Qua e là
1) Verso
le 11 della notte, mentre ero nel letto, sentivo ridere e scherzare. Allora mi
sono affacciato alla finestra e, sul selciato dell'incrocio, ho visto che
sostavano tre ragazze. Parlavano e ridevano Avevano sulla faccia il pallore
della luna piena. Parole e risa erano la musica della giovinezza.
2) Pubblicavo in una rivista mensile
un romanzo giallo, ma, dopo alcune puntate, l'editore fallì e la storia rimase
sospesa, a mezz'aria. A quelli che mi telefonavano per sapere come andava a
finire rispondevo che il caso era irrisolto, caduto nel silenzio, come talvolta
accade nella realtà.
3) Quando arriveremo di là non faranno
l'appello. Sanno che non scappa nessuno.
4) Si chiama Basilica. E' una
chiesetta ai piedi del monte poco più grande di un normale capanno, con un
dipinto screpolato, povera e sola. Mi piace più del duomo di Milano, grande e
magnifico. Ma la chiesa più bella è proprio il monte, con la fronte alta,
sempre nell'urlo del vento e nel silenzio azzurro.
5) Il presente non mi piace, è carico
di ansia e preoccupazioni. Le scadenze e le tasse hanno sempre il fucile
puntato. Ma una volta trascorso e divenuto passato, con frequenza, albeggia
nella nostalgia.
6) Nello scompartimento del treno ero
rimasto con un uomo di una certa età, ben vestito e impomatato. Il viaggio era
lungo, quella persona si rivelò incontinente verbale, mentre io fui uditore
sonnolento. Di tutto il suo dire e del mio poco intervenire ricordo solo che
aveva fatto all'amore con sei o settecento donne. Obiettai: "Ma non aveva
altro da fare?" Rispose che nella vita c'è tempo per tutto, anche per la
castità. A quel punto il suo profumo di lavanda mi investì nauseante.
7) Ogni tanto mi capita di seguire
qualche brandello di quiz alla televisione e di rispondere con soddisfacente
prontezza. Forse, ad ottant'anni suonati, sono diventato precoce.
8) Sepolta dentro un vecchio libro ho
trovato una poesia di Arturo Graf, che è quasi insabbiato nel tempo. Racconta
dello gnomo investito dall'automobile. Già allora il poeta diceva che il
progresso soffoca la fantasia. La cultura del futurismo, ubriaco di dinamismo,
velocità, voleva mandare in pensione il lupo mannaro e Biancaneve. I celebrati
rombi dei motori non erano bellezza, ma sintomi di un'inguaribile tosse del
mondo.
9) Se mi fermo e ricordo, talvolta,
mi faccio una brutta compagnia. Eppure quello lì che rivedo sono proprio io.
15) Sono
capitato in un canale TV che trasmette rapporti sessuali liberi, che si
svolgono a contratto. E' una grande tristezza! L'amore diventa lavoro, fatica a
regolamento sindacale, con presenza di insegnanti occulti e una platea infinita
di guardoni, che rubano al riposo le ore non protette delle notti. E pensare
che, una volta, le trasmissioni avevano lo scopo di concorrere ad educare e
istruire il popolo!
10) Ero
innamorato della luna, che aspettavo tutte le sere e, se non veniva, mi sentivo
solo. La consideravo fanciulla del cielo: mite, vereconda, pura, intoccabile.
E, quando Tito Stagno disse che i piedi umani l'avevano profanata, non mi
accordai all'entusiasmo di tutti, ma piansi segretamente.
11) Stamattina
ho incontrato un'idea fissa. Era bella, modellata nella luce. Ho abbracciato
una nuvola.
12) Ho smesso
di fumare. E' facile. Ci ho messo cinquant'anni.
13) L'essere
tutto è un punto interrogativo.
Mi guardo
dentro e vedo un campo dove si svolgono, con alterna fortuna, le battaglie tra
l'esercito del bene e quello del male. All'ultimo la guerra finirà? Io sarò
svanito? Intanto busso alla porta della conoscenza. Che resta sbarrata. Perché?
14) Il passato
non muore. Continua nella memoria. Chissà? La memoria sarà eterna?
15) La signora
Rosa aveva dichiarato guerra alle formiche che, in fila indiana, arrivavano
fino allo scompartimento del pane. Disinfettava il loro percorso, vi cospargeva
borotalco e sale fino, ma loro erano sempre di più. Al contrario suo marito,
animalista, le governava di nascosto cospargendo ditate di marmellata.
16) Un povero
che ruba fa tristezza. Un ricco che ruba fa rabbia.
17) Fino da
bambino mi batteva in testa una domanda, era un tarlo: perché vivo? Pensavo che
i grandi lo sapessero, perciò volevo crescere alla svelta. Poi sono diventato
adulto, anche vecchio, mi sento farcito di esperienze, di qualche nozione o
conoscenza, ma perché sono vivo continuo a non saperlo. So che neanche i
filosofi lo sanno. Di una cosa sono certo: la vita è fatta per dare la vita. Ma
non è una risposta.
18) Ho parlato
con uno che dicono matto. Alcune delle sue circonlocuzioni l'ho capite, non
tutte. Invece di certi poeti incoronati neo avanguardisti o di alcuni celebrati
pittori astrattisti non capisco niente. Mi viene da pensare che il matto sono
io.
19) La vera
religione è il denaro. E' universale, la mamma di tutte le religioni. Ha come
libro sacro e per tempio il borsello e la banca
20) Vorrei
correre in fondo all'universo e poi all'inizio o alla fine del tempo. Non
posso. Per cui mi sento prigioniero della vita e del mondo.
21) L'amore è
la calamita dell'anima.
22) E' giugno,
è notte. Come una volta mi sono seduto sul muretto e ho davanti a me il campo
di grano. Il biondo del giorno riposa nel buio. C'erano allora tante lucciole,
una folla. Si lanciavano baci di luce in una danza d'amore continua. Ora non
più. La notte si è spenta.
23) Da ragazzo, prima di dormire,
perduto nel buio, mi capitava di chiedermi cosa era e di cosa era fatta
l'anima. Sapevo bene che la religione la dice eterna, mentre il corpo si
dissolve. Allora pensavo che all'inferno brucerà soltanto lei, l'anima, la quale
doveva essere come il gas delle saldatrici: brucia e però non si consuma.
24) Le studiano di tutti i colori per
fregare la gente, specialmente i vecchiotti come me. Stamattina tornavo a piedi
a casa dalla spesa con la borsa piena a tracolla, quando una macchina accosta,
si ferma e un giovane mi saluta festoso.
"Che piacere, dopo tanto tempo!
Ti ricordi, mi riconosci?"
Lo guardo bene: "No."
"Come no!? Sono il figlio del tuo
collega e tuo carissimo amico. Ecco, continua: che mestiere facevi?"
Comincio a capire che vuole estorcermi
dei soldi, tanto tutti i salmi finiscono in gloria. Mangio la foglia e mi salta
in mente d'essere io a bidonare lui.
"Se mi conosci sai bene che
mestiere facevo. Comunque ora mi pare di ricordare: sei forse il figlio di
Carlo Calvini?"
"Bravo, risponde, ti è tornata la
memoria."
Lo guardo dritto e gli dico:
"Calvini non esiste. E' un nome
che ho inventato. ti suggerisco di cambiare mestiere.
Gli si è spento il sorriso, anche
negli occhi.
25) Più s'invecchia e più la mamma
manca.
26) Giorno che te ne vai, vorrei
lasciarti la mia pena, ma questa è come l'ombra che mi segue. E non mi lascia
neanche di notte: dilaga nel buio.
27) Gli occhi grandi del pio bove sono
le finestre della malinconia.
28) Il podere è incolto da 60 anni. La
sorgente si perde in un rigagnolo. Il bosco, che ora copre gli olivi, ha
conquistato anche i campi del grano e del fieno. Le ginestre, gli spini e le
serpi prosperano nella mia fanciullezza.
29) Le parole dell'ubriaco sono nude,
senza vergogna, hanno la licenza dell'indecenza.
30) Ieri, sul far della notte, le
giovani rane, nel buio sotto il ponte, cantavano, in compagnia, discordi
canzoni d'amore, mentre io, col cuore vecchio appoggiato al parapetto, ero
perduto nella solitudine e nel chiaro di luna.
31) Io prendo una manciata di tempo,
che è come prendere una manciata d'acqua dal mare. In cambio il tempo prende
me.
32) Il tempo è un fuoco lento, che
però non brucia e non fa fumo. Anche lui tutto riduce in cenere.
33) Stanotte la luna, col vestito
nuovo di luce, mostra i gradi del comando. Ci traghetta, come è suo mestiere,
verso un altro giorno.
34) Chiesero ad
una signora, che festeggiava 100 anni in buona salute, quale fosse il segreto
della sua longevità. Rispose sicura e secca: "Il domani, la
speranza."
35) Da sempre,
giorno dopo giorno, inseguo la vita, che mi cammina qualche passo avanti.
Presto arriverò alla stazione. Spero che ci sia.
36) La Lella scrive poesie. Ha detto
che ne compone una, spesso di poche parole, alla maniera ermetica, dopo avere
fatto all'amore. E' ancora in piena attività e la sua amica afferma che ha già
riempito molti quaderni con fiocchi di parole, baci, sospiri, stelle, cuori,
margherite e struggimenti assortiti.
37) Ci eravamo baciati sotto il gelso
dalle more nere come l'inchiostro. Le nostre labbra e dintorni facevano la
spia.
38) Ho letto certi epigrammi scritti
da Marziale duemila anni fa. Al confronto i film a luci rosse di oggi sono
acqua di rose.
39) Anche stanotte mi sono affacciato
alla finestra perché sentivo il vecchio ubriaco che piangeva, rideva e
rimescolava parole. Lo precedeva il cane nero, che conosce la strada a memoria.
L'uomo abbracciava il vento che forse gli portava il suo amore giovane.
Piangeva e rideva, rompeva il silenzio.
40) Tutti i merli del mondo parlino la
stessa lingua o lo stesso linguaggio. Gli animali della terra, del cielo, del
mare comunicano naturalmente così come si muovono e mangiano. Solo l'uomo ha
costruito la torre di Babele.
41) Ho fatto un sogno allo spuntare
del giorno. Stavo sostenendo l'esame di terza media e, seduta davanti a me,
c'era la professoressa di scienze che aveva un foruncolo sul naso. Le ho detto:
"Ha un briciolo e, tra un anno, avrà un figliolo." E lei, dopo averci
pensato: "Le donne portano nove mesi, non sono vacche!"
Mi sono svegliato mentre leggevo il
quadro dei risultati dove c'era scritto che ero bocciato.
42) Ricordo un mattino di primavera e
di giovinezza. Camminavo per la strada che sale nella stretta valle dell'Afra,
quando in mezzo al cielo vidi sovrano e fermo, così mi sembrava, un falco 'alto
levato', dice Montale. Era una poesia della natura che veleggiava nell'azzurro.
Più bella di tutte quelle dell'antologia. Un prodigio. Lo vedo ancora, è
sospeso, ad ali tese, nella mente. Ritorno ragazzo.
43) C'era il vento quella sera quando
si camminava verso l'imbrunire nel viale dove i tigli perdevano le prime foglie
ingiallite, come pensieri stanchi. Tu non avevi più parole per me, mentre il
vento ti carezzava fianchi, volto, capelli. E io avrei voluto salire sul vento.
Che ti portò con sé.
Franco Ruinetti