....guerra anche nei quotidiani fra filoputiani e filoucraini....tutto fa spettacolo ma intanto la gente muore !
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Ho visto mio nonno
Il sogno è libero, ci porta qua e là nello spazio e nel tempo. La pandemia ci ha quasi costretti agli arresti domiciliari, ma con il sogno si va dove ci porta l'imprevedibile. Gli studiosi hanno scandagliato questo fenomeno e hanno decretato tante verità, forse troppe.
Alcune volte, in passato, mi è comparso mio nonno Annibale, morto prima che io venissi al mondo. L'ho conosciuto in una fotografia che è definita color seppia e nei racconti di una parente, la quale, tra l'altro mi rivelò che lui faceva le pulizie dell'anima, cioè si confessava, puntualmente in occasione del venerdì santo. Si chiudeva in cantina con un frate amico e dopo un bel po' ambedue uscivano leggeri e contenti.
In una apparizione notturna l'ho visto danzare levitando col pancione stretto nel panciotto di fustagno con quel religioso cappuccino gonnellone.
“Ti sembro morto io?”
“Sarai un fantasma.”
“Neanche a carnevale mi vesto con un lenzuolo.”
Io:
“Adesso sono confuso, dimmi se sono sveglio o se dormo.”
“Non cambia niente, è lo stesso.”
“Allora dimmi: cosa è il sogno?”
Lui:
“Il sogno è il sogno, nient'altro e non ti impicciare.”
“Tu rispondi, ma con delle frasi di nebbia. Allora ti riferisco le parole del grande poeta Giovanni Pascoli, il quale ha detto che - il sogno è l'infinita ombra del Vero -.”
“Anche ad un grande poeta capita di pisciare fuori dal vaso.”
LA VITA AD OCCHI CHIUSI
Fantasia del sogno
Faccio un balzo indietro di trenta o quarant'anni e mi ritrovo al dancing Marechiaro di Ciarli nel ruolo di giornalista membro della giuria riunita intorno ad un tavolo pieno di calici, bottiglie, tacquini per scegliere una candidata al concorso di Miss Italia. Mi sembra, non ne sono certo, che il tempo e lo spazio si siano sciolti, ho la sensazione, ma non ne sono sicuro, di galleggiare nel sogno. Sono, quindi, a Gabicce, nella terrazza sul mare dove si specchia la luna e dove si perdono le musiche. Allora mi arriva una domanda. Non so chi la fa, né perché la fa:
“Quanti sono i culetti delle otto giovani partecipanti, quante dita hanno nei piedi, quante braccia e gambe hanno?”
Invece la vita mi prende per il naso sia di giorno che quando dormo.
I tre numeri erano bugiardi su tutte le ruote.