venerdì 21 novembre 2014

Visti al museo (97) - Bardeggia

  

Nell'ultimo numero della rivista Ariminum è stato pubblicato un bell'articolo dedicato all'arte di Guerrino Bardeggia (1937-2004), il primo artista fondatore del piccolomuseo di Fighille, a cura del prof. Franco Ruinetti. Lo riproduciamo di seguito: 

IN MEMORIA DI GUERRINO BARDEGGIA, ARTISTA DI GABICCE

Guerrino Bardeggia: sono dieci anni ormai che è mancato. Ha lasciato un gran vuoto, anche in me che, soprattutto negli ultimi tempi, lo frequentavo e sentivo spesso. Era versatile, artista del colore e del segno, della materia e della parola: pittore, scultore, poeta. Anche nel conversare mai era leggero, le sue espressioni non avevano le fronde delle tante parole, erano originali perfino nella scherma dello scherzo. E' stato definito, con ragione, un solitario. S'immergeva nel gorgo del silenzio per assentarsi in esso, ritrovare così i propri ritmi del pensiero, le illuminazioni, per spaziare nel suo mondo e creare a spron battuto con una semplicità sorprendente. Qualcuno asseriva che andava in trance, al di là del presente. Ma, nello stesso tempo, amava la compagnia dei tanti amici, che per lui rappresentavano la diffusione della famiglia. Aveva stretto rapporti con persone di tutte le latitudini, in primo luogo con i pittori che andavano a casa sua, nell'officina dell'arte, che riconoscevano il suo valore, ai quali dava consigli e, non di rado, qualche 'zampata' sui loro quadri. Al proposito possiamo leggere, in una delle sue numerose poesie: “... Lasciatemi andare / con gli amici / di oggi / tra gli amici/ di ieri / andrò domani...”

Guerrino è stato un maestro anche di amicizia.

un piccolo dettaglio del Bardeggia conservato nel piccolomuseo di Fighille


Per presentare, interpretare, recensire l'arte di Bardeggia sono stati pubblicati libri, monografie, centinaia di articoli di giornale. Per vederlo meglio nella sua assoluta originalità credo opportuno riferire qualche riga scritta dall'acuto Carlo Munari: “Bardeggia non si rivolge alla cultura filosofica perché è estraneo a questa dottrina. Per contro egli agisce nel dettato dell'io profondo, esprime un contenuto dell'inconscio collettivo … incontaminato da grumi esterni, da incrostazioni intellettualistiche, da forzature esplicative”. Sulle stessa linea è la testimonianza di Lara Badioli: “...l'unica cultura, in queste opere, è la tua.” Lui ha professato di non essere “dotto” e viene da credere che non lo desiderasse. Così dice in una poesia: “...scarnifico / i miei sentimenti, / cerco la poesia / della poesia.”

L'artista spazia nel proprio universo, quello interiore dove, ripetendo l'assioma di S. Agostino, abita la verità.

Alla base di ogni sua realizzazione figurativa c'è il disegno. La linea, mobile è spesso sottile, veloce, volante. Talvolta è definitiva, non ha il complemento del colore. Essa è eloquente, ora sensuale nelle movenze femminee, ora ha il tremore del tormento, gli sbalzi dei singhiozzi, sennò si carica di pesantezza, come quando evoca il corpo di Cristo in certe deposizioni. Il disegno è sempre essenziale, la figura, in molteplici casi è solo allo stato embrionale eppure le sintesi, solo accenni, comunicano motivi compiuti, accendono risonanze di sensazioni indelebili.

un piccolo dettaglio del Bardeggia conservato nel piccolomuseo di Fighille


Chi è Bardeggia? E' stato definito in tanti modi, incasellato in questa o quella corrente. Però ogni alveo gli sta stretto, a nessuna maniera o che dir si voglia scuola, recente o antica, può essere associato. Ogni artista degno di tale qualifica traccia e percorre la propria strada. La sua è lastricata con la sofferenza, con la dolcezza struggente, col balenare della speranza, con la novità delle forme e dei colori, con la fede nel divino che neppure lo strazio degli orrori debilita o mette a rischio. Ha cercato Dio come l'amico sempre presente e fidato. Periodicamente sentiva incontenibile l'esigenza di disegnare o modellare Gesù Cristo. Così termina una sua poesia: “ … Le mie mani, / consumate a sangue / accarezzano / lentamente / la fronte di Gesù. / Un fremito / un sospiro / un brivido / un alito / … e … / risorge.”

Un motivo opprimente che talvolta lo assaliva era il mistero nel quale si sentiva perduto e nel quale è immersa la realtà. E' lo stesso mistero del Pascoli. Con lui aveva in comune, anche se in secoli diversi, gli anni scolastici trascorsi al vento di Urbino.

Nei quadri di Guerrino ogni argomento si afferma in primo piano, sulla ribalta del presente perché manca la distesa dell'orizzonte; talvolta c'è il sole, grande, anch'esso incombente.

La tematica appare inesauribile. Il suo impegno massimo si rivolge alla dimensione umana. E di essa pone in rilievo la sofferenza atroce, muta, lancinante. Denuncia la guerra, l'aborto, i soprusi, le lacrime nascoste dei bimbi, l'innocenza straziata, l'inquinamento. Ricordo: era il 21 marzo, San Benedetto. Mi disse di aspettare le rondini, che tardavano a venire,  ogni anno erano sempre meno e che la civiltà riuscirà a sconfiggere con le armi micidiali dei diserbanti , dei pesticidi. Era in ansia e quel giorno riempì il suo dipinto di uccelli, di cielo, ma anche col buio della notte e trame striscianti del rosso.

un piccolo dettaglio del Bardeggia conservato nel piccolomuseo di Fighille


I volti, le membra, le teste, sia dipinti oppure fatti di terra o col cemento non presentano indugi calligrafici, al contrario sono soltanto abbozzati perché non si riferiscono a questa o a quella persona, all'apparenza, bensì all'interiorità. L'artista traduce in immagini i sentimenti.

Mi sono fermato a lungo davanti alle sue opere. Non ho mai visto un sorriso, non quello di un bimbo, di una donna, di un angelo. Lampi di luce dardeggiano  su immagini crude, su mani dalle dita spalancate, che compaiono improvvise, sui petti scavati e c'è la scintilla di quell'occhio che ti scruta dentro, come un giudice intransigente, dal quale non scappi. Bellissimo.

Ecco i suoi colori. In questo settore dimostra una sensibilità e un mestiere straordinari. Sono sempre commisti per scivolare in modulazioni suggestive, per raggiungere le acutezze più accese. Il colore che sentiva di più è quel rosso rafforzato da un velo di giallo e non saprei da cosa altro, ora più ora meno tendente all'arancione. Viene incontro, nella maggior parte dei casi, a larghe libere stesure o macchie, difficilmente parcellizzato. E' sangue sui grovigli di visceri , è fuoco d'amore, è 'fragore' dichiarava Kandinskij. Il nero è un urlo che si perde nella valle dell'infinito, ancora più cieco e cupo, se non frastagliato, ma compatto, nel contrasto con altri spazi accesi di giallo, di rosso. Anche il bianco assume valori sempre nuovi. Ho presente un grande olio dal titolo “Innamorati”. I due protagonisti, abbracciati, sono nella solitudine di un bianco morbido, un letto sconfinato fatto di nuvole.

I suoi colori sono battenti, si scontrano, si placano in lunghe diluizioni. Ora si agitano in un ribollire che è turbinio materico e cromatico. “Annunciano passione, amore, anima, sangue, morte (E. Nolde)”.

un piccolo dettaglio del Bardeggia conservato nel piccolomuseo di Fighille


Insomma, quando si è davanti a tali opere, anche se oziosa, la domanda incalza. E' un figurativo o un astratto? Lui affermava che per essere 'astratti' prima è necessario essere figurativi, perché prima di rompere bisogna costruire. Risponde Storari: “Bardeggia infrange le regole e tutto diventa visione, poesia”. Le immagini, leggibili anche se  risultano dall'alfabeto di uno stile personalissimo, si accordano con la libertà di note cromatiche colte dall'istinto.

Altra domanda: Bardeggia è migliore come pittore o come scultore? La risposta è ovvia: è sempre lo stesso. Ha realizzato monumenti per luoghi pubblici di grande impegno, ha modellato il suo dolore esistenziale in tante forme sempre sorprendenti, che lasciano il segno.

Infine va chiarito che l'artista di Gabicce non è soltanto il cantore della disperazione. Vede il male e lo rappresenta, ma per condannarlo, per attraversare l'inferno e salire a Dio.

Il dolore fisico e morale, che Guerrino ha vissuto, la malattia, la fanciullezza rubata, nelle sue opere si levano alti come invocazioni e preghiere.

E ci sono i pettirossi. Un giorno mi disse di aspettare; in un battibaleno ne disegnò uno. Me lo regalò dicendo che anche lui avrebbe voluto togliere le spine dalla fronte di Cristo. Poi si vedono le colombe volare con le ali tese. Portano pace, portano dolcezza.

Guerrino Bardeggia manca, è andato altrove. Ma l'artista non muore, vive nelle tante opere che raccontano le luci della sua anima.
                                                                                                   Franco Ruinetti