PENSANDO A RUOTA LIBERA
Con l'orecchio che preme nel guanciale sento battere il cuore e mi sembra
il tamburo dell'universo. Allora, d'improvviso, mi ritrovo altrove e sono
cittadino della galassia, dove la vita è movimento, dove tanti astri occhieggiano,
si parlano in amicizia, superando la lontananza con la gravità. Ciascuna
pulsazione è una spinta in avanti nello spazio e nel tempo. E' un miracolo, ma
c'è chi lo chiama mistero. Che non è la stessa cosa.
Viaggio alla velocità dei corpi celesti, con alcuni in accordo, con altri
in disaccordo perché c'è chi gira e va di qua e c'è chi gira e va di là,
comunque l'orchestra è perfettamente sintonizzata nel silenzio dell'infinito
gorgo astrale. E il silenzio è rispetto, concentrazione, estasi.
Solo laggiù, in fondo, ai margini, come in castigo, frulla un corpuscolo,
un pianeta pazzo. E' la terra che fa chiasso, ma quel rumore disordinato non
disturba nessuno perché è soffocato dalla specie di ovatta dell'atmosfera, così
come i battiti del mio esistere restano nascosti dentro di me.
Laggiù o lassù viaggio oltre ogni limite dell'esperienza, veloce, ma non me
ne accorgo. Lo stesso capita alla terra, che rotola, corre, scarta eppure
sembra ferma, inchiodata dal suo asse.
Mi chiedo: sono un visionario, sogno o son desto, ho percezioni extra
sensoriali, sono fuori di testa, sono vivo o già morto? Non ha importanza. Mi
sembra di essere distante anni luce, ho superato le capacità della vista e sono
ai confini estremi dell'immaginazione. Galleggio leggero come una
farfalla, sono sempre io, però il mio corpo è diventato un soffio, mentre mi
sento sempre collegato alla terra dagli interessi pratici, che mi accompagnano,
ma non sono più urgenti, li avverto sfocati.
E il cuore continua la sua cadenza. Ora è nell'anima, che tende a salire in
alto, verso lo Spirito. Poi la fantasia, il sogno, le fisime del girovagare a
tentoni nel cosmo terminano, anzi cambiano perché il cervello non prende le
ferie, non si ferma. Mi salta in mente che il letto o più propriamente il
guanciale è la dogana dove si incontrano il sogno e la veglia, la vita e la
morte.
Così ho percorso, in men che non si dica, strade mai tracciate perché
vorrei vedere almeno l'alba dell'altro mondo, della morte. Il desiderio
incalza, ma purtroppo il sapere è negato. E, forse, alla fine, con noi, si
spegnerà, nel buio sovrano, l'istinto della conoscenza, ma se invece
approderemo nella luce infinita ebbene penso che questa abbaglierà gli occhi in
modo che non vedranno la sorgente.
Il principio sarà sempre nascosto oltre l'intelligenza. Allora? Allora non
si può volare senza le ali e anche con quelle a motore si resta soltanto vicini
all'uscio di casa. Non scopriremo mai il segreto del cosmo lontano e nemmeno
quello a portata di mano che fa battere il cuore. Allora: meglio restare con i
piedi per terra e non farsi le domande che non hanno risposte. Quando siamo a
letto evitiamo di premere l'orecchio nel guanciale.
Una risposta, non pertinente, ma appagante la incontriamo notte volgendo lo
sguardo al cielo sereno. Allora la ragione cede al sentimento, la mente
s'annulla nella bellezza infinita dell'universo, che è un regalo.