Sergio Turle è di Romanengo, in provincia di
Cremona, ma abita da anni a Liscate (Milano). Da tempo si è dedicato
all'arte, cimentandosi nella pittura realistica. Dotato di talento naturale, ha affinato la propria tecnica attraverso
la frequentazione della Scuola d'Arte Pittorica di Cassano d'Adda,
trovando una propria strada nella figurazione ricca di colore e
contrasti cromatici. Turle ha partecipato, e partecipa tuttora, ad importanti concorsi
nazionali, riscuotendo notevoli successi di critica e di pubblico.
I suoi soggetti sono vari e in tutti sono presenti delle foglie, da
cui il suo nome, con cui è conosciuto in tutta la Martesana, di "Pittore
delle foglie". Tramite un incarico dell'associazione ACADA, il pittore
liscatese ha realizzato, fra il 2013 e il 2014, un gigantesco dipinto
raffigurante S.Sebastiano, S.Rocco e il suo cane, la Madonna con il
Bambino, che ora campeggia sulla parete della "Corte dei Sciuri" a
Vignate, in provincia di Milano, in sostituzione di precedenti opere
consimili ammalorate e riguardanti immagini a protezione della peste. Dal 2016 il Piccolomuseo di Fighille ospita una sua opera.
Cosi' scrive della sua arte Dario Lodi: L'artista vuole dare emozioni e per questo
rafforza i suoi soggetti dotandoli anche di quegli elementi naturali
come appunto, la foglia, che troviamo in ogni quadro. La sua pittura chiara, splendente e solare, dichiaratamente
figurativa è un'ammissione schietta di chi non si vergogna a muovere la
sua ricerca sulla storia delle immagini.... immagini che risultano
continuamenti piacevoli e non lontane da espressioni profonde che molta
parte dell'arte moderna dichiara di raggiungere con segni semplicistici.
Turle non vuole in fondo, che consentire una fruizione artistica a
favore dello sguardo. Poi ciascuno approfondisca. E lo farà, dopo
l'ammirazione del suo dipingere. I suoi ritratti fanno sognare, ogni
volto di donna porta o nei capelli o appoggiata in una parte del volto
un fiore, una rosa ad esempio o una foglia.
Ancora su Sergio Turle si esprime il maestro Felice Bossone: "C'è un episodio, prima marginale, poi colto nella sua pienezza di immagine autonoma, che nella pittura di Sergio Turle sta come una condensazione marmorea della vita. E' quello delle nature morte, di foglie, che, sul finire dell'estate, cominciano a comparire con insistenza e che oscillano tra composizioni e paesaggi (onirici). Dall'interesse di questo tema se n'era già avuta indicazione quando, sulla facciata di un palazzo settecentesco, era comparso un gruppo di foglie come a sintetizzare la loro intera esistenza fino all'ultimo respiro, come essenza della pietrificazione. Sergio Turle è un caso pittorico emblematico di come la cultura produce coltura e se a questa si aggiungono le potenzialità espressive del linguaggio delle immagini, si ottengono i due elementi che da sempre contraddistinguono l'opera d'arte, ossia la qualità formale e il substrato poetico. La proposta di questo artista, nelle nature morte come nella pittura di storia da lui rimessa in vigore, senza esitazione, è propriamente anacronistica. Ogni sua opera è una creazione poetica aperta a diverse letture: puoi lasciarti prendere dalla melodia immediata dei colori e delle forme o puoi cercare di cogliere il senso sottointeso dove si dispiegano le intuizioni della coscienza."
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