giovedì 31 gennaio 2019

L'arte negli oggetti di chi fa arte (by Ilaria Santinelli)


Cercare l'arte anche nei dettagli marginali e negli oggetti di uso comune per chi fa arte....ecco il senso di alcune foto fatte da Ilaria Santinelli durante FighilleArte 2018.....

mercoledì 30 gennaio 2019

Nel Sacrario della Memoria (di F.Ruinetti)




NEL SACRARIO DELLA MEMORIA

A Rimini e dintorni, sembra ieri, erano attivi numerosi altri artisti. Alcuni di loro si sono spenti prima che tramontasse il secolo, altri di essi hanno visto l'alba breve del nuovo millennio. Ora io li evoco alla riva del presente con la luce di queste pagine e con qualche manciata di parole, ma parlo solo di quelli con i quali ho intrattenuto rapporti più frequenti anche di amicizia. Per ciascuno ho scritto recensioni, sono intervenuto alle inaugurazioni delle mostre e ho fatto interviste nelle varie televisioni. Non ho mai preso un soldo.

Li ricordo in ordine alfabetico per non fare graduatorie di merito.

C'era Guerrino Bardeggia. Era creativo senza soluzione di continuità. Ha lavorato fino all'ultimo, quando un malanno a ciel sereno l'ha ammazzato a tradimento, una botta con lo schioppo alle spalle. Nei suoi quadri il tempo è sospeso, come le ali tese di una colomba, simbolo di mitezza. I colori annunciano passione, amore, dolcezza, sangue, sofferenza. Si caricano di sentimenti di attesa, speranza, paura. Certe scene dei dipinti sono forti, lì per lì possono anche rumoreggiare nello stomaco, ma esorcizzano il male, depositano nella memoria i semi della bontà e della bellezza. E mi capita in mente il lampo di una sua poesia: Quante / spine / per una rosa / rossa.

opera di Guerrino Bardeggia

I dipinti del riminese Elvio Brici tendono verso il surreale, però non approdano in astrusi deliri, ma in un silenzio che s'adagia nell'azzurro del mare. Vediamo donne con grandi fazzoletti in testa, sedute che guardano verso il limitare, in una lunga attesa. Il tempo è pesante. In alcune tele compaiono motivi eterogenei. Ecco uno spaventapasseri che è sul punto di giocare con i palloni e può accendere contentezza, ma la luce s'incupisce in lontananza, cova insidie.

L'ultima volta che lo vidi era dimagrito, ma non aveva perduto la voglia di scherzare.

Francesco Caltagirone era riccionese solo per metà. Veniva al mare il 1° maggio e ripartiva per i defunti. Era colto. Cominciò a dipingere in pensione. Sua moglie lo chiamava Francois e gli correggeva il caffè con una carezza. Quando lo conobbi mi chiese un giudizio sui suoi lavori, voleva sapere se erano degni da far vedere. Gli dissi che per me erano molto validi. Dipingeva boschi, tramonti africani dalle solitudini dense, giovani nere che vivevano nelle capanne, non vestivano alla moda, erano eleganti di natura.

C'era Cesare Filippi, abitava nella campagna di Coriano, in un'isola di verde. Aveva uno studio sfalsato su tre livelli. Nel giardino crescevano i fiori curati da sua moglie, ma contemporaneamente sbocciavano sulle tele dove restavano sempre freschi. Era mite e cortese. Nel 2010 non partecipò all'inaugurazione della sua ultima mostra al Palazzo del Podestà di Rimini perché fu ricoverato in ospedale. Una volta mi aveva mostrato un quadretto nel quale, da giovane, aveva dipinto sua madre anziana. Ora lui mi sembrava il fratello gemello.

opera di Cesare Filippi

I dipinti di Giacomo Foglietta accendono una dimensione al di là del reale. Vediamo composizioni spesso ludiche, fughe nei sogni ad occhi aperti, dove balenano stupori fanciulli. L'artista è noto per i suoi pretini che possono fare una partita con tanti palloni, mentre altri attraversano il campo in bicicletta o salgono su scale a pioli appoggiate sulle nuvole o su un fianco del vento. Sono opere lievi, ma profonde, che rappresentano i sentimenti. In un quadretto s'incontra un prete seduto. Un cane lo guarda. La scenetta parla di amicizia e la malinconia suona una musica dolce.

opera di Giacomo Foglietta

C'era Romano Leporesi. Nativo di Brisighella, ha insegnato a Rimini dove ha vissuto gli anni fecondi della maturità. Era esperto ceramista. Con lui non ci si annoiava, aveva la battuta sempre pronta. Pittoricamente usava la lingua dell'acquarello. Certi paesaggi, per l'armonia dei colori, per le trasparenze, s'illuminano di solitudine e di poesia.

Orfeo Matteoni era stato prigioniero in Africa e, dopo i reticolati, vedeva i cavalli bradi. Tornato a casa ha disegnato e dipinto migliaia di cavalli. Per lui erano simbolo di libertà oltre che di bellezza ed eleganza. Quando andai a trovarlo a Casa Serena mi disse di prendere, nel suo studio, i quadri che volevo. Lo ringraziai e risposi che non volevo essere accusato di abigeato.

opera di Orfeo Matteoni

Luciano Palma trasferiva nel segno tutta la propria energia vitale. Le linee, spesso subito tracciate col colore, corrono libere benché raccontino i soggetti in termini realistici. In tutti i quadri si diffonde una luminosità, che è quella dei mattini sereni, della giovinezza. L'artista ha interpretato pittoricamente scorci di Rimini, città di adozione, alla quale era profondamente legato. L'Arco di Augusto o altri motivi levitano nelle tele e nella mente.

Lo scultore Elio Morri lavorava in un grande ambiente nel centro di Rimini. Aveva capelli biondi e ricci, mi sembrava un guerriero antico. Quando andavo a trovarlo una gracula gentile diceva “ciao”. Riceveva richieste da enti pubblici e privati. Al Parco Cervi c'è una sua opera in tre parti intitolata alla Resistenza. Merita sempre una sosta. Anche quando lasciavo lo studio, non so da quale angolo nascosto, la gracula ripeteva “ciao”.

Elio Morri

Giacomo Pastore: l'azzurro del mare si schianta sugli scogli e il bianco della spuma si leva alto. Questo è stato uno dei motivi privilegiati dal pittore e in numerosi locali pubblici, come in molti salotti, si può vedere e pare di sentire il fragore delle onde che esplodono in nuvole di schegge lucenti. Pastore, originario di Ostuni, la città bianca, ha trascorso la maggior parte dei suoi anni a Riccione.

Bruno Polverelli, più noto come Rusein, è nato e vissuto a Riccione. Quando era in guerra, durante la quale non ha sparato un colpo, trovò anche il modo per isolarsi e dare sfogo alla sua passione, quella della pittura. Dal fronte riportò un volto di Cristo su una pezza da piedi. Fiori e pupazzi di stoffa sono stati i suoi temi preferiti. In quei bambolotti io mi vedevo e riconoscevo tutta la gente definita, con brutta qualifica, comune o di strada, che è manovrata dai grandi burattinai.

Giorgio Rinaldini ha regalato, a chi ha incontrato la sua pittura, sogni, melodie cromatiche. Famosa quella ragazza, visione che insiste e ritorna sulle tele, portata dal primo vento d'amore, che intona dolcezza nel paese delle favole vere. E' la fidanzatina del desiderio, evocata dalla magia dell'arte, dipinta con la luce dei fiori. I suoi colori sono eterei, lievi. La delicatezza è la loro forza.

opera di Giorgio Rinaldini

L'artista, nato e vissuto a Rimini è stato, dalla fine della guerra, un protagonista nel campo dell'arte, non solo locale. Meriterebbe che la città lo ricordasse con una bella iniziativa.

C'era, a Miramare, Ugo Ugolini, persona riservata e dignitosa. La prima volta che lo incontrai ebbi l'impressione di conoscerlo da sempre. Collaborava con Annigoni all'abbazia di Montecassino. Il maestro gli aveva affidato l'incarico di dipingere a fresco due papi. Una volta mi mostrò i ritratti dei suoi figli, due ragazze e un maschio. Generati dall'amore e dal talento sembravano appena discesi dall'Olimpo.

C'era... c'era. Ma, per me, ci sono ancora tutti perché, se non ho preso soldi, ho fatto a cambio merce. E la mia casa è piena di quadri, che continuano a parlare, a raccontare emozioni. Così conosco quegli artisti più ora di allora.


Franco Ruinetti



lunedì 28 gennaio 2019

sabato 26 gennaio 2019

Particolari dal piccolomuseo di Fighille

 
Inviamo alcune cartoline dedicate ai particolari nascosti nelle opere esposte nel piccolomuseo di Fighille......

venerdì 25 gennaio 2019

PSS....(by Franco Ruinetti)




Era il cane del professore, bastardo puro, di media taglia, a pelo lungo, nero come l'inchiostro di china, vecchio quasi quanto il fedele Argo dell'Odissea; non era stato battezzato e il padrone lo chiamava Pss” che non era un nome, ma un ordine. 
Da anni e annorum non era più uscito, viveva quasi sempre sdraiato sotto una tettoia in quei quattro passi di giardino privato e di notte o col tempo inclemente andava in una cuccia confortevole nel corridoio. 
Il padrone gli faceva visita almeno due volte al giorno, gli voleva bene, con dignità, mantenendo la distanza. Anche quell'uomo era stagionato, aveva quasi ottant'anni, ma ne dimostrava qualcuno di meno e lui, da quando era cucciolo, lo aveva sempre considerato nonno.

Nel fiore della giovinezza e oltre Pss poteva sostare composto, in silenzio, nello studio pieno di libri mentre l'insegnante impartiva ripetizioni, così aveva imparato tante cose e nei lunghi ozi le ripensava. Il suo problema era la solitudine devastata dal silenzio con le macerie dei ricordi. Meno male che ogni tanto saltava il muro un gatto bianco giovane, garbato, un po' vanitoso come spesso sono i belli. Lo accoglieva con piacere, gli offriva le sue crocchette e l'acqua della bacinella. 
Fecero amicizia. 
Il micio gli si acciambellava nel pelo folto della pancia e pareva una manciata di neve su un mucchio di carbone. Parlavano molto, senza parole, perché gli animali s'intendono lo stesso. Quello che si dissero è solo immaginazione. Per sapere tutta la verità avrebbe dovuto essere presente un laureato in lingue mute che, benché siano stati inventati tanti corsi universitari, ancora quello non c'è.


“Sono pieno di solitudine, diceva “Pss”, che è il mio male, la mia condanna.”

“Ma, chiedeva il gatto, il professore non ti porta mai a spasso in libera uscita per l'ora d'aria?”

“Mai. Mi ci portava quando ero giovane, così correvo, vedevo il mondo, salutavo i colleghi, scambiavo occhiate con le cagnoline, firmavo i muri per dire a tutti che esistevo.”

“E perché smise di portarti fuori, cosa hai combinato?”

“Io!? Niente. Il motivo deriva dalle leggi animalesche.”

“Non capisco, spiegati meglio.”

“Una volta che io deposi sulla strada i miei avanzi intestinali un vigile fece la multa e da allora è cominciata la mia prigionia”.

“Il vigile ha fatto il suo dovere, è il professore che non lo ha fatto perché doveva raccogliere il tuo prodotto.”

“Io lo capisco, replicò il cane. Un uomo di quel rango non può umiliarsi a raccogliere il mio scarto, anche se con il guanto di plastica. E comunque le cose stanno così: il mio mondo è diventato stretto per colpa di quella maledetta legge.”

A questo punto il gatto sollevò la testa inorgoglito.

“Noi, invece, possiamo circolare liberi e nessuno ci fa la contravvenzione perché interriamo sempre, con scrupolo, le nostre deiezioni. Siamo nati civili, con la legge incorporata.

Franco Ruinetti

giovedì 24 gennaio 2019

Il ricordo di un giorno a casa di Mario Massolo



Ricordiamo con piacere una bella giornata di un paio di anni fa passata a casa dell'artista Mario Massolo, a Cerasolo di Rimini, per ricevere una importante donazione di opere d'arte per il Piccolomuseo di Fighille. Amico di lunga data della nostra associazione e del nostro paese, ci ha accolto nella sua bella villetta alle porte di San Marino e ci ha aperto una finestra sulla sua straordinaria arte consentendoci di ammirare tantissime opere fra quelle ancora presenti nel suo studio e, fra queste, sceglierne sette da destinare al museo. In tal modo la dotazione di opere di Massolo nel museo sale a quota dieci e lo rende, di gran lunga, l'artista piu' rappresentato.
La scelta ha richiesto tempo perchè le opere  di Massolo sono una piu' bella dell'altra e ad ognuna si lega un ricordo particolare che l'autore ci ha, di volta in volta, raccontato.

nello studio di Massolo per la scelta delle opere
nello studio di Massolo per la scelta delle opere
nello studio di Massolo per la scelta delle opere
nello studio di Massolo per la scelta delle opere
un particolare dell'archivio Massolo
nello studio di Massolo per la scelta delle opere
nello studio di Massolo per la scelta delle opere
i registri di Massolo ove sono annotate tutte le informazioni su ogni sua opera
una delle agende in cui ogni opera di Massolo è scrupolosamente registrata

Franco Ruinetti, Alessandro Capacci e Alessandra Ganganelli
Massolo registra le opere donate al piccolomuseo di Fighille
Massolo appone una dedica al museo dietro le opere scelte
Massolo appone una dedica al museo dietro le opere scelte
Foto di gruppo con Mario Massolo

mercoledì 23 gennaio 2019

Particolari dal piccolomuseo di Fighille

 
Inviamo alcune cartoline dedicate ai particolari nascosti nelle opere esposte nel piccolomuseo di Fighille...... 






lunedì 21 gennaio 2019

Gli spilli di maneglia (333)

 

Arriva il reddito di cittadinanza  
....ma solo per alcuni....
Chi lo sostiene parla di svolta storica. 
Chi lo contesta lo vede come un reddito integrativo al lavoro nero o un bonus per la birra e il gratta e vinci. 
Vedremo.

venerdì 18 gennaio 2019

giovedì 17 gennaio 2019

mercoledì 16 gennaio 2019

martedì 15 gennaio 2019

lunedì 14 gennaio 2019

La morte del pittore Alvaro Tomassi

Abbiamo ricevuto la triste notizia della prematura scomparsa, a soli 54 anni, dell'artista Alvaro Tomassi di Avezzano. Negli scorsi anni ha partecipato piu' volte al nostro concorso suscitando interesse e ottenendo vari riconoscimenti fra cui i premi acquisto nelle edizioni del 2013 e 2015 con pubblicazione sul nostro catalogo. Alla famiglia va il cordoglio della nostra associazione. Ad Alvaro va il nostro ricordo affettuoso.

Alvaro Tomassi al lavoro in extempore a Fighille (2011)
Opera premiata a Fighille nel 2013
Opera premiata a Fighille nel 2015
 

Gli spilli di maneglia (332)

 

...il 2019 è appena iniziato ma ci ha già fatto intravedere il futuro prossimo...