martedì 31 maggio 2022

Me ne vado (by Franco Ruinetti)

     

ME NE VADO

Ho una casa nel bosco a mezza costa del monte. L'ho avuta per eredità e tra non molto tempo crollerà come tante altre. Mi rende di tasse. Non la metto in vendita per non regalarla, poi perché non voglio fare commercio dei miei sentimenti e degli avi. Da giovane ci andavo spesso per riparare il tetto, per accomodare le porte forzate dai vandali, per ripulire il fosso del fontanile o per vari altri motivi.

Ora ci vado di rado, quando posso. Ed è sempre un'evasione dalla routine. Anzi no: non è vero, ci vado spesso, ma il più delle volte col pensiero, di giorno e di notte. E tali uscite, sogni fuori dal sonno, sono brevi perché mi chiama il telefono, perché mia moglie mi dà ordini e così via. Alzo la vela della mente e me ne vado. Volo nella libertà.

Ma ora mi piace di nuovo ricordare quella volta, sono passati molti anni, che ero andato lassù fisicamente. In un angolo del vascone, nudo di acqua, vidi un leprotto immobile, come in castigo. Era prigioniero. Sembrava non percepisse la mia presenza. Non era morto perché si reggeva seduto, composto. Mi apparve stordito e perso nella disperazione.

Mi calai giù, lo presi in collo. Non oppose resistenza, come fosse un gatto domestico. La pelliccia fulva era una matassa di morbidezza. Le orecchie mi accarezzavano le guance. Sentivo il suo cuore precipitoso nel palmo della mano. Incontrai i suoi occhi. Avevano due lucciole di un giallo profondo ignoto alle luci di Van Gogh.

Lo deposi sulla proda del vascone. Sostò un attimo per orientarsi, quindi, con balzi rapidi, scomparve tra i ciuffi delle scope.

E mi capita in mente quella Renault vecchia, di colore rosso spento. Era parcheggiata correttamente in un piccolo slargo dove la stradina è più agevole. Tale presenza mi incuriosì, presi informazioni e seppi che era della Lalla che, certamente in compagnia, si appartava dietro un greppo o all'ombra delle ginestre folte alte fino ad un paio di metri. Quella donna, ancor giovane, passava per democratica e benefattrice perché consolava tutti quelli che avevano bisogno d'amore: giovani, vecchi, per soldi o per niente.

Il bosco è il luogo delle mie uscite dalla realtà, che, come le cose più belle, non costano perché non hanno prezzo.

Mi siedo o mi stendo e mi ritrovo là. Non approdo in quello di oggi, che è abbandonato, pieno di sterpaglie, di rovi, bensì in quello di almeno 50 anni fa. Perché il tempo non è un ostacolo, non conta. Allora, prima che qualcuno di mia conoscenza, cialtrone, gli desse fuoco (non ne ho le prove) era tenuto pulito, con tanti castagni querce, lecci dalle chiome come grandi ombrelli, che assorbivano le luci del sole e della luna: un salotto sotto il cielo.

Talvolta rivedo la Vilma che pascola i maiali mentre legge un libro. Le do un bacio sui capelli biondi. Un bacio e l'accenno di un sorriso.

Scappo dal chiuso della stanza dove mi trovo, me ne vado nella vita della fantasia, del desiderio. Là non ti corrono dietro tasse, multe, ingiunzioni, obblighi, divieti, dispiaceri: nebbie e temporali nel cervello. Il bosco è immerso in un incantesimo. Non vi trascorre un alito di vento. Le foglie sono immobili, in attesa. Non ci sono folletti, gnomi, elfi, fate assortite o altri soggetti menzogneri. Vi posso incontrare quelli che lo frequentarono e abitarono nella casa colonica. Talvolta essi tornano dove passarono la loro vicenda terrena. Li vedo, più o meno, come fossero nei negativi delle fotografie, luminescenze nell'ombra densa. Ecco Gianni. Quando abitava nel mondo trascorreva intere giornate lassù. Lo ricordo. Ero ragazzetto. Lui ci andava con le vacche aggiogate alla treggia a prendere la legna, a pulire i fossi, rinforzare i muretti a secco di sostegno, ad innestare i castagni. Considerava il lavoro come festa, con rispetto, non gli pesava. Indossava sempre giacca, cravatta, cappello.

- Ho smesso di respirare quando tu eri bambino. Ti rammenti di me?”

- Sì. Una volta mi regalasti una manciata di more.”

- Sei diventato vecchio. Ti è venuta la brina sui capelli rimasti come una mezza corona intorno alla testa.”

- La canizie è polvere del tempo. Tempo che per te non c'è più.”

- Invece tu ci sei ancora dentro, in esilio, ma hai l'impressione di essere vivo.”

Franco Ruinetti

lunedì 30 maggio 2022

Gli spilli di maneglia (511)

               



...sul campo del Sassuolo il Milan torna a vincere lo scudetto dopo 11 anni. E' il primo dell'era post-Berlusconi!

lunedì 16 maggio 2022

Gli spilli di maneglia (509)

 

             

...Rimini invasa dagli Alpini per il raduno delle "Penne Nere" con  qualche "pecora nera" al seguito!

martedì 10 maggio 2022

Amici supplenti (by Franco Ruinetti)

 

 

   

AMICI SUPPLENTI  
 
Prima della pandemia, dopo avere cenato, restavo in casa di rado, passavo le ultime ore della sera con gli amici. Non si faceva niente in particolare; era bello oziare alla bocciofila, intorno a qualche bicchiere o passeggiare nelle chiacchiere lungo le aiuole del giardino. 
Col passare del tempo gli amici sono diradati come i capelli in testa, ma gli incontri continuavano ad essere piacevoli, l'età non pesava, era leggera. Le preoccupazioni si lasciavano a casa e Checco, che era arrivato quasi di là, quando tornò disse: “Non mi hanno fatto passare perché non avevo il certificato col timbro e la firma, la burocrazia non transige, sul gran portone sta scritto: LA FORMA E' ANCHE SOSTANZA.” 
 Dai primi mesi del '20 addio ai veri amici. Il covid ha costretto tutti pressappoco agli arresti domiciliari. Gli amici supplenti sono il cellulare, il computer e, per me, in primo luogo, la TV. Hanno il cuore freddo. Quindi anche io ho cambiato vagone nel tragitto dell'esistenza.Così sono diventato alunno, quotidianamente per ore, della più grande scuola che dal piccolo schermo straripa per dilagare in tutte le case.
Situazione strana; siamo io e lui, cioè il video, dove sono tanti, parlano sempre loro, io zitto, vedo, sento, sono nascosto spesso nel buio, anonimo dell'audience. 
Seguo con curiosità la madre di tutte le scuole. E ricordo chiaramente ancora gli ordini del mio maestro che fa le giravolte nella tomba: “Silenzio, braccia conserte”; Non volava una mosca. Poi: “In piedi, arriva il signor direttore.” 
 

La nuova pedagogia, quella libera della docente TV, in sintonia con la corrente civiltà, potrebbe esprimersi così: “Ragazzi, fate il gesto dell'ombrello.” Sennò; “In alto, dritto il dito della mano destra.”Lo so: gli studiosi hanno da sempre detto che la lingua è in continua evoluzione. Al proposito vale rammentare che nel giro dei secoli il latino è diventato volgare, poi italiano. Ora, però, gli aggiornamenti espressivi, vocali e mimici, sono vorticosi e, con loro c'è anche un miscuglio di inglese.Mi preme precisare che non faccio il bacchettone. Dico che è facile compito per quelli che siedono sulle cattedre più alte sparare con l'indice e ripetere 'O tempora o mores!' Perché io mi diverto, non giudico. Prendo atto della frattura che c'è tra la scuola ufficiale, nella quale mi sono inpegnato per decenni, con uno stipendio malinconico e quella che passa per le antenne. Gli insegnanti, che a fatica arrivano al tempo indeterminato, sono colti e corretti. Educano. Certi professionisti del piccolo schermo invece (meno male, solo alcuni) fanno saltare i ponti del galateo tra risate, battimani e, in quanto docenti della maleducazione, prendono soldi a palate. 
TV, cellulare, computer: grazie amici supplenti nel lungo periodo della solitudine pandemica. Ho detto amici, ma la definizione è impropria Meglio dire rifugi, ammazzatempo. 
Ma c'è un motivo che mi batte in testa e che nel volgere dell'evo contemporaneo ha guadagnato, comparendo nel piccolo schermo, i favori dell'attenzione. E' uno scorcio, un particolare che subito diventa protagonista. Lo chiamano eufemisticamente, come fosse un segmento geometrico, 'lato b'. Lo si vede in programmi di intrattenimento, nella pubblicità o quando meno te l'aspetti; genere femminile, allegro, al naturale, quasi del tutto nudo, con una strisciolina di stoffa al centro, verticale, è elegante, sembra una cravatta. 
Che dire? E' un orizzonte interessante, un belvedere. E' come il jolly che porta fortuna, è come il prezzemolo che sta bene in tutte le salse. 
Gli amici supplenti non riempiono il vuoto lasciato da quelli veri, ma anche loro, qualche volta almeno momentaneamente, fanno scordare un sottile malessere di vivere.
Franco Ruinetti

lunedì 9 maggio 2022

Gli spilli di maneglia (508)

             

...i talk-show italiani, in perenne aggiornamento su covid e guerra, stanno mostrando il volto peggiore dell'Italia !

lunedì 2 maggio 2022

Gli spilli di maneglia (507)

             

...la capacità tutta italiana di creare problemi dove non ci sono in modo da non risolvere quelli reali !