Dai
cassonetti ai bidoni
E' trascorso un anno in compagnia di
Maneglia, soprattutto nelle strade del computer.
Quasi tutti i lavori vertono sull'attualità.
Sviluppano temi attinenti alla giustizia, alla disfatta dell'economia, alla
politica dell'ammucchiata storica. Ma il pessimismo non vince, l'artista riesce
a rendere leggero il presente critico, a distendere ovunque la primavera del
sorriso. Prevalgono i cassonettari: anche l'autore continua a chiamarli così.
Maneglia li ha adottati come metafore.
I bidonati sono (siamo) quelli soffocati da
certi politici e dalla danza di innumerevoli gabelle. Ad ogni piè sospinto i
comandanti, dal loro empireo, sparano nuove imposizioni. E il tiro al piccione
continua.
Una volta gli inquilini di questi cassonetti
erano i barboni, ora dentro o sopra tali contenitori si trova di tutto, dagli
anonimi ai politici, agli alti prelati.
Siamo sulle scene di un disegnatore sottile,
dal linguaggio scaltrito, che sa condurre l'interesse all'analisi del
dettaglio, che distilla l'illusione al microscopio, che subito induce al
sorriso, non fine a se stesso, perché può trasformarsi in piega storta, bocca
gualcita. E' l'umorista che fa lo sgambetto… così ognuno intrampola in
questi cassonetti e resta sorpreso perché non si possono più buttar via: ci
siamo maledettamente dentro.
Questa sera ore 18 appuntamento con l'autore presso il piccolomuseo.