L'artista Franco Chiarani, presente nella collezione permanente del Piccolomuseo di Fighille, è stato protagonista nei mesi scorsi di una importante mostra personale presso la Galleria 13 – arte moderna e contemporanea, dal titolo “Suggestive monocromie”.
La mostra è stata curata
da Sara Cavagnari, con testi critici di Vittorio Spampinato, Direttore del
Museo Cà la Ghironda di Bologna, e Giancarla Tognoni. Sono state esposte una ventina di opere, tutte olio e tecnica mista su carta, intavolate o meno,
che mostrano la personale visione dell’arte di Franco Chiarani, artista
eclettico e raffinato, che da un vero amore per la carta e per l’arte nordica,
ha saputo creare uno stile pittorico unico e vibrante, con chiari omaggi alla
pittura italiana di metà ‘900 e ad alcuni grandi maestri come Schiele e
Kokoschka.
Lo stesso
Vittorio Sgarbi ha personalmente selezionato e scelto Franco Chiarani,
inserendolo nella ristrettissima cerchia di artisti italiani che sono stati
esposti a Expo Italia 2015.
lo studio dell'artista |
Franco Chiarani
è nato ad Arco di Trento nel 1946 e ad Arco ha vissuto la sua vita finora,
portando avanti la sua ricerca artistica e arricchendo la sua esperienza di
viaggi, incontri e frequentazioni molto ampie, sia nazionali che
internazionali. È impossibile elencare le numerose mostre collettive a cui ha
preso parte in Italia e all’estero e gli svariati riconoscimenti, premi e vittorie
in concorsi e contesti sia nazionali che internazionali, cui si aggiungono
anche partecipazioni a fiere d’arte specializzate, di livello europeo.
Chiarani ha
lavorato una vita intera in una cartiera quindi la carta non ha segreti per
lui. Sperimenta su carte speciali, importate dal nord Europa, o carte da parati
che danno effetti materici molto particolari, a volte è la carta stessa che
emerge dalla macchia di colore, come fosse essa stessa protagonista del quadro.
Prima ancora di
iniziare a dipingere un passaggio fondamentale è il trattamento della carta per
rendere quest’ultima e la materia pittorica un corpo unico, un tutt’uno. Spesso
lascia per ore le carte immerse nell’acqua affinché il pigmento possa penetrare
meglio nelle fibre; proprio per agevolare questa operazione l’artista ha fatto
installare una vasca da bagno nel suo studio.
Questa la presentazione di Giancarla Tognoni:
Franco Chiarani
dipinge da quando era ragazzo, e fin da bambino ha guardato, ammirato,
osservato pittori e pitture, con attenzione e desiderio. Il desiderio di
esprimersi attraverso l’immagine dipinta lo ha portato a cimentarsi,
completamente autodidatta, con disegni e colori; una continua, incessante
sperimentazione alla ricerca del modo migliore per comunicare con il resto del
mondo attraverso la forma che lui ama di più. Non è stato facile giungere al
risultato odierno, ma Chiarani è un lavoratore instancabile: cerca, dipinge,
crea i suoi colori, dipinge, osserva, dipinge. È il suo modo di comunicare, è
il suo modo di trasmettere emozioni, di commentare il mondo, di affrontare la
vita.
Nel corso della sua esperienza ha catturato dei codici pittorici
originalissimi e raffinati, che richiamano innumerevoli suggestioni – i suoi
maestri virtuali, i suoi incontri, le sue letture – ma le propongono riviste,
rielaborate e trasformate in modo assolutamente personale e irripetibile.
Nonostante l’estremo lavorio, la ricercatezza dei segni, la selezione
intransigente dei colori per la sua tavolozza, ormai quasi monocromatica,
Chiarani riesce comunque a trasmettere emozione con una forza incredibile, a
volte violenta. L’immediatezza dei suoi disegni è sorprendente, perché frutto
di un lavoro attento e appassionato non tanto per garantirne la resa, quanto
per eliminare quegli ostacoli che potrebbero limitarne la forza. Ed ogni
aspetto o particolare della materia che lui lavora, acquista significato e
regala significato alle sue opere: la sinuosità delle linee che estraggono
soggetti dai tratti di matita e dalle sfumature penetrate nel foglio, la profondità
che proviene dalla stratificazione di pigmenti e dalla sovrapposizione di carte
e tele.
Soprattutto nell’uso della carta emergono la sua sapienza e il genio
pittorico con maggiore incisività. Franco Chiarani ama la carta e ne è riamato,
senza dubbio. I suoi risultati sono di assoluto rilievo ed interesse anche nei
lavori eseguiti su tavole o su tele: eguale la cura che lui mette nel suo
lavoro, la precisione della tecnica. Eppure i suoi lavori su carta sono i
migliori che lui produce, ineguagliabili per la bellezza dell’immagine, per la
forza espressiva e per la maestria dell’esecuzione. Forse per il suo lungo
dedicarsi alla fabbricazione delle carte (per anni è stata la sua professione)
o per un affinità ancora precedente e che lo ha portato a passare una vita in
mezzo a questa materia, la carta non è per lui semplicemente un supporto:
diviene una parte fondamentale della composizione del quadro. Chiarani la
lavora a lungo, in modo diversificato e attento, frutto di lunga esperienza e
di grande capacità, e la trasforma, la rende permeabile ai colori, ne modifica
lo spessore, la lucidità, ne diversifica e separa i vari strati.
L’effetto di
questo attento lavoro sulla carta diventa lo strumento per sostenere la
drammaticità delle opere, amplificato dalla decisione di limitare sempre di più
l’uso del colore, in un percorso di progressiva astrazione e semplificazione
degli sfondi dipinti. Nelle opere (tutte su carta – libera, intavolata o
intelata) si stagliano figure inserite in paesaggi urbani o naturali, a volte
interni e, specie nelle opere più recenti, contornate da una ambientazione
monocromatica, così incisiva da sovrastare e quasi opprimere le raffigurazioni
umane. In alcune opere si trovano evidenti richiami al paesaggio che il pittore
vive nel quotidiano; il profilo familiare dei monti della sua valle o i profili
del castello e delle vie della sua città diventano il luogo di riferimento,
così come i lineamenti delle persone ricordano gli effetti familiari e in
alcuni casi una certa rappresentazione autobiografica. In altri il paesaggio si
dilata in pianure o nebbie rarefatte, che non sono più un riferimento
geografico, ma piuttosto una metafora, un’astrazione che trasforma gli elementi
della natura in maniera simbolica.
Franco Chiarani è pittore schivo, ma non
introverso: ama comunicare, anche di se, ma non ama imporre il proprio sentire,
il proprio punto di vista. È generoso, ma non invadente. Misurato in ogni sua
espressione e sincero, nelle sue opere pone la stessa sincerità, trasferendo
sulle carte il suo sentire, i suoi desideri, le sue passioni: in modo diretto
oppure contenuto, poco appariscente, con grande lavoro e fatica – la stessa,
forse, che fa per aprirsi agli altri. In tutte le opere si trovano sempre
figure, a volte più evidenti, a volte solo tratteggiate nel paesaggio o negli
interni rarefatti ed essenziali, individuati dallo spigolo di un muro, dalla
sagoma appena tracciata di una porta. Non ci sono figure inserite in un
ambiente, ma figure che nascono dal paesaggio, dal mondo circostante: le
persone escono da linee che le accomunano a stipiti o curve dell’orizzonte,
alle strade che percorrono, agli edifici che abitano, dai colori che
sostituiscono le forme del mondo circostante, annientando la vista del mondo
naturale e schiacciando con forza sovrumana le persone che vi sono inserite.
L’ambiente e le persone sono un tutt’uno, compenetrate e unite in una totalità
inscindibile. Non c’è un soggetto con un contorno ma tutto è un insieme
misurato ed in assoluto equilibrio, di una drammatica perfezione. E proprio il
senso drammatico delle opere diviene più palese: le figure si stagliano fra le
linee come ergendosi in attesa ed esplode lo sgomento di fronte al mondo con
una sensazione acuta di sospensione, dove si percepiscono allo stesso tempo la
fragilità e il coraggio, la forza di accettare anche la propria disperazione.
Nell’osservare queste figure delineate contro l’orizzonte, con lo sguardo
rivolto sempre oltre, si intende chiaramente il loro aspettare a volte con
timore, a volte con rassegnazione, a volte con rabbia, il futuro che incombe,
incerto.