martedì 22 giugno 2021

Da Bista: discorsi sparsi, amore e salsicce (by Franco Ruinetti)

 

  

DA BISTA: DISCORSI SPARSI, AMORE E SALSICCE



Bista viveva nella casa colonica in mezzo alla pianura. La casa, i capanni e qualche campo erano stati assegnati alla sua famiglia alla fine della mezzadria.

Io andavo da lui periodicamente a comprare la carne, soprattutto insaccati, dopo cena perché di giorno non aveva tempo. I suoi salami, convenienti per il prezzo, a lardelli grossi, buoni, erano 'la fine del mondo'.

Bista era un gran parlatore, piacevole anche se col paraocchi. Aveva frequentato la scuola fino al diploma di maestro, ma non era riuscito a superare il concorso a cattedra. Diceva che era stata la sua fortuna. Indicava a dito e con foga quelli come lui scartati al concorso, non abili all'insegnamento nelle elementari e che erano saliti in cattedra alle medie, alle superiori, perfino all'università. "Gente con la laurea e l'aureola."

Certi argomenti, però, erano di passaggio, sfumavano presto. Il motivo ricorrente, il chiodo fisso era un altro: la Silvia ossia la Rossa del supermercato. Anche lei, a diciotto anni, aveva conseguito il diploma magistrale, poi, non essendo riuscita ad ottenere il posto fisso da insegnante, faceva la cassiera.

Bista la considerava 'la più bella di tutte, anche di quelle che sculettano in TV, non c'è paragone.'

Io, spesso, provavo a dirottare il discorso, ma inutilmente.

"Hai preso una cotta con la garanzia illimitata."

"Tu la butti nello scherzo, invece la cosa è seria. Mia madre è vecchia, malata e dopo come farei da solo?"

"Allora tu cerchi una serva."

"No, lei sarebbe la padrona."

"Ma lei è libera? Le hai mai parlato? Sa che il rosso dei suoi capelli ti ha ubriacato?..."

Non riuscivo a finire una domanda perché lui era un fiume in piena, mi travolgeva.

"Ha qualche anno meno di me, è tempo che si sistemi, gliel'ho detto, come no? Lo sa che vedo soltanto lei, le ho anche dato un bigliettino, una sera l'ho accompagnata a casa, sono andato a comprare le patate, due alla volta per vederla più spesso, mi disse 'Come le cucini?' 'Non le mangio, le colleziono.' Non mi respinge e non mi dice di sì. Mi tiene sulla brace."

Parlando agitava le mani come se desse gli schiaffi all'aria. Mi guardava interrogativo aspettando che gli dessi ragione almeno annuendo con la testa.

"Non so che dirti, aspetta, i frutti maturano, il tempo è galantuomo, comunque non la puoi costringere, lei conosce la tua situazione? Ora devo andare..."

"No, resta un altro poco."

Mi prendeva il polso, mi tratteneva.

"Parlo solo con te..."

"Se potessi ti aiuterei..."

"Sì, conosce tutto di me, sa anche che potrebbe smettere di fare la cassiera. Io non invidio lo stipendio del maestro, ho la vigna, ho l'allevamento dei maiali..."

"Prova a farle un bel regalo."

"Sì, sì, bravo, è un'idea, ma cosa?"

"Per esempio... un maiale."

Mi guardò storto.

Poi passarono diversi mesi. Una sera tornai nella casa in mezzo alla pianura per comprare un vaso di salsicce sottolio. Non mi salutò neanche, mi disse subito:

"Le portai il regalo, un carillon d'argento."

"Bene e allora?"

"E' stato il mio regalo per le sue nozze. Venne ad aprirmi la porta sua madre, che mi fece festa e mi disse tutto, cioè del matrimonio col professore, un maestro laureato, 'gran brava persona'... ormai l'altare era in dirittura d'arrivo... così va il mondo, almeno per me. Però va bene, va bene..."

"Ma tu non sapevi niente?"

"Niente. Forse per lei io ero l'eventuale ruota di scorta, la riserva."

"Perché va bene?"

"Ora ti spiego. Però, se viene la mia compagna, cambio discorso."

"Non ci capisco niente."

"Se avessi sposato la Silvia sarei stato geloso matto, un inferno. La sostituta è una romena, rossa anche lei, amore surrogato, la Mariana, grande lavoratrice, brava."

In quel mentre venne lei, una bella donna sui trentacinque, con un paniere sottobracciio ricolmo di peperoni verdi e gialli.

"Però! gli dissi sottovove, ti sei consolato bene!"

La Mariana aveva una veste leggera che metteva in vetrina le forme. La vampa dei capelli era raccolta sulla testa in una crocchia sulla quale svettava un ciuffo impertinente a mo' di lingua, di fiammella.

"Buona sera."

"Buona sera."

"Vuoi peperoni?"

"Vedi, mi rispose Bista, faccio un paragone: è sempre vino rosso, ma non fa traballare, non batte in testa. E' annacquato."


Franco Ruinetti