RICCIONE
Le
femmine hanno
i
colli di Modigliani,
le
gambe di bronzo
nelle
gonne
pazze
di musica.
Regalano
sogni
a colori.
I
maschi azzurri vanno
sulla
copertina
di
Viale Ceccarini
nel
tempo delle rondini
che
volano
sopra
la coltre dei pini.
Femmine
e maschi
in
quella strada che nasce
dalla
luce del mattino.
Gli
innamorati
di
notte si baciano
sulla
spiaggia
e
l’onda muta
scivola
sulla sabbia
come
una carezza
lunga.
Quando
tornano al paese
sono
lucciole
senza
la fiaccola.
Riccione
è giovane
come
il sorriso della brezza,
il
sole sorge
dal
nido del mare,
i
bambini abitano
nei
loro castelli
fragili
e belli.
Nel
porto vivono ancora
i
pescatori antichi,
patriarchi
della solitudine,
anime
dei secoli.
Riccione
d’inverno
è
spartito senza le note,
pagina
bianca
da
scrivere di nuovo:
ogni
villeggiante
ha
portato via la sua canzone.
Passano
gravi i gabbiani.
Viene
dai monti
grigi
la
pioggia che spazza
i
desideri perduti.
Riccione,
isola
del sole
e
della luna,
con
le vele rosse e gialle
della
dolcezza autunnale,
altalena
nell’anno
tra
l’attesa
e
la grande festa,
con
i coriandoli
delle
ore
rubati
dal vento.
(Franco Ruinetti)