martedì 12 ottobre 2021

Un mondo a me ignoto (by Franco Ruinetti)

 

  

UN MONDO A ME IGNOTO

Quando la signora Eliana suona il campanello di casa ha bisogno di qualcosa. Viene con il pacchettino. Stavolta erano biscotti fatti da lei, guarniti con le mandorle.

“Per la colazione, da inzuppare nel caffelatte. Le chiederei di portarmi, a pagamento, s'intende, a suo comodo, al centro estetico per farmi tagliare le unghie dei piedi. Giorni fa ci ho provato stando seduta sulla sponda del letto, ma ho abbassato troppo la testa e sono rotolata per terra. Fortuna che non mi sono fatta male.”

“Ma non doveva...non pensi di pagarmi, non lo dica neanche per scherzo... Sono libero subito.”

Poveretta, è carica di anni, vive da sola, non posso dirle di no.

Andiamo, Entriamo in una grande 'SALA ACCOGLIENZA' dove ci sono dei tavoli come fuori dal bar e dove parcheggiano alcune persone. Ci sediamo e ci viene incontro, sorridendo, una signorina con una minigonna generosa. Si siede stirando pudicamente il gonnellino.

“Lui no, mi accompagna, interviene la signora Eliana, sono io la cliente.”

La ragazza la prende sottobraccio e, portandola via, si rivolge a me.

“Un caffè?”

“Sì, grazie.”

“Una o due bustine di zucchero?”

“Amaro... lo zucchero è lei.”

Mi sorride.

Mi guardo intorno. Ci sono due uomini dai 30 ai 40 e quattro donne.

La Eliana scompare laggiù dietro la porta di una stanza.

Prendo dal cestello un opuscolo che racconta e illustra vari trattamenti. Mi interessa scoprire quel mondo che sapevo esistesse, ma che non conoscevo.

C'è nell'aria un odore, profumo, brezzolina lieve, che mi pare familiare, ma mi sfugge.

Annuso con indifferenza di qua, di là.

Apro il libretto pubblicitario, carta di identità di quel centro estetico. Il primo servizio è sulle lampade. Le persone interessate entrano d'inverno ed escono d'estate dopo una vacanza di 15 giorni al mare.

Leggo, guardo, stupisco. Penso di essere ancora attaccato ad un tempo passato, lontano dalle modernità.

 

Di seguito due pagine sono dedicate alla cura delle mani che, in fotografia, sono snelle, pallide, inerti. Le unghie sono smaltate con vari colori: bianche come il latte, rosso corallo, petali di rosa, iridescenze di madreperla.

Ad un certo punto ho ricordato la cassiera del supermercato con ciascuna unghia policroma, diversa dalle altre, così da rappresentare le bandiere di 10 stati.

Ma quanto ci mette la Eliana?”

E mi viene in mente quando, da ragazzo, mi piaceva sostare davanti alla mascalcia (allora non sapevo si chiamasse così) dove, alle bestie, tagliavano le unghie, che sfrigolavano quando vi misuravano i ferri arroventati.

Però! Il percorso mentale dall'estetista al maniscalco è inadeguato, fuori da ogni libro di grammatica.

E poi mi passano per la mente le mani di mia suocera, che non c'è più da molti anni. Erano grandi, temprate dalla fatica nei campi e nell'orto, fatte belle dal lavoro. Ma smetto di andare a spasso col cervello e volto la pagina del catalogo. Così incontro la fotografia di un uomo calvo come quello vivo e presente seduto là in attesa che venga a prenderlo la giovane dispensatrice di sorrisi. Forse gli faranno l'orlo all'aureola, chi lo sa? O gli appiccicheranno una parrucca: bionda, mora, brizzolata? “Ti sentirai un altro, sarai forte!” Invece:“Avrai il coperchio”, direbbe mia moglie.

Ecco: riconosco la brezzolina di sottofondo. E' l'odore del solvente che io adopero per diluire gli smalti. Può darsi che abbiano verniciato di fresco una porta o che usino quel prodotto per qualche particolare trattamento.

Eccola, finalmente!

La signora Eliana compare sottobraccio a quella giovane in fondo alla sala. Cammina lenta, basculante. Allora fingo di non vederla e giro le pagine: LIFTING, MASSAGGI, TATUAGGI.

“Mi scusi tanto, ma sa: ho le unghie incarnite.”

Pazienza: le unghie incarnite hanno il sorriso di quella minigonna.

 


Franco Ruinetti