martedì 9 giugno 2020

“Bonjour monsieur le peintre”.....Sulle tracce di Enzo Olivastri


“Bonjour monsieur le peintre”

(la frase che Francois Mitterrand diceva a Enzo Olivastri
quando lo incontrava a Cortona)


Torniamo ad occuparci dell'artista Enzo Olivastri per proporre questa bella intervista alla figlia Gioia realizzata da Elena Valli qualche anno fa per "L'Etruria". Si anticipano tanti temi che avremo modo di approfondire ulteriormente in futuro grazie alla collaborazione nata fra il Piccolomuseo di Fighille e la famiglia Olivastri. 


Iniziamo dall’artista: quali sono stati gli esordi e la formazione di Enzo Olivastri?
C’è una foto del babbo da bambino, avrà avuto all’incirca un anno. Indossa un baschetto nero, il classico cappello da pittore, e in mano tiene una pallina. Già fin d’allora il destino faceva intravedere la sua futura passione per l’arte. La prima lezione di disegno fu a otto anni nello studio del professore Ignazio Lucibello. All’età di sedici proseguì gli studi con la professoressa Elena Cappiello fino all’incontro con l’artista Gino Severini il quale non solo lo prese a ben volere per il suo talento ma gli impartì consigli importanti per migliorare la grafica. Grazie a questi straordinari insegnamenti, riuscì ben presto a trovare un suo stile. Con l’arrivo degli anni Sessanta la sua vita venne scandita da importanti cambiamenti: la partenza per il militare, il matrimonio con la moglie Giusi, la gestione l'azienda ereditata dal padre e l’arrivo delle due figlie; io e mia sorella Valentina. Avrebbe potuto benissimo abbandonare la pittura, visto i tanti impegni, ma non fu così. Proseguì dipingendo nel tempo libero e continuando i suoi studi con il maestro Antonini grazie al quale apprese la tecnica dell’affresco. Verso la fine degli anni Settanta vendette l’azienda per dedicarsi completamente alla pittura e all’incisione. Con il tempo affittò vari studi trasformandone due in scuole di pittura: una a Cortona in vicolo dell’Aurora e l’altra a Foiano della Chiana. 
 
memorie greche
Un artista come padre. Come hai vissuto il ruolo di artista - padre? 
Inizialmente non mi rendevo conto della personalità estremamente complessa del babbo.  Verso gli otto, nove anni cominciai a capirne le sfaccettature. Raccontare e riassumere il “maestro” in poche righe non è affatto semplice essendoci stati così tanti episodi ed eventi che hanno contrassegnato la sua vita artistica.  Potrei iniziare, parlando del suo studio in vicolo Laparelli. Entrando nella stanza si respirava un forte odore di olio di lino e acqua ragia che poteva stordirti. Lo studio era strapieno di oggetti e materiali per me misteriosi che affollavano i numerosi scaffali. Anche se a prima vista non sembrava, Enzo era molto preciso nel sistemarli ed etichettarli. Quando usciva dallo studio, chiudeva la porta a chiave lasciandola nella serratura e a quel punto io entravo di nascosto a curiosare. Guardavo gli ultimi lavori, le tante matite sparse sopra il tavolo, i colori che aveva scelto per un dipinto e le tante gomme-pane. Magari qualche volta capitava che prendessi un lapis dimenticandomi poi di rimetterlo al suo posto.  Enzo si accorgeva immediatamente della piccola mancanza e dallo studio chiamava il mio nome e quello di Valentina. Era molto geloso di tutte le sue cose e non voleva nel modo più assoluto che utilizzassimo gli oggetti che impiegava per eseguire il suo lavoro. Devo dire che per molti anni della mia giovinezza lo avrei voluto diverso, sicuramente più sereno. Il ruolo di padre gli andava stretto, lo viveva come quando si indossa una giacca più piccola di due misure. Come in tutte le cose vi era anche il lato positivo; ad esempio ricordo quando arrivava a casa con i suoi amici artisti e subito si creava un’atmosfera stimolante, molto bella e divertente. Sarei stata ore ad ascoltare i racconti delle loro vite. 

Fighille vista da Olivastri (primi anni '80)
Potresti parlarci del suo “stile” pittorico?
Era un pittore naturalista. Paesaggio e Natura sono state le sue muse, e i suoi modelli i grandi maestri del movimento dei macchiaioli: Giovanni  Fattori, Telemaco Signorini, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca; guardando i suoi dipinti su tavola degli anni giovanili, si può vedere chiaramente l’evoluzione della sua mano. Inizialmente rendeva le impressioni che riceveva dal vero attraverso macchie di colori chiari e scuri. Con il passare del tempo la sua visione dello spazio e del paesaggio si  è sempre più raffinata.  Attraverso attente pennellate conferiva movimento e personalità all’opera dedicando ore allo studio della prospettiva, della composizione, del colore che avrebbe in seguito reso la luce del paesaggio e delle figure particolarmente luminosa. E proprio il paesaggio toscano è stato importantissimo per lui come anche il suo rapporto con Cortona:  le piazze, i vicoli, la gente, e quei  personaggi particolari che vivevano in questi luoghi tante volte ritratti, dipinti, acquarellati, schizzati, e incisi. 

omaggio ai Macchiaioli
Come pensi abbia vissuto il suo stare in famiglia?
Bella domanda! Diciamo che la sua personalità, il suo stile era quello di vivere la vita senza troppi limiti e costrizioni di ruolo e di orari. Ma andiamo per gradi. Fin dalla sua infanzia Enzo era stato un bambino molto amato dai genitori e dalle tre sorelle, in particolare dalla maggiore, Marina. Nonostante le molte attenzioni, in lui viveva un’indole complessa e malinconica e  purtroppo i genitori Pasquale e Rosa non compresero e non corressero i lati più fragili del suo carattere facendo crescere il figlio senza grandi “divieti”. E così rimase. Con questa personalità affrontò la famiglia e la vita in generale. Mia mamma caratterialmente era il suo opposto. Insegnante, abituata alla ritualità del quotidiano, e estremamente attenta a tutto ciò che non esce fuori dalle “righe”. Questo rendeva la loro unione a volte un po’ combattuta. Per fortuna Enzo poteva contare sempre su di lei nei momenti più difficili. Era il suo punto di forza e di approdo.

Fighille vista da Olivastri (primi anni '80)
Puoi raccontarci delle molteplici iniziative culturali di tuo padre?
Le sue iniziative e i suoi interessi sono stati molteplici. Ricordo l’impegno per concretizzare negli anni Ottanta l’idea-progetto di una Piccola Montmartre nel quartiere “Poggio” di Cortona. Ripenso al suo coinvolgimento appunto nel Club Gino Severini, nel movimento d’avanguardia “Nuovo Rinascimento” guidato dal professor Luigi Bellini e alla partecipazione nel gruppo “La Sfinge” negli anni Novanta. Enzo seguiva con grande attenzione cosa succedeva nel mondo dell’arte anche all’estero, e ricordo molto bene quando fu invitato Branislav Bojic, Rettore dell’università di Belgrado, a presentare il suo lavoro in una personale. Inoltre vi furono le numerose collaborazioni con altri artisti locali  la pittrice Franca Podda, la scultrice Torriti e gli scambi culturali con il poeta e critico letterario Carlo Bagni, suo grande amico.   
     
Quali insegnamenti ti senti di conservare?
La stessa “abitudine” di tenere quaderni vuoti senza nulla di scritto al loro interno, l’amore per il paesaggio, l’importanza di Cortona nella nostra vita. 

Enzo Olivastri uomo. Il Maestro in 5 parole chiave (o quante preferisci) per sintetizzarne il valore, l’umanità e la personalità.
Divertente, generoso con gli amici, amante della libertà e dell’avventura, malinconico, irascibile, accumulatore di oggetti, esuberante, profondamente innamorato di sua moglie Giusi.