In prossimità del secondo anniversario della scomparsa vogliamo rendere omaggio alla figura dell'artista Giorgio Rinaldini,
per anni protagonista della scena artistica nazionale e amico della
nostra associazione, riproponendo alcune sue celebri opere e alcuni testi
critici a lui dedicati.
Cosi' il critico riminese Manlio Masini, tratteggiava il talento di Giorgio Rinaldini:
Nonostante queste uscite nell'informale, addirittura negli ineffabili meandri dell'astrattismo, Rinaldini è sempre "leggibile", perché nella sua pittura, fatta di luci e di sensazioni immediate, ritroviamo una sorta di candore dell'infanzia.
Ma nell'opera di
Rinaldini non possiamo tralasciare i nudi, tanto passionali e intensi,
eppure così lontani da qualsiasi spettacolare volgarità; i paesaggi, con
quei simpatici alberi stralunati e contorti che si accostano a quelle
"case sbilenche", capricciose quanto suggestive; e poi le nature morte e
gli interni, tutti immersi nelle loro magiche trasparenze: atmosfere
indefinite, che sfumano la materia fino a renderla spirito, nate da
un'indagine tutta intimista, che non muove dall'osservazione esterna, ma
dal profondo della memoria."
Chi lo considerava il numero uno e chi invece lo snobbava, rinfacciandogli
addirittura l'eccessiva spregiudicatezza nell'affrontare tematiche
giocate troppo insistentemente su un manierismo di facile effetto.
Quello che è certo, al di là dell'inevitabile chiacchiericcio, è che
Giorgio Rinaldini era un talento, un "grande" artista, che nella
"piccola" Rimini resterà sicuramente tra i protagonisti più vivaci e
interessanti di questo inizio di Millennio.
I suoi moduli creativi,
tanto amati e disprezzati, hanno fatto e continuano a far scuola, o
meglio, a essere platealmente "copiati" dalle nuove generazioni che a
volte, senza nemmeno chiedere permesso, partono laddove Rinaldini è
arrivato. E naturalmente senza aver assimilato e compreso tutta la sua
lunga esplorazione introspettiva che lo ha portato, di volta in volta, a
cogliere e a trasfigurare l'essenza stessa della pittura contemporanea.
Rinaldini al lavoro visto da Man |
Artista apprezzato in campo nazionale, Giorgio Rinaldini ha
collezionato alle mostre e ai concorsi una miriade di premi.
Nato a
Rimini nel 1933 ha iniziato a dipingere intorno alla metà degli anni
Cinquanta. Con Norberto Pazzini, suo primo riferimento, ha assaporato i
profumi della sua terra e gustato gli umori sanguigni della sua gente.
Con Vittorio D'Augusta, "incontrato" negli anni Sessanta, gli si sono
aperti nuovi e più ariosi scenari.
Attento come pochi agli umori delle correnti artistiche più rappresentative, Rinaldini è uscito dalla concretezza della figurazione e con l'acquisizione di tecniche operative sempre più sofisticate, è approdato ad una originale forma di espressionismo informale.
Attento come pochi agli umori delle correnti artistiche più rappresentative, Rinaldini è uscito dalla concretezza della figurazione e con l'acquisizione di tecniche operative sempre più sofisticate, è approdato ad una originale forma di espressionismo informale.
Il suo lavoro di scavo lo ha portato a
sfibrare la materia, a frammentarla, a renderla impalpabile, attraverso
un groviglio di calibrati filamenti che trovano l'amalgama
nell'equilibrio dei rapporti tonali e nelle raffinatezze dei colori,
soprattutto dei rosa, degli azzurri, dei bianchi maiolicati.
All'interno
di questo reticolato di cromatismi gli oggetti paiono sospesi in una
morbida atmosfera da sogno, mentre la luce, che si insinua tra gli
interstizi, compone tenui frammenti di una realtà surreale.
Nonostante queste uscite nell'informale, addirittura negli ineffabili meandri dell'astrattismo, Rinaldini è sempre "leggibile", perché nella sua pittura, fatta di luci e di sensazioni immediate, ritroviamo una sorta di candore dell'infanzia.
E' stato detto che nelle sue tele c'è "l'anima
fanciulla dell'artista sognatore".
Verissimo.
Nei suoi dipinti si
colgono brani di antiche favole, stati d'animo che suscitano nostalgia,
mestizia e a volte persino inquietudine.
Mi riferisco alle sue diafane e
fragili bambine dallo sguardo dolce, delicato, carezzevole, ma nel
contempo anche sfuggente, impenetrabile, enigmatico; creature
evanescenti che per quel senso di non svelato, che si portano appresso,
oscillano incerte fra innocenza e turbamento.
Manlio Masini