu’ celebre personaggio Pigy: «... Era una notte buia e tempestosa del 1966 – racconta l’autore – e io non riuscivo a dormire, anche perché mi urgeva qualcosa dentro. Mi alzai e disegnai “ovali” e “triangoli”, finché non mi venne fuori un angioletto. Lo chiamai “Pigy”: non perché significasse qualcosa, ma perché è un nome breve e di dolce suono, che calzava a meraviglia. Andò perfezionandosi graficamente e, nel 1969, prese le sembianze più o meno definitive, uscendo sul quotidiano “Avvenire”. Diventò così l’angelo sospeso fra cielo e terra, che partecipava, con la sua bonaria ironia, ai fatti quotidiani. Ché poi – continua l’umorista – da Pigy a frate Angelico il passo è breve: un angelo frate di sapore antoniano, accolto venticinque anni fa dall’allora direttore del “Messaggero di sant’Antonio”, Giacomo Panteghini, e poi dai suoi successori». 

Ecco alcune sue celebri vignette: