fighillearte
lunedì 27 marzo 2023
martedì 21 marzo 2023
A richiesta rispondo su Man e sull'umorismo (by Franco Ruinetti)
M'arriva la richiesta da uno studente, per una tesi, di qualche 'ragguaglio' su MAN e sull'umorismo. Rispondo al giovane che può trovare informazioni al riguardo su varie enciclopedie, ma non svicolo e mi fermo a rispondergli anche se liberamente e veloce.
Enzo Maneglia, come fanno molti artisti, ha sfrondato nome e cognome ribattezzandosi MAN, che è sbrigativo e suona bene. E' nato in Turchia, sulle sponde del Mar Nero, da padre piemontese e madre greca, DNA internazionale, non conosce una parola di turco, la sua prima lingua, quella della matita, è universale; si è sposato una sola volta, amore, non pigrizia. Sua moglie Lidia testimonia che è un bell'uomo, però io non lo possso avallare dato che non ho competenza nel genere maschile. Il ritrattista Giuma gli ha fatto le sopracciglia come siepi. Tali specialisti sono bravi a celebrare i particolari. Cominciò a disegnare da ragazzo. Realizzava talvolta fanciulle in fiore nei cieli dell'immaginazione e le ragalava ai compagni di classe, che gliele chiedevano, per incontri al chiaro di luna. Si è affermato collaborando con settimanali illustrati, quotidiani, riviste umoristiche, storiche, degli anni '60/'70, partecipando a mostre e concorsi nazionali e internazionali della vignetta e illustrazione. E' primo redattore del blog Fighille Arte.
L'umorismo è una brezza lieve, carezza del sorriso, appena un accenno a fior di labbra, nel cui campo si accendono visioni spesso sorprendenti, godibili, serene. Si può collocare tra la satira, che arriva ad essere aggressiva, campo minato, irriguardosa e la comicità ridanciana. Spazia nella zona franca dell'equilibrio: in medio stat virtus. E', lo dice il papa Francesco, una medicina che fa bene.
Periodicamente inventa nuove generazioni di pupazzetti. Quelli recenti hanno nasi grossi, pantaloni con le gambe enormi a sacco, piedi così piccoli da doverli cercare per trovarli. Parlano tramite le nuvolette d'ordinanza, ma quando le parole non compaiono, il mutismo è ugualmente e forse ancor più espressivo.
Quello che l'artista realizza nelle ribalte delle vignette è un mondo parallelo. Talvolta le sue figurine, specie di marmocchi, interpretano gli stati d'animo, l'interiorità. Sono colpi d'ala, di leggerezza. Al proposito s'incontra una bambina-bambolotto vispa e scapigliatella che ti guarda con occhi luminosi. Ha calzato scarpe con i tacchi a spillo della madre, due barchette squillanti di vernice rossa. La scena accende simpatia e dolcezza.
I personaggi di MAN, le ambientazioni possono apparire prossimi alla realtà, sennò sembrano provenire dai cartoni animati o uscire dai sogni, dalla fantasia, dalle lande del surreale. Perché la vita, che è movimento continuo, corre come il tempo, non si ferma neanche di notte ad occhi chiusi.
lunedì 20 marzo 2023
Gli spilli di maneglia (551)
Le barzellette non invecchiano mai e periodicamente ritornano a circolare ma quella sul Ponte di Messina non fa ridere....fa solo piangere !
martedì 14 marzo 2023
Sul fare del giorno (by Franco Ruinetti)
lunedì 13 marzo 2023
Gli spilli di maneglia (549)
Lo stop al "fumo" vuol dire anche mandare in "fumo" miliardi di incasso che lo Stato ottiene grazie al Monopolio sul tabacco.....passerà o volerà via come una voluta di fumo?
lunedì 6 marzo 2023
Gli spilli di maneglia (548)
Tre anni dopo il "paziente zero" siamo agli "indagati zero" ....tutto normale nel paese delle barzellette !
lunedì 27 febbraio 2023
Gli spilli di maneglia (547)
Un mondo alla rovescia ci aspetta nel piatto... fra grilli e pesce crudo presto i cari vecchi scarafaggi .....
sabato 25 febbraio 2023
martedì 21 febbraio 2023
Il convertito (by Franco Ruinetti)
IL CONVERTITO
Era diventato un individuo solitario, un asceta controvoglia. I colleghi lo ritenevano superbo, con la puzza sotto il naso, gli altri abitanti del bosco, quando capitava che lo incontravano, cedevano il passo. Lui credeva si comportassero così per rispetto, ma poi gli venne il sospetto, presto maturato in convinzione, che facesse loro paura.
Gli umani stavano alla larga il più possibile. Una volta vide un uomo lontano un centinaio di metri. Aveva il fucile a tracolla eppure gridò: “Al lupo, al lupo!” e scappò a gambe levate.
Di notte dormiva poco. Sempre solo nella sua tana. Chissà dove era il branco a fare agguati? Col calare del buio pesto la tristezza si incupiva. Mentre la luna, quando c'era, col suo sorriso di luce, gli dava un po' di coraggio.
Notti di tormento, piene di pensieri. Rifletteva: “Sgozziamo qualche agnello, è vero, anzi qualche volta facciamo stragi e anche io, in passato, ho preso parte a tali spedizioni macchiando l'anima e la famiglia di colpe gravi, peccati mortali, ma allora perché non si condannano gli umani che li mangiano tutti? Hanno inventato anche la storia del lupo mannaro pur di denigrare, gettarci fango addosso.”
Era come un'isola lontana. Non andava d'accordo con nessuno, si era, col tempo, pentito, era diventato un pacifista, un voltagabbana malvisto e perfino deriso da quelli del suo rango. Una sensibilità sconosciuta lo assaliva come una brezza improvvisa. Gli venivano perfino le lacrime quando l'usignolo gorgheggiava cantando gli strazi dei tramonti. Si appartava, eppure desiderava conoscere qualcuno con cui parlare, lo pensava, sognava spesso. Odiava la fama, sia quella buona che quella cattiva. Riteneva che l'indifferenza fosse la condizione migliore, cioè appartenere alla 'gente comune', che non ha volto, è ignota. Fino a che, giunto al culmine della disperazione, prese una decisione irrevocabile, quella di cambiare casacca.
“Smentirò il detto 'il lupo perde il pelo, ma non il vizio’. Non farò più paura. Sarò vegetariano.”
Pensò bene di non apparire più lupo, di darsi un'altra identità. Si mise in testa un cappello nero di feltro per nascondere le orecchie, fece un papillon con una striscia di stoffa rossa, sistemò sul naso gli occhiali da sole. Queste robe le aveva trovate tempo indietro nel girovagare di bosco in bosco. Si sentì nuovo, elegante e subito, come si presentò in un giardino alla soglia del paese, gli venne incontro una cagnetta di mezza taglia col pelo rosso lungo a forma di gonnella. Dopo varie chiacchiere, seduti dietro una siepe di bosso, lui, confidando in lei, aprì il suo animo e, per un momento, vide, di giorno, brillare le stelle.
“E tu che mangi?”
“Carne, solo carne di ogni tipo, ma non ho mai ammazzato nessuno. Me la danno i miei padroni, loro possono uccidere sia per nutrirsi, quanto per difendersi, che per divertirsi.”
“L'ingiustizia, pensò, è legge”.
Ora lui non aggrediva nessuno neanche per fame e mangiava erbe, radici, frutti del bosco.
Un giorno la cagnetta non si presentò al solito appuntamento, allora lui si fece coraggio e andò nella piazza del paese. Si fermò davanti al negozio che presentava, a portata di bocca, tanta bella frutta. Addentò una mela pensando che fosse lecito, ma uno spicciolo cagnolino da passeggio, ridicolo per il pom pon in cresta, si mise ad urlare. “Al ladro, al ladro!”
Il bottegaio, che aveva il bastone perché era zoppo, lo colpì in testa facendogli saltare il cappello, così le orecchie lo tradirono.
“Al lupo, al lupo!”
Il lupo, smascherato, cercò di scappare e di difendersi:
“Ho preso solo una mela, non l'ho uccisa. Io sono pentito, non faccio del male a nessuno.”
Ma fece poca strada perché una pallottola gli trapassò l'onda del cuore.
Soltanto la cagnetta gli andò vicino. Gli rimise il cappello e gli occhiali. Lei, che fino dal primo incontro sapeva tutto, ora sapeva che il suo amico era certamente migliore di ogni giudice improvvisato e soprattutto di quel cecchino criminale. Pensò che un lupo, anche se si converte, farà sempre paura.
Franco Ruinetti
lunedì 20 febbraio 2023
Gli spilli di maneglia (546)
Dopo le elezioni regionali piu' scontate degli ultimi 50 anni il paese resta alle prese con i problemi di "sempre" .....
lunedì 13 febbraio 2023
Gli spilli di maneglia (545)
Terminato il Festival di Sanremo, riprende il Festival della Politica Italiana, fra molte stecche e pochi acuti .....
lunedì 6 febbraio 2023
Artisti di strada (by Franco Ruinetti)
ARTISTI DI STRADA
Sono tanti. Non sempre sono considerati con la giusta attenzione per il loro valore. La categoria è varia. Ci sono pittori, tra gli altri i monotematici madonnari, scultori, declamatori, le statue viventi, mimi, danzatori, improvvisatori, satiri del burlesque e così via.
Questi autori, le cui opere e performances sono destinate a consumarsi nell'arco di poco tempo, qualche ora, sono presenti in ogni latitudine.
Però è più appropriato parlare al passato, infatti attualmente è raro incontrare al lavoro qualcuno di tali artisti perché la maggior parte di essi ha dovuto temporaneamente cedere il passo alla prepotenza del coronavirus. Ma è certo che la loro arte cova sotto la cenere e prima o poi tornerà a nuova vita nelle strade e nelle piazze soprattutto delle grandi città. Perché è, senza alcun dubbio, più forte della pandemia.
DAVID MOSCONI
David Mosconi è pittore figurativo. E' stato, per tanti anni, artista di strada e, come tale, ha viaggiato in Italia e all'estero facendo della vita un'avventura. Ora, anzi dal '19, da quando è esplosa la pandemia covid, si è fermato e risiede a Sansepolcro.
Le sue opere pittoriche, come tutte quelle che destano l'attenzione, prendono per mano, portano altrove. Apertamente comprensibili, cioè facili, mai però superficiali, hanno il segreto di essere piacevoli mentre accendono emozioni che restano. Al proposito capita di ricordare il fermo credo di Matisse che voleva un'arte immediatamente comprensibile. La tecnica è mista, personale. L'artista spiega che, oltre ai consueti mezzi quali olio, acrilico, può usare anche collage, prodotti e apporti vari.
Sono numerosi i soggetti di una produzione costante. L'ispirazione è una molla sensibile che scatta e urge di esprimersi. Tra i vari argomenti ricorrono scorci di paese, vedute a perdita d'occhio, soste e meditazioni nelle solitudini dei boschi.
Sono quadri che raccontano la bellezza delle stagioni, ora la giovinezza della primavera, ora il trascolorare dell'autunno, ma in primo luogo parlano dell'autore che insegue la libertà nell'evasione, nella poesia della natura. Ogni opera è un racconto, ma anche interpretazione, ha l'intonazione dello stato d'animo. I colori sono vibrazioni come corde di violino, possono significare abbandono nella bellezza, ma dicono anche sofferenza, sono linfa, luce, vita.
In un dipinto si vede una nave sbattuta dalle onde, dall'infuriare dei venti, “in gran tempesta”, dice il sommo poeta. Il cielo è scuro, chiuso, non c'è futuro. L'autore, in un certo periodo, come normalmente a tutti può succedere, ha incontrato il male di vivere e ha cercato sfogo nell'arte.
Un paesaggio innevato ha una particolare forza.. In esso insiste qualcosa di magico, il tempo si nasconde e tace. E' culla del silenzio, la solitudine è amica. Tale veduta, che potrebbe pur essere stata dipinta in studio e cioè venuta a galla nel mondo della memoria, diventa visione.
Altro esempio: un panorama marino. Fa balzare in mente Ungaretti; “M'illumino d'immenso.” Lo sguardo corre subito al limitare dove finisce il mondo e inizia il mistero. Bello il gioco dei colori. I bianchi delle onde che si infrangono armonizzano con il trascorrere degli azzurri che hanno scaglie di bianco e risonanze di verde provenienti dalle alghe del fondale. Poi c'è quel marrone del promontorio, forse improbabile, ma suggestivo accordo di luce.
Ecco un quadro che presenta un albero in primo piano, alle soglie del bosco. E' appena adolescente, in fin di vita. Le foglie gialle e rosse ancora appese e quelle sparse in terra sono grida, voci dei colori alte come quelle degli impressionisti.
Quindi si può vedere una pittura, di dimensioni contenute. Si tratta di una copia, ridotta in scala, di un affresco di Piero della Francesca nella basilica di San Francesco in Arezzo. E' una riproduzione perfetta. L'autore dice che i grandi maestri non muoiono e frequentandoli c'è sempre da imparare.
Franco Ruinetti
lunedì 30 gennaio 2023
lunedì 23 gennaio 2023
Gli spilli di maneglia (542)
Matteo Messina Denaro finalmente in cella dopo 30 anni di latitanza. Ora speriamo che "Morto un Papa NON se ne faccia un altro !"...