giovedì 10 ottobre 2019

FighilleArte 2019 - L'analisi di Franco Ruinetti


Quando Fighille si sveglia 


Succede tutte le volte che, nel lungo periodo di preparazione del concorso, gli organizzatori della Pro Loco siano preoccupati, in ansia, sperano che al loro lavoro conseguano gli esiti positivi delle precedenti edizioni. Preparano l'evento annuale coincidente con le celebrazioni del patrono di Fighille, località appartata in un angolo dell'Umbria, quasi sconosciuta alla carte geografiche, che ha acquistato larga risonanza nel campo dell'arte militante.

L'appuntamento è per il primo fine settimana (sabato e domenica) del mese di ottobre. Siamo già in autunno e c'è il rischio che le condizioni del tempo non siano amiche della manifestazione, invece, come sempre o quasi nel passato, il sole ha 'circonfuso cielo e terra', direbbe il Carducci, regalando un clima garbato, piacevole, facendo rilucere lo smalto delle pitture. Tanti i visitatori approdati dai paesi vicini e lontani. Nelle sale dell'edificio e nei corridoi c'è stata una calca continua da consentire di procedere a scarti, con lentezza. Quando mi sono soffermato sulla breve, comoda gradinata, ho rivolto lo sguardo all'ampio piazzale e alle vie d'intorno, ho visto ondate di gente in movimento e m'è venuto in mente un fiume in piena sul punto di straripare. Anche i pittori che hanno partecipato al concorso sono stati tanti: ogni volta di più. I luoghi delle esposizioni, interni ed esterni, sono ampi, ma se continua di questo passo, in futuro, sarà necessario trovare altri spazi, altri muri e transenne ove appendere ed esporre i quadri.

Certo: le difficoltà ci sono e il lavoro degli addetti, volontari, è impegnativo, ma i risultati, finora, premiano gli operatori. E' bello vivere questa festa, vedere la Fighille sonnolenta, dimenticata tutto l'anno, svegliarsi all'improvviso e diventare una capitale dell'arte. E' bello constatare che tutta quella gente sente il richiamo della pittura, la quale, almeno per un po' di tempo ruba l'attenzione alla TV, al cellulare, a tutte le seduzioni dell'attuale positivismo scatenato e anche pericoloso.

Mai come quest'anno i componenti della commissione giudicatrice si sono subito trovati d'accordo nell'indicare l'opera cui attribuire il primo premio, tenuto conto anche del principio, tra l'altro non del tutto vincolante, né scritto, che chi ha vinto di recente ceda il gradino più alto del podio ad un altro meritevole collega. 

Il primo premio



Ha vinto l'edizione 2019 del concorso di pittura il veronese Roberto Nezzi con l'opera dal titolo “Anemone rosso”. Si tratta di un quadro di medie dimensioni originale e classico nello stesso tempo. Si vedono due piani di luci cromatiche, l'uno che si stacca sull'altro, come se il ricordo di un volto dolce ed altero provenisse da lontananze indistinte e s'impone per dilagare nella mente. La bellezza diviene dannazione. La memoria rapisce il presente. La poesia, la felicità, l'amore abitano nel passato. E' una visione, un monumento fatto di luci al centro dell'anima e della mente. Quanto è bravo questo artista!
Ha detto quello che io non so dire e quando ripenso al suo dipinto lo sento vicino, amico benché non lo conosca. Questo mi dice il suo quadro e mi dice anche tante altre cose benché l'immagine sia muta. Essa è fatta di colore eppure è viva.

L'iconografia riferisce talento, sicurezza, mestiere. L'immagine viene fuori da uno sfondo con modulazioni di verdi commisti ad altre cromie, con strappi di rossi, accensioni di bianchi. E l'autore ha deposto sulla spalla della giovane due fiori. Che non appassiranno. 

Soluzione gordiana

Per l'attribuzione del secondo premio la giuria ha incontrato qualche difficoltà considerando due opere, più o meno, a pari merito. Però in breve ha trovato l'accordo tagliando la testa al toro e, con una decisione salomonica, ha superato l'impasse attribuendo due secondi premi con la formula latina dell'ex aequo. I fortunati, validi e noti artisti sono il figurativo, con intonazione surreale, Edi Brancolini di Carpi (Modena) e l'informale Luigi Bernardi di Vicenza. 

Edi Brancolini

 

L'opera presentata al concorso, d'altronde come le altre di questo artista, colpisce profondamente chi la incontra. Si tratta di un figurativo a tutto campo di alto livello, che intona, con un disegno attento anche ai particolari, nella chiarezza mattutina, un paesaggio ameno rinascimentale. In esso si affermano, in primo piano, delle figure umane cariche di simboli, di grande bellezza, ma pure enigmatiche. Infatti tale proposta conduce ai limiti tra realtà e fantasia, tra il vero e il visionario, tra la veglia e il sogno.

I dipinti di Brancolini sono sempre interessanti. Lui, che se ci parli appare mite e tranquillo, in arte va ai limiti del pensiero. Il silenzio delle sue opere è pieno di argomenti che il tempo distilla e la vita che dipinge sembra quella di giorni nuovi, che porta turbamento e poi porta il sereno. 

Luigi Bernardi



Superando l'apparenza, oltre la figura finita e leggibile, resta l'anima, l'essenza, cioè, in pittura restano i colori, come note musicali ora alte, compatte, ben definite, altra volta sfumate, sfibrate, dolorose come rantoli. Perché i colori hanno un loro linguaggio muto, che non è una contraddizione, infatti parlano dentro, nel profondo. Quest'opera dell'artista propone una forte accensione centrale, quasi un abbaglio di vita vibrante e pare che, da un momento all'altro, improvvisa, compaia una presenza leggibile. Ci sono linee diritte che scandiscono riquadri geometrici, poi i colori densi, compatti, si alternano a cieli nebulosi e il dubbio conquista gli spazi delle certezze. 

Il terzo premio



Le tele del veronese Enzo Viviani sono piene di colori e di molteplici motivi. Il soggetto protagonista, che s'impone sulla scena, ricorre spesso nella produzione. E' rappresentato da figure femminili, come in questa realizzazione proposta al concorso. Sono donne che appaiono recitare, fortemente stilizzate, la festa della luce e della giovinezza, con strumenti musicali in un esterno, con qualche profilo di case in lontananza, tra cartigli, tra mobili fiocchi di colori e, con quei volti affusolati, con quei fisici sinuosi longilinei, quelle dita appuntite, con le vesti fatte di tante farfalle variopinte sembrano interpretare la quintessenza dell'eleganza.

Franco Ruinetti