ROBERTA BAGLI
Nelle sculture della riccionese è protagonista la
figura umana, non tanto nella sua identità fisica, in quanto i
particolari sono spesso solo sveltamente accennati, ma perché essa è
espressione dei sentimenti, in primis dell'amore e della pace. Il
linguaggio privilegiato, il medium, è quello della madre terra, la
creta, duttile da plasmare, che l'artista passa alla fornace al
naturale, patinata a bronzo o con altre tecniche. I risultati, cioè
opere plastiche di dimensioni contenute, sono subito fruibili perché del
genere figurativo, che viene dalla tradizione, dalle lontananze del
tempo. I modellati hanno sviluppi tondeggianti, le luci trascorrono
nelle ombre come respiri.
Interessante la tematica de “Gli abbacci”
che è frequente nella produzione. E' evidente: essi parlano dell'amore,
cioè dell'attrazione tra i sessi, ma vanno oltre, fanno pensare a
quello ”che muove il sole e l'altre stelle”. Sono un monito che ha la
voce suggestiva dell'arte.
L'artista, seppure per brevi periodi, si avvale del linguaggio pittorico.
Tra
scultura e pittura non c'è soluzione di continuità. Le figure,
soprattutto femminili, sono realizzate realisticamentte. Si tratta di
volti o mezzibusti di giovani dagli occhi grandi, fissi, sguardi
assenti, non vedono chi li guarda, sono pensosi.
Belle presenze:
hanno una certa proprietà magnetica, sollecitano l'immaginazione. Si
possono definire pitture a tutto tondo sospese nel tempo. Come
d'altronde lo è tutto il creato.
Franco Ruinetti