SUL FARE DEL GIORNO
Notte
di tregenda. Ogni tanto guardo la sveglia dalle lancette azzurre. Le
ore passano pesanti, quintali di tempo pieno di silenzio in agguato, col
cervello senza le briglie, che sbanda dal mondo dei sogni all'aldiqua.
Ad un certo punto mi ritrovo fermo e cerco la luna nella finestra, ma
lei, amica del cielo pulito e degli animi sereni, non c'è. Allora si
apre un siparietto. Compare un serpente con gli occhiali da sole.
Certamente li indossa per civetteria. Scodinzola al ritmo del piffero
che suona dispiegando nell'aria una nenia noiosa. Io cammino, lui mi
segue. Eppure sono nel letto. Che Succede? Vattelappesca! Ecco la ninfa
con un turbante in testa e nient'altro, col sesso vestito da un ciuffo
di capelli biondi come la Venere degli Uffizi. Bellezza seducente, vuole
apparire vereconda come quello che tira il sasso e nasconde la mano.
Lecco il dito e giro pagina. Passa un trattore, mi scanso, non è lui
che fa rumore, sono io che russo. Lo sento riemergendo dal sonno. Ora
c'è un maiale che, svolazzando goffamente mi viene dietro. E' enorme,
oltre un ippopotamo. Sta per infornarmi in bocca. Il cingolato scompare,
però il motore continua a battere forte nel petto. Mi giro, ho la
fronte fredda, cerco l'interruttore della luce e non lo trovo. La
finestra è ancora spenta o quasi, sento che mi perdo nel vuoto.
Poi
gli incubi svaniscono. Da lontananze impossibili, balza alla riva del
presente il mio amico Checco, che è inquilino del cimitero da un paio di
anni. Aveva la parola veloce, sembrava gli ballasse in bocca. Lo portò
via il cancro in quattro e quattr'otto, E' immobile davanti a me, c'è e
non c'è, ad intermittenza come le lampade di Natale, incerto, tra il
sonno e la veglia.
“Sei una bella sorpresa, è un gran piacere vederti, ma finiscila di giocare a nascondino, mi fai girare la testa.”
“Non posso perché sono ancora in zona neutra, in sala d'attesa o, se preferisci, nel vestibolo.”
“Non sei né vivo, né morto?”
“E'
certo che la dimensione dove sei te è solo un viaggetto, una vacanza,
un esilio. Dopo poi il corpo si perde e resta l'ombra, chiamiamola così,
come una traccia ora lattea, ora scura, ora fosforescente. Insomma
volevo dirti, non so o non posso spiegarmi meglio, che io sono vero e il
morto temporaneo sei tu.”
“Vai
di palo in frasca. Sei sempre lo stesso filosofo dai discorsi randagi.
Cerca di venire a trovarmi ogni tanto, mi piacerebbe che ci
frequentassimo come capitava quando s'era ancora giovani.”
“Stavolta
sono potuto venire, con un permesso speciale, sul fare del giorno e
allora mi vedi e senti. Quando vengo in piena notte sono confuso col
buio e non mi vedi. E non mi senti perché dormi.”
“Ti ricordi...
“Ricordo tutto.”
“Volevi la prova d'amore.”
“La
chiesi con insistenza alla Rosalba, che era la mia fidanzata putativa e
non me la concedeva. Si professava innamorata cotta di me, diceva che
il nostro amore doveva essere puro, come quello di Dante per Beatrice.”
“E non eri contento?”
”No, perché io rimanevo digiuno mentre la prova d'amore la dava da tempo e a profusione ad un certo Roberto.”
“Sei ancora arrabbiato con lei? Che fine ha fatto?”
“No,
le sono grato perché mi accese un sentimento nobile, che mi travolse.
Non so che fine ha fatto perché qui si perdono i corpi, ma la dolcezza
dell'amore resta.”
“Capisco,”
“Non
puoi. Capirai quando ti slegherai dal corpo, Ora concludo: di prove
d'amore, in seguito, ne ebbi molte. Tutte a pagamento. Che è cosa turpe
perché il commercio del sesso fa essere gli umani peggiori delle
bestie.”
D'improvviso Checco, sospeso a mezz'aria, s'allontana dicendomi “Ciao ciao” con la mano.
Gli chiedo al volo:
“Ma questo nostro incontro è sogno o verità?”
“Non c'è differenza.”
Apro
gli occhi. Ho l'impressione che quelle visioni così articolate siano
durate a lungo. Guardo la sveglia. La quale mi dice, invece, che tutta
la realtà rivelatami nel faticoso riposo, è durata poco, pochissimo.
Forse nel sogno il tempo è concentrato. Sui vetri c'è un chiarore con
qualche velatura colore di rosa. Il nuovo giorno fa i primi passi. La
luce è mite come il sorriso di un bambino.
Franco Ruinetti