CAFFE' MICHELANGELO
Una mattina al bar
Non regolarmente
tutti i giorni, a metà mattina, vado al Caffè Michelangelo, nome che evoca
quello fiorentino frequentato dai macchiaioli. Si chiama così sicuramente per
nostalgia, dato che il proprietario è nato e ha cosparso la fanciullezza nelle
strade, nei castagneti a cercare funghi, sui greppi a Caprese Michelangelo.
Ordino un cappuccino, leggo il giornale seduto intorno ad un tavolo,
chiacchiero con gli amici quando non giocano a tressette e non di lunedì perché
il calcio, ubriacatura dei tartassati dalle tasse, non mi interessa. Vi
incontro due pensionati come me, frequentatori a tempo indeterminato e, tra gli
altri, Lollo, parente del proprietario, che non sempre batte giusto. Pare che
il suo cervello sia azionato dalla corrente intermittente, qualche giorno ci
azzecca, è anche simpatico e originale, qualche altro balugina. Dicono che
sente il tempo. C'è poi Costante, che lavora solo d'estate, ma gli basta e
avanza per tutto l'anno, buon per lui! Quello che dice è come il vangelo. Non
vuole essere contraddetto. Ha l'alterco facile.
Spesso le
conversazioni-discussioni sorgono dagli articoli dei quotidiani. Come quando
Lollo alzò la testa, sferrò un pugno alla pagina de La Repubblica che fece
sobbalzare il tavolo.
“Stamattina sei più citrullo del solito!?”
“-*A lui troppo e a me niente... tutti i giorni
l'indigestione... io invece una fame da lupi.”
Il fatto è che anche
in quel giornale così importante era stato pubblicato un lungo articolo, con
relativa fotografia, sulla morte improvvisa di Zanza, personaggio di chiara
fama nella spiaggia riminese e non solo. Si univa, di media, con 200 donne
durante ogni stagione balneare, ma le richieste erano superiori all'offerta
cosicché si avvaleva di aiutanti, ragazzi di bottega, per disbrigare gli
impegni che era impossibilitato ad assolvere in prima persona. E le favorite
erano belle, soprattutto bionde, per la maggior parte scandinave. La sua gloria
sembra fosse grande lassù dove il sole è avaro, le ombre sono lunghe, dove
quelle che lo avevano conosciuto lo raccontavano come una favola. Era ancora in
età lavorativa, in perfetta forma fisica, abile ad incrementare per qualche
altro anno il turismo femminile.
“Non è giusto, non c'è più religione”, ringhiava Lollo.
“Ha fatto bene il prete a non volerlo in chiesa”:
“E' finito a cavallo, da eroe, nell'adempimento del suo
lavoro.”
“Quanto tempo gli sarà mancato per prendere la pensione a
quota 100?”
“Altro che quota 100! Fa il calcolo: trent'anni di
attività moltiplicato 200 fa quota 6000.”
“Perché non l'ha voluto in chiesa? Quel prete lì deve
cambiare mestiere, ha preso il posto del Padreterno. Che ha fatto di male
Zanza? Ha fatto solo del bene, Ha preso e procurato piacere.”
“Lui tanto, io niente...
“Lollo finiscila, vorresti morire prima del tempo come
Zanza?”
“No. Questo no. La vita è più bella delle donne.
Un'altra mattina al
bar
Accecato l'ultimo
sole di San Martino, supplemento dell'estate, quella mattina s'era presentato
l'autunno all'improvviso, vestito di freddo e grigio, subito gonfio di uggia,
col cielo piagnucoloso. Sembra impossibile che lo stesso cielo, poco tempo
prima, fosse così luminoso d'azzurro, nel quale sfrecciavano le rondini con le
loro divise d'ordinanza bianche e nere. Pensai che l'unico approdo era il bar e
vi approdai per distrarmi col borbottio della macchina del caffè, per annegare,
almeno temporaneamente, i pensieri conversando con i soliti amici. Lollo, col
tempo brutto e umidiccio parlava più sciolto di sempre, soltanto ogni tanto gli
si arruffava qualche parola. Procedeva diritto, tutto di seguito:
“Vado a letto presto perché di notte vengono in camera la
mia mamma e la mia nonna, ambedue.”
“Ma tu le sogni?”
“Sempre... qualche volta e non le posso abbracciare perché
sono niente, figure fatte di aria.”
“Interessante!“ esclamò l'amico professore in pensione.
“Non appare soltanto la Madonna, di rado, a chi vuole e
sceglie Lei. Io ho capito dove vanno i morti. Ritornano a casa, da chi gli
vuole bene e li pensa, fa preghiere per loro, li tiene con sé, non li lascia
soli nel freddo e nel buio. Non hanno sempre il permesso. Vengono quando hanno
la libera uscita.”
“Interessante, ripeté il professore, questa è
escatologia!”
“A me non mi dici quella parola, io ti do un cazzotto...”
E così dicendo alzò in aria il pugno.
“No Lollo, il professore non ti ha offeso, ha detto
soltanto che tu vai oltre la vita.”
“Voi fate discorsi da matti, io vado dove mi pare.”
A questo punto mi
venne in mente, malauguratamente, di raccontare un fatto che mi era capitato,
inspiegabile e che non avevo mai raccontato.
Gli amici erano tutto
orecchi.
“Era una notte come la pece. Viaggiavo in macchina con mia
moglie, direzione Rimini. Avevo appena valicato Via maggio ....”
“Non la tirare per le lunghe.”
“Quando attirò la mia attenzione un grande palazzo
rinascimentale con cinque ampie arcate, con finestre sormontate da timpani a
triangolo chiuso, con due segnapiano, il tutto perfettamente scandito in una
luce lattea immota, che contrastava col buio separato da un taglio netto.”
“Il Lollo lo posso capire, ma da te non me lo aspettavo.”
“E' stata un'apparizione, continuai. Su quel versante del
monte non c'è e non c'è mai stato niente.”
“Queste visioni possono verificarsi facilmente dopo una
cena con allegre libagioni.”
“No. Non avevo assolutamente bevuto. Inoltre chiesi a mia
moglie di guardare là e vide la stessa cosa.”
“Sarà stata a cena con te.”
Questa insinuazione
mi colpì e risposi alzando la voce.
“Mia moglie è assolutamente astemia, neanche a Natale beve
un goccio di spumante, puoi non credere a quello che dico, ma non ti permettere
di offendere...”
A questo punto Lollo
mi mise una mano sulla fronte come si fa per sentire la febbre. Mi calmai
subito.
“Non dare ascolto a Costante, non lo pensare, fa rima con
ignorante, lui crede soltanto ai piatti di pastasciutta.”
Lollo poteva
permettersi di dire qualsiasi cosa. Da lui tutti accettavano quello che diceva,
anche se volava sopra le righe.
Comunque al bar con i
vecchi amici ci si può anche scontrare, tanto il giorno dopo si ricomincia da
capo.