giovedì 28 febbraio 2019
mercoledì 27 febbraio 2019
martedì 26 febbraio 2019
Caffè Michelangelo (by Franco Ruinetti)
CAFFE' MICHELANGELO
Una mattina al bar
Non regolarmente
tutti i giorni, a metà mattina, vado al Caffè Michelangelo, nome che evoca
quello fiorentino frequentato dai macchiaioli. Si chiama così sicuramente per
nostalgia, dato che il proprietario è nato e ha cosparso la fanciullezza nelle
strade, nei castagneti a cercare funghi, sui greppi a Caprese Michelangelo.
Ordino un cappuccino, leggo il giornale seduto intorno ad un tavolo,
chiacchiero con gli amici quando non giocano a tressette e non di lunedì perché
il calcio, ubriacatura dei tartassati dalle tasse, non mi interessa. Vi
incontro due pensionati come me, frequentatori a tempo indeterminato e, tra gli
altri, Lollo, parente del proprietario, che non sempre batte giusto. Pare che
il suo cervello sia azionato dalla corrente intermittente, qualche giorno ci
azzecca, è anche simpatico e originale, qualche altro balugina. Dicono che
sente il tempo. C'è poi Costante, che lavora solo d'estate, ma gli basta e
avanza per tutto l'anno, buon per lui! Quello che dice è come il vangelo. Non
vuole essere contraddetto. Ha l'alterco facile.
Spesso le
conversazioni-discussioni sorgono dagli articoli dei quotidiani. Come quando
Lollo alzò la testa, sferrò un pugno alla pagina de La Repubblica che fece
sobbalzare il tavolo.
“Stamattina sei più citrullo del solito!?”
“-*A lui troppo e a me niente... tutti i giorni
l'indigestione... io invece una fame da lupi.”
Il fatto è che anche
in quel giornale così importante era stato pubblicato un lungo articolo, con
relativa fotografia, sulla morte improvvisa di Zanza, personaggio di chiara
fama nella spiaggia riminese e non solo. Si univa, di media, con 200 donne
durante ogni stagione balneare, ma le richieste erano superiori all'offerta
cosicché si avvaleva di aiutanti, ragazzi di bottega, per disbrigare gli
impegni che era impossibilitato ad assolvere in prima persona. E le favorite
erano belle, soprattutto bionde, per la maggior parte scandinave. La sua gloria
sembra fosse grande lassù dove il sole è avaro, le ombre sono lunghe, dove
quelle che lo avevano conosciuto lo raccontavano come una favola. Era ancora in
età lavorativa, in perfetta forma fisica, abile ad incrementare per qualche
altro anno il turismo femminile.
“Non è giusto, non c'è più religione”, ringhiava Lollo.
“Ha fatto bene il prete a non volerlo in chiesa”:
“E' finito a cavallo, da eroe, nell'adempimento del suo
lavoro.”
“Quanto tempo gli sarà mancato per prendere la pensione a
quota 100?”
“Altro che quota 100! Fa il calcolo: trent'anni di
attività moltiplicato 200 fa quota 6000.”
“Perché non l'ha voluto in chiesa? Quel prete lì deve
cambiare mestiere, ha preso il posto del Padreterno. Che ha fatto di male
Zanza? Ha fatto solo del bene, Ha preso e procurato piacere.”
“Lui tanto, io niente...
“Lollo finiscila, vorresti morire prima del tempo come
Zanza?”
“No. Questo no. La vita è più bella delle donne.
Un'altra mattina al
bar
Accecato l'ultimo
sole di San Martino, supplemento dell'estate, quella mattina s'era presentato
l'autunno all'improvviso, vestito di freddo e grigio, subito gonfio di uggia,
col cielo piagnucoloso. Sembra impossibile che lo stesso cielo, poco tempo
prima, fosse così luminoso d'azzurro, nel quale sfrecciavano le rondini con le
loro divise d'ordinanza bianche e nere. Pensai che l'unico approdo era il bar e
vi approdai per distrarmi col borbottio della macchina del caffè, per annegare,
almeno temporaneamente, i pensieri conversando con i soliti amici. Lollo, col
tempo brutto e umidiccio parlava più sciolto di sempre, soltanto ogni tanto gli
si arruffava qualche parola. Procedeva diritto, tutto di seguito:
“Vado a letto presto perché di notte vengono in camera la
mia mamma e la mia nonna, ambedue.”
“Ma tu le sogni?”
“Sempre... qualche volta e non le posso abbracciare perché
sono niente, figure fatte di aria.”
“Interessante!“ esclamò l'amico professore in pensione.
“Non appare soltanto la Madonna, di rado, a chi vuole e
sceglie Lei. Io ho capito dove vanno i morti. Ritornano a casa, da chi gli
vuole bene e li pensa, fa preghiere per loro, li tiene con sé, non li lascia
soli nel freddo e nel buio. Non hanno sempre il permesso. Vengono quando hanno
la libera uscita.”
“Interessante, ripeté il professore, questa è
escatologia!”
“A me non mi dici quella parola, io ti do un cazzotto...”
E così dicendo alzò in aria il pugno.
“No Lollo, il professore non ti ha offeso, ha detto
soltanto che tu vai oltre la vita.”
“Voi fate discorsi da matti, io vado dove mi pare.”
A questo punto mi
venne in mente, malauguratamente, di raccontare un fatto che mi era capitato,
inspiegabile e che non avevo mai raccontato.
Gli amici erano tutto
orecchi.
“Era una notte come la pece. Viaggiavo in macchina con mia
moglie, direzione Rimini. Avevo appena valicato Via maggio ....”
“Non la tirare per le lunghe.”
“Quando attirò la mia attenzione un grande palazzo
rinascimentale con cinque ampie arcate, con finestre sormontate da timpani a
triangolo chiuso, con due segnapiano, il tutto perfettamente scandito in una
luce lattea immota, che contrastava col buio separato da un taglio netto.”
“Il Lollo lo posso capire, ma da te non me lo aspettavo.”
“E' stata un'apparizione, continuai. Su quel versante del
monte non c'è e non c'è mai stato niente.”
“Queste visioni possono verificarsi facilmente dopo una
cena con allegre libagioni.”
“No. Non avevo assolutamente bevuto. Inoltre chiesi a mia
moglie di guardare là e vide la stessa cosa.”
“Sarà stata a cena con te.”
Questa insinuazione
mi colpì e risposi alzando la voce.
“Mia moglie è assolutamente astemia, neanche a Natale beve
un goccio di spumante, puoi non credere a quello che dico, ma non ti permettere
di offendere...”
A questo punto Lollo
mi mise una mano sulla fronte come si fa per sentire la febbre. Mi calmai
subito.
“Non dare ascolto a Costante, non lo pensare, fa rima con
ignorante, lui crede soltanto ai piatti di pastasciutta.”
Lollo poteva
permettersi di dire qualsiasi cosa. Da lui tutti accettavano quello che diceva,
anche se volava sopra le righe.
Comunque al bar con i
vecchi amici ci si può anche scontrare, tanto il giorno dopo si ricomincia da
capo.
lunedì 25 febbraio 2019
domenica 24 febbraio 2019
sabato 23 febbraio 2019
Testi dal Catalogo di FighilleArte 2018 (3)

Proponiamo i testi introduttivi pubblicati nel catalogo 2018 del nostro premio di pittura:

La 37^ edizione del Premio Fighille è stato un ulteriore successo sia
per il numero dei partecipanti, quanto per la qualità delle opere. I dipinti
pervenuti e quelli realizzati ex tempore erano oltre 500, cioè tanti da coprire
tutte le pareti delle aule e dei corridoi dell'edificio scolastico che fungeva
da grande articolata galleria. Altre opere erano, inoltre, esposte sotto
l'ampio tendone a lato del piazzale. L'impegno degli organizzatori è stato,
come sempre, notevole. Anche alcuni ragazzi, come Sabia e Diego, si sono dati
da fare. La Pro Loco, al proposito, invita i giovani, maschi e femmine, a
collaborare nel corso delle venture edizioni. Promette, come compenso, la
soddisfazione di essere utili, che è lo stesso salario degli altri.
La gente: tanta.
Non c'era uno spazio libero.
L'affluenza è stata favorita dalla clemenza del tempo. Il sole di
ottobre fa carezze. E' piacevole. E' stato forte anche l'invito a partecipare
alla festa del manifesto firmato Man comparso sui muri di paesi e città della
Valtiberina. Era un simpatico scacciapensieri a colori.
Io sono un veterano di questa manifestazione, c'ero anche prima degli
attuali responsabili, spalleggiavo il vulcanico, eppur pacifico, Americo Casi,
così posso dire di aver conosciuto, nei decenni una moltitudine di artisti,
alcuni dei quali da sempre partecipano a questa gara e si sono innamorati di
Fighille, che è solo una borgata nella campagna, ma offre simpatia.
Con loro ho stabilito un'amicizia a periodicità annuale, il bello è
che, quando ci si rincontra, si riprendono le fila degli stessi discorsi.
“T'è passata la gotta?”
“Quella va e viene, ora ho il mal di schiena e ho aumentato la razione
quotidiana di pillole...”
Ad un altro pittore, che è separato da vent'anni, chiedo come sta sua
moglie e lui si arrabbia, ma non so se per scherzo o sul serio.
“E' un piranha, m'ha ridotto all'osso, non me la nominare, lo fai
apposta per guastarmi la giornata...”
Luigi non è un pittore, ma è sempre presente. E' un fine dicitore. Ama
l'arte e i cani che porta con sé da Firenze.
Questo evento è uno specchio dell'arte contemporanea.
Molte tendenze sembra siano in via di estinzione. Non si vedono
demistificatori estremi alla guisa di Piero Manzoni e anche i naifs sono in via
di estinzione, mentre il surrealismo traspare, ma solo raramente, in varie
contaminazioni. Ormai quasi tutte le opere sono da annoverare nell'ambito del
figurativo, risultano chiaramente leggibili e interpretabili, però non sono
calligrafiche perché rappresentano anche lo stato d'animo dell'autore. Come a
dire che sono più o meno bugiarde per raggiungere più profondamente o poeticamente
la verità.
Tutti d'accordo, una volta finalmente, sull'esito finale.
Quest'anno ha vinto il toscano Massimo Cantini con un dipinto che
rappresenta una donna e vari simboli. E' un lavoro pieno di luce, di bellezza,
di materia, spiritualità, di realtà e fantasia. Secondo classificato il laziale
Gianni Mastrantoni. La sua opera parla della sofferenza straziante con
l'insidia tesa del filo spinato, in uno sfondo incerto, senza tempo. I colori
sono forti, come è forte l'amore della madre che abbraccia il figlio.
Il terzo premio è andato al vicentino Luigi Bernardi, vincitore della
precedente edizione. La sua “Composizione” è una musica, a larghe note, che
sorge dalla tavolozza.
Il veneto Lucio Trabucco ha invece vinto l'estemporanea realizzando un
dipinto dalla luce intensa, bagliore di poesia, raffigurante una poetica
visione notturna del paese di Fighille.
Nel corso della premiazione è stato mostrato al folto pubblico un
quadro del compianto Franco Cartia di origine siciliana, nel passato più volte
concorrente e che pure ha vinto a Fighille. In quell'opera la materia si
sublima nella luminosità dei cieli, che ora sono la sua casa, dove lo ha
raggiunto un caloroso applauso.
Inviamo agli archivi quindi una nuova edizione di successo con gli
organizzatori già al lavoro per il 2019.
Franco Ruinetti
venerdì 22 febbraio 2019
Testi dal Catalogo di FighilleArte 2018 (2)

Proponiamo i testi introduttivi pubblicati nel catalogo 2018 del nostro premio di pittura:

Consegniamo agli archivi una nuova
edizione del Premio Fighille, la trentasettesima, autentica eccellenza del
nostro territorio che ogni anno richiama in questo piccolo paese della Valle
del Tevere, artisti e appassionati d’arte per una due giorni intensissima e
ricca di emozioni visive e concettuali. Considerando il numero dei partecipanti
e il livello dei premiati, questo evento si è riconfermato giustamente come uno
degli appuntamenti più seguiti ed importanti del settore a livello nazionale.
Anche quest’anno, gli organizzatori sono riusciti nel non facile compito di
presentare al proprio folto, affezionato ed esigente pubblico, un’ampia
rassegna di espressioni artistiche e di novità, talune innovative, molte altre
nel solco della tradizione. Era un successo annunciato e tale si è confermato.
A nome dell’Amministrazione Comunale ringrazio tutti coloro che lo hanno reso
possibile. È inoltre motivo di grande soddisfazione veder crescere, ogni anno
di più, il Piccolomuseo, la pinacoteca che la ProLoco ha creato negli anni e
che è, per tutto il nostro Comune, motivo di vanto ed orgoglio. Come Amministrazione
Comunale sentiamo il dovere di farla crescere e consolidarla nel tempo.
Questa sarà la sfida dei prossimi
anni.
Il Sindaco di Citerna Giuliana Falaschi
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